Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”
Ci ha riflettuto per tutta la giornata di sabato. Poi, di ritorno dalla Sicilia dove aveva tenuto comizi per la campagna elettorale, ha scritto il testo del video di oltre sette minuti che è «quello che penso e che sentivo di dover dire» nel giorno di un voto delicatissimo.
chiara valcepina carlo fidanza lobby nera inchiesta fanpage
E non l'ha minimamente frenata l'idea che avrebbe potuto commettere una violazione, infrangendo la regola che impone il silenzio elettorale: «Ma stanno parlando tutti, dalla Raggi a Gualtieri che manda in giro i camion con la pubblicità. E poi io non ho fatto un appello al voto. Sono stata attaccata ovunque da moralisti ipocriti che guardano da una parte sola, sono massacrata sui giornali e dovrei tacere? Mi denuncino se vogliono, sto qui, possono denunciare, facciano pure», si sfoga in queste ore.
CARLO FIDANZA E IL SALUTO DEL LEGIONARIO
Il colpo d'altronde è stato durissimo. La Meloni spera che non ci sia un contraccolpo nelle urne, ha ricevuto messaggi di solidarietà anche «di persone che mi hanno detto che non ci avrebbero votati, ma dopo questa porcheria lo faranno».
Ma sa bene che il rischio di un allontanamento di potenziali elettori c'è, magari verso i partiti alleati (anche se «non è che nella Lega stiano messi bene pure loro, con il caso Morisi») i cui leader nelle ultime ore non ha più sentito. Ecco allora che passa al contrattacco, denunciando quello che ritiene un complotto e i «due pesi e due misure» per come sono stati trattati i suoi e come Mimmo Lucano «condannato per reati gravissimi».
roberto jonghi lavarini con giorgia meloni
E però sa bene anche che quelle immagini di un ambiente decisamente impresentabile e incompatibile con ruoli di guida di un Paese democratico che si ambisce a governare fanno male: «Ma io ho detto mille volte ai miei che certe cose sono intollerabili, che non si frequenta certa gente per qualche voto in più e per battaglie di preferenze nel partito. Io certe persone imbarazzanti nel partito non ce le voglio, lo sanno tutti».
Avrebbe dovuto saperlo, si arrabbia, anche Carlo Fidanza, l'europarlamentare che fu suo sfidante per la guida del movimento giovanile e che sarà «torchiato» per capire bene cosa sia successo, soprattutto per i possibili finanziamenti in nero, perché «io non tollero illegalità. La penso come la pensava Almirante sui terroristi: se sono di destra "meritano la pena di morte non una, ma due volte"».
il post di giorgia meloni nel weekend del voto
E questo sia per una linea di legge e ordine, sia per la consapevolezza che chi viene da un movimento post-fascista è «a prescindere» guardato con sospetto. In casa e all'estero. E però «non posso cacciare un mio dirigente se non so esattamente come sono andate le cose».
Perché il sospetto è che da parte del giornalista di Fanpage emerga una sorta di «istigazione» al reato, con offerte di denaro in nero reiterate, respinte e solo in parte alla fine accolte. Una specie di «trappola» insomma, arrivata dopo un'inchiesta che in FdI sospettano lunga addirittura 5 anni, che lei al momento non vuole andare a commentare in tv: «Non regalo serate di audience a mie spese». Ma resta il tema di un partito che è alto nei sondaggi, ma che da tre giorni è sceso nell'immagine che dà. E comunque vada il voto, Meloni sa che ci sarà da lavorare per risollevarlo.
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