ELON MUSK - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI
Lorenzo De Cicco per repubblica.it - Estratti
Nelle ultime 24 ore Giorgia Meloni ha avuto un assaggio di quanto complicata - per quanto cruciale, per riaccreditarsi col giro di Donald Trump - sia la relazione con Elon Musk. E il magnate di Tesla non si è ancora formalmente appuntato i galloni di “Doge”, direttore del dipartimento per l’efficienza governativa appena annunciato dal tycoon.
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Meloni non voleva intervenire. Questa era la linea di palazzo Chigi fino alla notte di martedì, trasmessa ai parlamentari di FdI. Poi però, di mattina, il copione cambia. Interviene il Quirinale, per difendere l’interesse nazionale. Il Colle avvisa l’entourage della presidente del Consiglio per tempo, prima che il messaggio di Sergio Mattarella sia reso noto.
ELON MUSK GIORGIA MELONI ANDREA STROPPA
E allora, al telefono col sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, Meloni studia la strategia. Il silenzio, col passare delle ore, diventa sempre più imbarazzante, anche per ragioni elettorali: una leader sovranista non può passare, nell’opinione pubblica, come indifferente all’intromissione di un potente straniero, per quanto amico. E sì, Musk è ancora «un privato cittadino», come ha ripetuto Meloni in questi giorni, ma da ieri questa narrazione scricchiola, perché la notizia dell’incarico nella nuova amministrazione Usa è ufficiale.
ARTICOLO DI LE MONDE SULLA 'RELAZIONE' TRA GIORGIA MELONI E ELON MUSK
Dunque, che fare? Meloni non può rompere col proprietario di X, che è il suo canale privilegiato e diretto col mondo Trump. Ma non può nemmeno, non più, far finta di nulla. A maggior ragione quando all’ora di pranzo un senatore graduato, vice-capogruppo di FdI, Raffaele Speranzon, tenta addirittura di tirare per la giacca, in un comunicato, il capo dello Stato.
A quel punto Meloni decide di intervenire. Ma non direttamente. Fa parlare prima Fazzolari (che comunque polemizza con le «ingerenze delle ong e dei media»), poi seguono altri big come Giovanni Donzelli: tutti a sostegno del Colle, per evitare clamorosi strappi. Meloni, nonostante tutto, non si espone in prima persona. Lo fa solo attraverso «fonti di Palazzo Chigi».
Soprattutto, la premier cerca direttamente Musk, con cui è abituata a confrontarsi via Whatsapp. Nella telefonata, secondo alcune fonti informate del colloquio, in modo estremamente «amichevole» la premier avrebbe riportato all’imprenditore la ridda di reazioni in Italia, gli attacchi della sinistra, l’intervento del Colle.
E gli avrebbe fatto presente quello che aveva già condiviso con altri della sua cerchia: Musk da privato cittadino è libero di intervenire, perché c’è la libertà di espressione, ma se continuasse a esternare su delicate questioni nazionali quando sarà in carica, la metterebbe in difficoltà. Non è chiaro se Musk abbia recepito - o assecondato - questa seconda parte. Perché sì, poi fa stilare una nota al suo braccio destro a Roma, per elogiare Mattarella. Ma persevera, aggiungendo che continuerà a intervenire a piacimento.
MUSK & NADA - MEME BY EMILIANO CARLI SUGLI SGUARDI TRA ELON MUSK E GIORGIA MELONI
Il deputato di FdI Andrea Di Giuseppe, l’uomo di Meloni negli Usa, che ha seguito lo spoglio dalla Florida nel quartier generale del presidente eletto, si dice convinto che «Musk quando sarà in carica rispetterà i protocolli e non interverrà sulle vicende italiane. L’unico che potrà fare dichiarazioni tranchant, in caso, sarà Trump». E a proposito, Meloni sarà all’insediamento, il 20 gennaio? «Penso proprio di sì».
FRATELLI D’ITALIA
Estratti da open.online
(…) Intanto nel partito della premier c’è nervosismo. Giovanbattista Fazzolari, braccio destro a Palazzo Chigi, dice che bisogna rintuzzare anche le ingerenze di «governi, Ong e grandi media».
Anche se c’è chi si chiede come si farà a invitarlo un’altra volta ad Atreju dopo la lite: «Ci creerebbe imbarazzo», dice un dirigente a La Stampa. Mentre il senatore veneziano Raffaele Speranzon dice che le parole del Quirinale «saranno utili ai politici stranieri che attaccheranno le istituzioni italiane, governo compreso».
sergio mattarella alla giornata mondiale del risparmio
Intanto lo scrittore Alexander Stille, docente di giornalismo alla Columbia University di New York, dice al Fatto Quotidiano che Musk «non è una persona come le altre. È un uomo piuttosto umorale, lunatico, imprevedibile. Soprattutto è l’uomo più ricco del mondo ed è riuscito ad accreditarsi, almeno per il momento, come braccio destro di Donald Trump».