Esplosione a Donetsk Ucraina Russia
1. BIDEN UNISCE GLI ALLEATI: «IL PRESIDENTE RUSSO HA GIÀ DECISO DI INVADERE»
Giuseppe Sarcina per il "Corriere della Sera"
Joe Biden annuncia: «Ho solide informazioni dell'intelligence per credere che Vladimir Putin abbia già preso la decisione di invadere l'Ucraina, ma la strada della diplomazia resta comunque aperta». Il presidente americano si è presentato ieri pomeriggio ancora una volta davanti alle telecamere e con un breve discorso accusa il leader russo di spingere l'Europa verso la guerra. Le parole di Biden confermano le fosche previsioni di un'avanzata devastante: «i russi vogliono attaccare Kiev, la capitale dell'Ucraina». L'offensiva è attesa da un momento all'altro.
La risposta dell'Occidente, dice Biden, sarà unita e compatta: «gli Stati Uniti e i suoi alleati sosterranno l'Ucraina e imporranno sanzioni tremende sulla Russia». Biden ha aggiunto: «voglio dire ai russi che il tentativo di dividerci non funziona. L'America e i suoi partner sono compatti». Il Cremlino, invece,«segue il vecchio copione» fatto di disinformazione. Dalla visuale di Washington, il sentiero della diplomazia appare sempre più stretto. Biden ha confermato che il Segretario Antony Blinken, incontrerà il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.
vladimir putin emmanuel macron.
Appuntamento fissato per mercoledì 23 febbraio. Ma nessuno è in grado di prevedere che cosa succederà da qui ad allora. Neanche il presidente degli Stati Uniti che ha concluso: «tocca a Putin decidere, se non si ferma, vuol dire che ha sbattuto la porta del dialogo». La Casa Bianca cerca di tenere il passo dei rapidi sviluppi sul campo. Biden ha tenuto un'altra conference call con gli alleati della Nato, tra cui Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Boris Johnson e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, oltre ai vertici dell'Unione europea e ai leader di Polonia, Romania, Canada.
Il presidente americano ha condiviso le ultime informazioni di intelligence. Le indicazioni dei servizi segreti americani coincidono con quelle raccolte dal comando Nato in Europa: Putin sta cercando un pretesto per attaccare l'Ucraina. Tra l'altro Biden ha detto che considera il Cremlino responsabile dei pesanti attacchi cibernetici sferrati martedì 15 febbraio contro server dell'esercito ucraino e due banche pubbliche ucraine. Dopodiché il presidente degli Stati Uniti ha sollecitato i partner a rimanere compatti. Draghi ha poi commentato: «La Nato è unita, senza sfumature. Le sanzioni dovranno essere efficaci ma sostenibili per l'Italia».
È in campo anche la vice presidente Kamala Harris che ieri ha esordito sulla scena pubblica della crisi, partecipando alla prima sessione della Conferenza per la sicurezza a Monaco, in Germania. La numero due di Biden, prima ha fatto il punto con il Segretario della Nato, Jens Stoltenberg. Poi ha incontrato i presidenti di Lettonia, Egils Levits, e della Lituana, Gitanas Nauseda, nonché la premier dell'Estonia, Kaja Kallas. I tre leader dei Paesi baltici chiedono una maggiore presenza di militari americani. Ed è questo un primo effetto dell'offensiva di Putin.
Anche il ministro della Difesa Usa, Lloyd Austin, in missione a Bruxelles, sta ricevendo analoghe richieste dai Paesi sul fianco Est della Nato, dopo aver annunciato l'invio di 250 carri armati alla Polonia. Blinken, anche lui a Monaco, ha visto la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock. Parlando dal podio Baerbock ha detto chiaramente che la Germania bloccherà il gasdotto «North Stream 2», se «sarà necessario». Oggi la stessa Harris tornerà sul tema con il cancelliere Scholz.
Per gli americani, la rete di tubature che collega direttamente Germania e Russia, per altro non ancora in funzione, deve essere il primo obiettivo delle sanzioni. Nello stesso tempo,come ha detto Daleep Singh, consigliere per l'economia internazionale, verranno adottate misure punitive così forti da «trasformare la Russia in un paria della comunità internazionale». Mosca «sarà isolata sui mercati finanziari; saranno bloccate tutte le forniture tecnologiche», ha aggiunto Singh. Wall Street chiude al ribasso per la seconda settimana consecutiva.
2. BOMBE E ACCUSE INCROCIATE SCATTA L'ORDINE D'EVACUAZIONE
Andrea Nicastro per il "Corriere della Sera"
Una misteriosa esplosione vicino al palazzo municipale di Donetsk ha distrutto l'auto del capo della polizia dei separatisti, «ha fatto tremare tutta la città». L'ufficiale si è salvato, ma certo non pensa al corto circuito. «Gli ucraini volevano uccidermi» accusa. Via sms e video, il suo capo, leader della Repubblica separatista di Donetsk, chiama i concittadini all'evacuazione.
«Donne e bambini devono mettersi in salvo. La Russia è disponibile ad accoglierli come profughi. Resti solo chi è in grado di tenere un'arma». Per Denis Pouchiline, il presidente indipendentista filorusso, non ci sono dubbi: «Molto presto, questione di giorni, il presidente ucraino Zelensky darà l'ordine di attaccare le Repubbliche popolari di Donetsk et Lugansk. Sarà guerra, dovremo difenderci». Poi in serata circolano le immagini di una pipeline in fiamme a Malaya Verhunka nel Lugansk Una volta era la storia che si ripeteva come farsa, adesso, più modestamente, sono le dichiarazioni per i cronisti a diventare farsesche.
Il piccolo capo di Donetsk, angolo di Ucraina sfuggito a Kiev, scimmiotta il grande Biden della superpotenza americana. Per Washington è la Russia che si prepara ad invadere l'Ucraina, per i separatisti di Donetsk è l'Ucraina che sta per attaccarli. E questo nonostante dietro l'angolo ci siano 130 forse 190 mila soldati russi pronti a difenderli. Il capo delle Forze Armate ucraine nega ogni «intenzione di invadere le aree separatiste», ma finisce per suonare esattamente come le smentite russe («non stiamo per attaccare l'Ucraina»).
Se di una cosa c'è certezza è che la propaganda di tutte le parti in causa sta pompando fumo a tutta forza. Forse chi ha organizzato l'autobomba è lo stesso che ha colpito ieri un convoglio dell'Unhcr lungo la «linea di contatto». Quando ci scapperà il morto sarà meno facile sorridere delle reciproche accuse. E cosa succederà quando le tv russe saranno inondate delle immagini dei profughi del Donbass «sfuggiti all'aggressione ucraina»? Gli americani ripetono che tanti soldati russi attorno all'Ucraina fanno parte di un piano di invasione.
il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, dice che Mosca «sta imbastendo un pretesto per giustificare l'attacco come una "difesa" delle repubbliche separatiste». Seicentomila passaporti russi concessi agli abitanti di quelle regioni aumentano la «responsabilità» di Mosca, ma, secondo gli Usa, resta una pantomima per giustificare il blitz, indebolire l'Ucraina e allontanarla dall'Occidente. L'evacuazione dei civili? «Una mossa cinica per mascherarsi da vittima» sentenzia Washington. I russi replicano con una narrativa speculare. Gli allarmi Usa creano una psicosi che favorisce un blitz ucraino.
Mosca invece non ha attaccato quando lo annunciava la Casa Bianca e non intende farlo. É Washington il «cattivo» della situazione perché riempie di armi l'Ucraina e la istiga ad aggredire le aree sfuggite al suo controllo nel 2014. L'Europa cerca di tenere aperto il dialogo. Invia «armi difensive» a Kiev in ordine sparso, prepara sanzioni economiche, ma fino a che i tank russi non entreranno in Ucraina non le metterà nero su bianco. «Poi però sarebbe questione di giorni, perché la decisione politica è presa». Il presidente francese
Macron bacchetta l'omologo russo: «Non abbiamo prove del ritiro. Se Putin vuole essere un partner affidabile è bene che dichiarazioni e fatti coincidano». E Putin? Ha ricevuto l'alleato Lukashenko con cui si prepara oggi ad assistere al lancio di missili capaci di trasportare testate atomiche, il clou delle esercitazioni russo-bielorusse al confine con l'Ucraina, lo schieramento militare più imponente dal 1945. «Sfortunatamente - ha detto Putin - la violenza sta aumentando. La chiave per il ripristino della pace è l'attuazione degli accordi di Minsk del 2014. Tutto ciò che l'Ucraina deve fare è sedersi al tavolo» con i separatisti.
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