“UN PEZZO DI STATO STA REMANDO CONTRO IL GOVERNO E LE RIFORME” – CONTE SENTE FRANARE LA TERRA SOTTO I PIEDI. ANCHE IL PD SI E’ROTTO: ”NON HA SAPUTO INDICARE UN SUGGERIMENTO CONCRETO PER RISOLVERE LA CRISI” – IL GELO DEL PREMIER SUL PIANO COLAO: "È SOLO UNO SPUNTO TECNICO" - E L'ECONOMISTA MARIANA MAZZUCCATO, CONSIGLIERA DI 'GIUSEPPI', NON LA FIRMA NON CONDIVDENDO LE CONCLUSIONI "ULTRALIBERISTE" - IL VERTICE NOTTURNO CON I CAPIDELEGAZIONE E IL REBUS STATI GENERALI

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Marco Galluzzo per corriere.it

giuseppe conte al telefono giuseppe conte al telefono

«C’è un pezzo di Stato che rema contro le riforme e contro il governo». Mentre organizza senza sosta gli Stati generali dell’economia, Giuseppe Conte si lamenta dei ritardi dei ministeri, degli ostacoli frapposti ai pareri che ha chiesto, delle resistenze molteplici che sta incontrando il suo decreto legge su semplificazioni, appalti e infrastrutture.

 

Avviene questo mentre in una nebulosa di ritardi, approssimazioni, incertezze, e in un’indubbia corsa contro il tempo, filtrano solo piccoli dettagli sugli Stati generali dell’economia: il premier avrebbe invitato in videoconferenza anche il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Parlamento Ue David Sassoli, oltre ad alcuni premi Nobel e ad alcuni economisti di fama internazionale. Ma non tutto è in discesa come dovrebbe essere. Chiedi ufficialmente degli inviti? Non li hanno ancora mandati. Se li aspettano i sindacati, Confindustria, l’opposizione, persino le menti «brillanti» italiane, come le ha definite Conte, che dovrebbero dare un contributo, ma non si sa quando o in quali termini, in quale formato.

 

 

Da Palazzo Chigi non filtrano dettagli

giuseppe conte al telefono giuseppe conte al telefono

A Palazzo Chigi di sera si riuniscono i capidelegazione della maggioranza, il premier e il ministro Gualtieri illustrano un documento base che hanno predisposto durante la giornata, una piattaforma degli Stati generali, che dovrebbero cominciare fra due o tre giorni a Villa Doria Pamphili.

 

Ma sempre a Palazzo Chigi non hanno dettagli ulteriori, dicono solo che la macchina amministrativa si è messa in moto, ma in quale modo, con quali obiettivi, è una sorta di mistero. Potrebbero durare cinque giorni invece di tre, secondo richiesta del Pd, slittare di un giorno a venerdì, come sembra certo.

conte conte

 

Persino il piano Colao consegnato al presidente del Consiglio, pieno di buone intenzioni, ma in fondo deludente a detta di molti ministri, complica le cose. Dovrebbe essere uno dei fondamenti della sintesi programmatica che dovrà fare il presidente il premier, in realtà appare come un elenco di buoni propositi, tutte le riforme mai fatte nel Paese, ma senza un’indicazione chiara, decisa, su dove e come investire.

 

 

 

Conte appare sempre più solo

A questo punto Conte appare sempre più solo: anche ieri il Pd ha detto che lo copre politicamente, ma — lamentano fonti di governo — «non ha saputo indicare un suggerimento concreto per risolvere la crisi che sta attraversando il Paese. Troppo poco per un alleato che si ritiene centrale». Con il rischio, attaccano le opposizioni, che i prossimi Stati generali siano solo un’ulteriore passerella.

 

 

 

le slide della task force di colao le slide della task force di colao

Se appare certo uno slittamento a venerdì, comunque non sono state decise modalità e formato, solo piccoli e brevi contatti informali hanno messo in preallerta gli invitati. Se doveva essere un momento di riflessione alto, con tutti i più i grandi protagonisti del Paese, nel settore economico, non è certo partita nel migliore dei modi l’iniziativa. Lo stesso Conte, che ha promesso arriverà all’appuntamento con il documento concordato con Gualtieri che incrocia anche il Piano nazionale delle riforme, sembra avere scelto la linea dell’ascolto piuttosto che quella della presentazione di un vero piano di governo aperto a suggerimenti.

 

L’incertezza sui fondi a disposizione

Colao Colao

Del resto non sono chiarele somme che avrà a disposizione l’Italia nei prossimi mesi: sui 37 miliardi del Mes, non c’è alcuna certezza, vista la resistenza del Movimento 5 Stelle e l’inderminatezza di Conte, sui circa 200 miliardi che la Ue potrebbe girarci nei prossimi anni, anche se con il contagocce, e previo riscontro di riforme strutturali, anche qui mancano i punti fermi: il Consiglio Ue di giugno non è detto che sia decisivo. Insomma la strada per un piano di crescita reale è ancora lungo, e questo mentre Conte si lamenta che contro alcune riforme «c’è un pezzo di Stato che rema contro».

 

 

 

2. GELO DI CONTE SUL PIANO COLAO

Gabriella Cerami per huffingtonpost.it

 

GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN

Il governo si spacca, i capi delegazione si presentano parecchio arrabbiati all’incontro con il premier Giuseppe Conte. Rimbalzano le critiche di tanti ministri: “Abbiamo saputo del piano di Rilancio 2020-2022 dagli organi di stampa. Noi dell’esecutivo non ne sapevamo nulla”. Il presidente del Consiglio si giustifica e ne prende le distanze: “Non sono stato io a far trapelare il documento redatto da Vittorio Colao. Tra l’altro è solo uno spunto tecnico, niente di più. La decisione sarà politica” (...)

 

 

mariana mazzuccato mariana mazzuccato

3. IL GIALLO DELLA RELAZIONE COLAO

Da liberoquotidiano.it

Scoppia un vero e proprio caso intorno al rapporto della task force guidata da Vittorio Colao, appena consegnato al premier Giuseppe Conte. La relazione, infatti, è stata firmata da tutti i membri della commissione. Tutti, tranne uno. E non uno, anzi, una qualsiasi. Trattasi infatti dell'economista Mariana Mazzucato, consigliere del premier e da sempre uno dei punti di riferimento "economici" dell'universo dei Cinquestelle.

GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA

 

Fonti di Palazzo Chigi non smentiscono la mancata firma e si limitano a supporre delle divergenze sull'esito finale del lavoro della task force. D'altronde, che l'ideologa della presenza più forte dello Stato all'interno dell'economia potesse non condividere le tesi ultraliberiste di Colao era abbastanza prevedibile. Ma uno strappo così plateale rischia di mettere in grande imbarazzo Giuseppe Conte.

mariana mazzuccato mariana mazzuccato

 

Alcuni giorni fa sul portale "l'Antidiplomatico" era stato pubblicato sul tema un articolo a firma Giuseppe Masala che ben sintetizzava la possibile divergenza: "Una parola per la Professoressa Marianna Mazzuccato - scriveva Masala - componente della Commissione diventata famosa a livello internazionale per aver scritto il libro 'Lo stato imprenditore'. Con questo piano ha semplicemente strappato le pagine del suo libro, una ad una, le ha appallottolate, messe in bocca, masticate ed ingollate. Una prece".

 

 

Evidentemente, però, le divergenze erano davvero troppe per essere taciute. E adesso Conte è nei guai: rinnega la sua economista o disconosce in blocco le conclusioni di Colao? E, soprattutto, senza l'ausilio del rapporto prodotto dalla task force quale piano presenterà agli strombazzatissimi "Stati generali dell'economia"? Ah, saperlo...

Zingaretti Zingaretti

 

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