Estratto dell’articolo di Fabio Martini per “la Stampa”
[…] il nuovo mestiere abbracciato da Matteo Renzi sembra aver lasciato Carlo Calenda un po' più solo alla guida del Terzo polo, ma il leader di Azione lascia intendere di non essere preoccupato […] («mi raccomando, chiarisci che Il Riformista non è il giornale del partito») […]
[…] Il suo sodale Renzi ha intrapreso un nuovo mestiere, farà il direttore del Riformista: lei come l'ha appreso?
«Mi ha telefonato Renzi prima di fare la conferenza stampa e gli ho fatto un caloroso in bocca al lupo».
A caldo cosa gli ha detto?
«Che sarà bravo a fare questo lavoro e, parlando con lui, ho voluto definire una cosa: dovrà stare attento a chiarire che quello non sarà un giornale di partito. Per capirsi, non sarà l'Unità, Il Popolo o l'Avanti! del Terzo polo. E questo per un dovere di rispetto verso i nostri elettori e verso i lettori del Riformista. […]».
Non le è venuto il sospetto che quella sia la scelta di chi vede cadere i primi calcinacci sul Terzo polo e si mette a parlare da un'altra finestra?
«Non capisco dove siano i calcinacci…».
Dopo le Politiche, si sono succeduti tre importanti appuntamenti Regionali e per il Terzo polo sono arrivati risultati deludenti, obiettivamente in discesa…
«Siamo cresciuti ininterrottamente sino alle Regionali che per noi sono letteralmente impossibili! Pensi che alle Regionali in Puglia, prima delle Politiche, avevamo ottenuto l'1,6 per cento con Scalfarotto e poi alle Politiche siamo saliti all'8 per cento. Le Regionali hanno elettorati differenti e si vota a turno secco, tanto è vero che il Movimento Cinque stelle ha preso meno voti di noi in Friuli, pur essendo quotato il doppio a livello nazionale. […]».
Se dopo 8 mesi dalle elezioni voi e Italia viva siete ancora separati e promettete di farlo dopo un anno da quel primo incontro, non pensa che se esistesse un altro Carlo Calenda, non esiterebbe a ironizzare sulla durata di questo fidanzamento?
«Vuol dire non conoscere la complessità e la fatica di unire gruppi dirigenti, fare congressi ovunque. Che errore sarebbe essere impazienti! […] i tempi del giornalismo quotidiano non sono quelli della politica ma noi alla nostra prima prova nazionale abbiamo preso l'8 per cento: se non è una buona partenza, ditemi voi cosa lo è!».
Quando siete andati male in Lombardia, lei ha detto che non sempre gli elettori hanno ragione e dopo il Friuli che la legge elettorale per voi è micidiale. Quando arretrate, la colpa è sempre degli altri?
«[…] nel passato […] noi elettori abbiamo votato persone alle quali non avremmo affidato un bar ma che sono state abili nel mobilitare la nostra pancia. Ma se continueremo a votare, come se dovessimo eleggere degli influencer, resteremo sempre delusi».
Giuliano Ferrara le ha consigliato di accettare l'idea di diventare una minoranza esigente e influente come era il Pri di La Malfa: le pare un ridimensionamento?
«[…] conosco il ruolo delle minoranze esigenti, per esempio il ruolo del Partito d'azione nella Costituente, […] Ma alla nostra prima prova abbiamo preso una percentuale doppia rispetto a quella mai ottenuta dal Pri. […] è cambiato il sistema. Combattere questo falso bipolarismo non è facile […]».