Francesco Moscatelli per la Stampa - Estratti
Salvini e Zaia. Zaia e Salvini. Uniti e sorridenti nelle foto ufficiali. Distanti nelle prospettive e nei ragionamenti. Anche se Salvini ostenta sintonia e assicura: «Lo sento più spesso di mia madre».
L'ennesimo derby a distanza ravvicinata fra i due big della Lega va in scena a Padova. Ieri, infatti, il vicepremier e segretario del Carroccio è tornato per la seconda volta in una settimana nella tana del leone di San Marco, in quel Veneto che costituisce la più importante riserva di voti leghisti ma pure un campo minato vista la difficoltà di portare a casa il terzo mandato per il governatore.
Giusto giovedì c'è stata l'ultima fumata nera a palazzo Madama. «È da mesi che lo proponiamo nelle commissioni, alla Camera e in Senato» ribadisce subito Salvini davanti ai giornalisti, quasi a voler mettere una pietra sopra alla questione. «La Lega ha votato da sola perché il Pd, Fdi, Fi e M5S hanno votato contro. E siccome in democrazia vincono i numeri…».
Una premessa alla quale il segretario della Lega fa seguire due corollari. Il futuro di Luca Zaia? «Visto che nei prossimi anni molte iniziative passano per l'Europa, diciamo che sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d'Europa». E il futuro del Veneto? «Conto che ci sarà una buona guida leghista, come c'è da tanti anni a questa parte, con il centrodestra unito». Peccato che Antonio Tajani, forte degli ultimi risultati di Forza Italia, nelle stesse ore abbia rilanciato il nome dell'ex leghista Flavio Tosi: «Abbiamo un leader regionale che può essere candidato alla presidenza della Regione. Noi abbiamo le nostre carte da giocare, con grande rispetto degli alleati».
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Poi Salvini parla per quasi un'ora di fila di strade e ferrovie davanti a una platea di amministratori locali in cui spiccano tutti i big della Liga Veneta, divisi fra salviniani con spilletta dell'Alberto da Giussano sul bavero e venetisti senza spilletta. Gli applausi non mancano, anche se molti rimangono perplessi quando il ministro afferma che il ponte sullo Stretto porterà benefici anche al Nord, «come dimostrano studi della Bocconi, dei Rotary e dei Lions». Dettagli. Il punto è un altro.
Salvini, alle prese con una sempre più significativa fronda interna alimentata dai risultati in Sardegna e in Abruzzo, e ormai impegnato in un braccio di ferro quotidiano con la premier Giorgia Meloni anche se «checché ne dicano i giornali il nostro rapporto è ottimo», prova a fare un po' l'equilibrista e un po' il giocatore di poker. Da una parte insiste con il Doge Zaia per una candidatura alle Europee (che sarebbe manna dal cielo per le percentuali elettorali leghiste) dall'altra lascia intendere che sarebbe pronto a combattere per dargli poi un ruolo di rilievo, che a Bruxelles significa sostanzialmente la guida di una commissione. Magari quella dell'Agricoltura, dossier che Zaia conosce bene essendosene già occupato come ministro in Italia. Al Doge, che negli ultimi mesi è tornato a ripassare l'inglese, non dispiacerebbe.
Peccato, però, che la concretezza di questa ipotesi dipenda dal futuro baricentro della politica europea e da Giorgia Meloni più che da Salvini. Che peso potrebbe avere il Carroccio sovranista amico di Le Pen e Afd in una commissione Von der Leyen bis? Ma forse i veri obiettivi del segretario leghista, nel lusingare Zaia, sono anche altri. Il primo è tendere una mano ai venetisti dopo aver usato la clava con l'espulsione dell'eurodeputato Toni Da Re, mettendo anche un freno alle voci di una corsa solitaria della Liga alle prossime regionali.
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L'operazione in parte gli riesce dato che a Padova uno dei capi dei ribelli, l'assessore regionale Roberto Marcato, si fa fotografare con lui mentre beve un caffè accettando pure di appuntarsi la spilletta dell'Albertino. Mossa che a molti suscita non poche riflessioni. Il secondo obiettivo, invece, sembra più che altro quello di indispettire la premier, che pur stimando Zaia forse nella sala dei bottoni di Bruxelles conta di metterci un esponente di Fratelli d'Italia.
Le risposte di Zaia, in ogni caso, che già dal look Casual Friday con la camicia sbottonata dimostra una certa distanza dal Salvini ministro in cravatta e completo scuro, non si fanno attendere: «Non ho l'ansia del terzo mandato, e non perdo il sonno per questo». E ancora: «Il mio futuro lo programmerò quando sarà ora. Ma, dato che molti si preoccupano del mio futuro, dormo preoccupato».
Sibillino. Zaia parla anche di Giorgia Meloni, negando di avere un filo diretto con lei, e dell'autonomia: «È uno dei pilastri del programma di governo» ma «non ho mai sentito nessuno promettere che verrà fatta prima delle Europee».
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