Andrea Siravo per lastampa.it
«La Procura aveva già inteso e oggi ha preso definitivamente atto che non ho mai fatto richiesta di alcun dossier a Enrico Pazzali. Ho chiesto di essere ascoltata per sgombrare il tavolo da ricostruzioni fantasiose e allusioni che mi vedrebbero accostata ai cosiddetti ‘spioni’. Questo è totalmente falso e l’ho ribadito ai magistrati. Io non ho mai parlato di questa professionista con Pazzali».
La vicepresidente del Senato e parlamentare di Forza Italia Licia Ronzulli, dopo essere stata sentita nelle vesti di testimone per un paio d’ore negli uffici della Procura di Milano dal pm Francesco De Tommasi e dai carabinieri del nucleo investigativo di Varese chiarisce la sua posizione anche con i giornalisti. Dagli atti dell’inchiesta della Dda milanese e della Procura nazionale antimafia il nome di Ronzulli compare in un’intercettazione del luglio 2022 di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, autosospeso dal ruolo istituzionale.
In particolare, a detta del manager indagato per essere il presidente dell’agenzia di investigazioni Equalize direttamente da Ronzulli sarebbe arrivata la richiesta di fare un controllo sulla responsabile dell’area comunicazione di Autogrill Simona Gelpi.
«Mi arriva, mi arriva dalla Ronzulli, mi fa un po' paura», diceva Pazzali parlando con il socio ed ex poliziotto Carmine Gallo, agli arresti domiciliari dal 25 ottobre. «Non lo so...no no avrà una quarantina d'anni non lo so…e comunque lavora in Autogrill......guarda che non ci sia mai qualche roba con Berlusconi...qualcosa del genere…», proseguiva Pazzali. Come accertato dai carabinieri del nucleo investigativo di Varese il nome di Gelpi sarà “interrogato” nella banca dati Sdi dal centro Dia di Lecce e altre ricerche sul suo conto saranno eseguite anche dall’Inghilterra per mano di una delle presunte collaboratrice esterne del gruppo di via Pattari.
«Le ricostruzioni sono false - ha dichiarato Ronzulli - perché questo presupporrebbe che fossi stata a conoscenza che Pazzali avesse un'agenzia investigativa, quando invece ho scoperto tutto dagli organi di stampa in questi giorni. In secondo luogo perché non avrei avuto alcun motivo a chiedere informazioni su una professionista che stimo e che conosco da tantissimi anni da tantissimo tempo. Quindi se sono stati chiesti controlli su di lei sono stati fatti in totale autonomia da qualcun altro».
Sempre parlando dell’inchiesta in termini più generali la senatrice azzurra ha definito quanto finora emerso «un verminaio inqualificabile» che necessita anche un intervento dal punto di vista legislativo. «Già il sistema è fragile - ha sottolineato - perché non solo il servitore dello Stato infedele ma addirittura un comune cittadino che si intende un po' di informatica riesce a 'bucare' i server. Con l'intelligenza artificiale sarà anche peggio».
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