Marco Imarisio per www.corriere.it
Il ministro degli Esteri russo ha dato un’intervista all’agenzia di Stato cinese Xinhua rivolgendosi all’alleato e invitando l’Occidente a prendere «coscienza delle nuove realtà geopolitiche» Non tutte le interviste sono uguali. Quella che Serghey Lavrov ha dato all’agenzia di Stato cinese Xinhua è importante per due ragioni. La prima riguarda il pubblico cui è rivolta, l’alleato cinese ormai divenuto indispensabile per la sopravvivenza economica della Russia.
La seconda per le cose dette dal ministro degli Esteri, che nel lasciare una porta aperta ai negoziati di pace, ha lasciato intendere quale sia il fine ultimo del Cremlino: la costruzione di un nuovo polo mondiale. Non è nulla di particolarmente nuovo. Ma questa volta l’ha detto bene.
I negoziati. «Non stanno andando bene» dice Lavrov. Ma vanno comunque avanti, in video conferenza, con cadenza quotidiana. «L’agenda include la questione della denazificazione, del riconoscimento di nuove realtà territoriali, lo stop alle sanzioni contro la Russia». Fino ad ora nulla di fatto. «Ma noi siamo favorevoli alla loro continuazione. Se Kiev smetterà di farsi consigliare da fuori, e incomincerà a pensare ai propri interessi, potrebbe esserci un esito positivo».
La Nato. Secondo Lavrov, è l’ostacolo principale al buon esito delle trattative. «Gli Usa e i suoi alleati stanno usando l’Ucraina come uno strumento per contenere la Russia e il suo sviluppo economico. Prima del 24 febbraio, stavano forzando Kiev a fare una scelta falsa e artificiale: o stare con l’Occidente oppure con Mosca.
Negli ultimi anni, l’Occidente non ha fatto nulla per fermare il conflitto interno ucraino, ma anzi ha gonfiato il regime di Kiev con armi, addestramenti ed equipaggiamenti, e si è fatto carico dell’indirizzo politico ucraino, incoraggiando l’aggressività antirussa delle autorità di Kiev. In queste condizioni, la Russia non aveva altra scelta che lanciare l’Operazione militare speciale. Ma esprimendo supporto per il regime di Kiev, i paesi della Nato stanno facendo di tutto per impedire il raggiungimento di un accordo politico».
Il nuovo mondo. Forse è questo il messaggio più importante, considerando soprattutto l’interlocutore cui è rivolto. «Prima l’Occidente prenderà coscienza delle nuove realtà geopolitiche, meglio sarà per lui e per la comunità internazionale. La nostra Operazione militare speciale contribuisce al processo di liberazione del nuovo mondo dall’oppressione neocoloniale dell’occidente, pesantemente intrisa di razzismo e complesso di superiorità».