BOSSI FORMALIZZA LA SCISSIONE E TRATTA CON FONTANA SUL NORD
Simona Buscaglia per “la Stampa”
umberto bossi e matteo salvini
Nemmeno l'arrivo al Pirellone del Vecchio Capo Umberto Bossi è bastato a stemperare le polemiche interne al partito. Anzi. Con un Matteo Salvini chiaramente innervosito fino al punto di definire le richieste del Senatur - di contare di più con il suo piccolo gruppo di dissidenti alle prossime elezioni regionali - una "bega" di territorio. Declassificando il fondatore del Carroccio alla stregua di «un fuoriuscito». Eppure ieri la giornata sembrava avviata bene. Bossi, lasciata eccezionalmente la sua Gemonio, era stato accolto dal presidente Attilio Fontana con grande affetto.
E con i migliori auspici: la promessa del Comitato Nord di appoggiare «l'Attilio» e non Letizia Moratti, come qualcuno aveva già ventilato, in cambio di un peso maggiore nella coalizione di destra tramite una propria lista. Il governatore a sua volta prometteva di farsi parte attiva con gli alleati per riconoscere questo nuovo ruolo del microgruppo di Bossi. Fino alla doccia fredda di Salvini che, si dice, avrebbe irritato non poco il vecchio leone. «Con tutto il rispetto - ha precisato il segretario leghista - quando hai in ballo una manovra da 30 miliardi di cui occuparti, delle liste e dei fuoriusciti lascio che se ne occupi qualcun altro». Ovvero Fabrizio Cecchetti, segretario della Lega Lombarda. «Io rispondo a tutti - ha aggiunto Salvini in un estremo tentativo di recupero - nel limite del possibile».
matteo salvini e umberto bossi
Il vero tramite tra Bossi e Salvini rimane però Fontana: «Ha detto che si sarebbe attivato per programmare un incontro - racconta Angelo Ciocca, coordinatore insieme a Paolo Grimoldi del Comitato Nord, entrambi presenti ieri al Pirellone - i tempi sono stretti, mi auguro si faccia prima di Natale così sarà anche l'occasione per uno scambio di auguri tra i due». Ciocca rivendica la bontà del progetto di Bossi, definendolo «un'operazione contro lo sfascio della Lega», un modo per «contenere quel malessere interno al movimento» ed evitare che i fuoriusciti vadano ad ingrossare le fila di altri partiti, come già accaduto con il salviniano Gianmarco Senna, che ha aderito al Terzo Polo e oggi appoggia la corsa di Letizia Moratti. «Dopo l'evento al Castello di Giovenzano quattro consiglieri - e probabilmente ne arriveranno altri - hanno preferito entrare in un progetto pensato da Bossi per riportare dentro alla Lega una discussione costruttiva».
Gli espulsi non ci stanno ad essere chiamati traditori: «Noi appoggiamo Fontana - spiega Roberto Mura, presidente del gruppo consiliare "Comitato Nord" - Sono stato eletto nel 2018 per farlo e così voglio fare fino all'ultimo. Ci sono però dei problemi: in Lombardia avevamo 9mila militanti e adesso ne abbiamo 5mila». Un malessere della base che invece Salvini non sembra percepire: «La Lega è assolutamente in forze, le polemiche a livello locale non mi sfiorano»
2 - LA MINACCIA ALLA LEADERSHIP DEL CARROCCIO
Marcello Sorgi per “la Stampa”
Non è una questione di percentuali. Eppure ha un valore simbolico la discesa in campo di Umberto Bossi in difesa degli scissionisti del Comitato Nord, i consiglieri regionali leghisti che, temendo di non essere riconfermati a causa di un temibile risultato negativo del Carroccio, hanno deciso di separarsi da Salvini, minacciando di schierarsi con Moratti, che prima di loro ha rotto i ponti con il centrodestra presentandosi al centro con l'appoggio di Calenda.
Che poi quanto sta avvenendo all'interno - e ormai all'esterno - della Lega possa condizionare il risultato delle elezioni regionali di febbraio in Lombardia, la regione simbolo del Nord in cui affondano le radici del Carroccio è possibile, ma non fino al punto di compromettere la riconferma del governatore Fontana.
Piuttosto di rendere più difficile il raggiungimento della quota del 40 per cento che fa scattare il premio di maggioranza per la coalizione, garantendone la governabilità. In questo senso è chiaro l'aut-aut degli scissionisti, ai quali Bossi ieri ha dato piena copertura, spingendosi fin nella sede della Regione per incontrare Fontana: o il centrodestra accetta il Comitato Nord come lista collegata, garantendone l'elezione accanto a Fontana di una parte dei candidati, oppure lo stesso comitato andrà con Moratti.
La reazione di Salvini, che ha parlato di «scissione dell'atomo», è dura. E non a caso Bossi gli ha ricordato di essere «presidente a vita della Lega Nord», cioè di poter tentare di allargare i confini della scissione. Da quando il partito è stato trasformato in Lega per Salvini premier infatti, il Capitano ne ha il pieno controllo e la vecchia Lega è diventata una specie di "bad company" per limitare le conseguenze degli scandali finanziari emersi prima del cambio di segretario al vertice.
UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI
Riconoscere l'esistenza di una componente metà interna e metà esterna, guidata da una personalità storica come quella del Senatur, significherebbe per Salvini rinunciare al dominio assoluto avuto fin qui e accettare le conseguenze degli scricchiolii che cominciano a manifestarsi alla base del Carroccio per i deludenti risultati elettorali del 25 settembre. Oltre che per quelli - annunciati - di febbraio, un test che potrebbe diventare decisivo per la leadership del Capitano.
salvini bossi pontida UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 2 UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 3 salvini cornuto da isoardi il commento di bossi