Marco Bresolin per “la Stampa”
I commissari e i funzionari Ue sono tenuti ad agire nell' esclusivo interesse europeo. Il che vuol dire che non dovrebbero rappresentare gli interessi del loro Paese. Ma ovviamente anche i più ligi alla causa europeista si muovono con un occhio di riguardo per la loro bandiera. Paolo Gentiloni lavora di sponda con il governo italiano, Thierry Breton con quello francese, e via dicendo. In quest' ottica è dunque bene sapere che le due persone-chiave che lavorano al dossier Bilancio 2021-2027 e Recovery Fund con la tedesca Ursula von der Leyen si chiamano Johannes Hahn e Gert Jan Koopman.
Il primo è il commissario al Bilancio, il secondo è il direttore generale della Dg Bilancio.
Uno è austriaco, l' altro olandese. Vale a dire i due Paesi in prima linea nel contrastare la proposta di Angela Merkel ed Emmanuel Macron, che prevede di far emettere alla Commissione 500 miliardi di euro di obbligazioni e di distribuirli ai Paesi più colpiti dalla crisi attraverso sovvenzioni a fondo perduto.
Si conosce ancora poco della proposta che verrà presentata mercoledì prossimo, ma come ha già precisato Valdis Dombrovskis «non sarà un copia-incolla» di quella franco-tedesca. Il piano che verrà partorito dalla Commissione terrà certamente conto delle richieste dei cosiddetti «quattro frugali» (Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia), che tra oggi e domani dovrebbero presentare una loro contro-proposta. Il premier olandese Mark Rutte ne ha anticipato i contorni: i fondi per la ripresa dovranno essere limitati, distribuiti attraverso prestiti (non sovvenzioni) e strettamente vincolati a un piano di riforme.
Le posizioni dei governi Ue sono emerse molto chiaramente nel corso dell' Ecofin di martedì, dove il ministro tedesco Olaf Scholz ha presentato il piano di Parigi e Berlino. L'iniziativa è stata accolta con favore da Italia, Spagna, Grecia, Lussemburgo, Slovacchia, Portogallo, Irlanda, Belgio e Slovenia. Ma il ministro danese ha subito replicato dicendosi contrario al debito comune e alle sovvenzioni. Quello austriaco ha aggiunto che nemmeno Vienna sosterrà i prestiti non rimborsabili, mentre l' olandese ha precisato che le risorse dovranno essere «limitate». La svedese ha posto l' accento sull' esigenza di imporre riforme strutturali ai beneficiari.
valdis dombrovskis paolo gentiloni
Il quartetto, pur rappresentando un' area economica e demografica limitata, è estremamente determinato e ha il coltello dalla parte del manico. Perché i quattro sono tutti contributori netti del bilancio Ue: versano più di quanto ricevono. E dunque non intendono «pagare di più». A febbraio erano stati loro a bloccare l' intesa sul bilancio 2021-2027, irremovibili sulla loro richiesta di non andare oltre l' 1% del Pil Ue (la proposta di compromesso prevedeva l' 1,07%).
Le divergenze tra i Paesi non hanno ancora permesso di trovare un accordo nemmeno sul nuovo fondo di emergenza della Banca europea per gli investimenti (Bei). Il presidente Werner Hoyer ha avvertito che il volume totale delle risorse destinate alle imprese rischia di essere inferiore ai 200 miliardi inizialmente previsti.