Estratto dell’articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”
«Sapevo che utilizzavano metodi poco ortodossi, non che erano proprio della ‘ndrangheta. Ma le dico una cosa: con gli avvocati e la giustizia italiana non avevo ottenuto il mio credito da questi altri delinquenti ».
E il presidente Ignazio la Russa?
«Lo conosco, certo, siamo soci. Ma ci avrò parlato due o tre volte e quando ero sotto processo per questa presunta “estorsione” lui mi ha detto di restare suo socio: poi sono stato assolto e quindi aveva ragione ».
Sergio Conti, 79 anni, imprenditore, è oggi socio nella sas immobiliare “Gibson” insieme alla seconda carica dello Stato. Una società che ha come proprietà dei locali affittati a una enoteca.
Report su Rai 3 ha raccontato la storia di Conti, chiedendosi se sia «opportuno che un imprenditore che si era rivolto a uomini di ‘ndrangheta possa essere socio del presidente del Senato». Conti per questa vicenda era stato condannato in appello, poi la Cassazione ha annullato la sentenza. Il reato è stato riqualificato da estorsione a esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza, fattispecie che richiede una querela di parte. Ma la vittima non ha voluto presentare denuncia e Conti è stato assolto.
Signor Conti ha visto la puntata di Report […]?
«No, non l’ho vista. Sono stato processato per questa vicenda e assolto. Ho cercato in tutti i modi di recuperare i miei soldi con avvocati e agenzie e non ci sono riuscito. Poi mi sono rivolto ad altri».
Questi “altri” erano uomini legati alla ‘ndrangheta e per la precisione al clan che ha come riferimento Pepè Onorato.
«Non sapevo che erano legati alla criminalità. Sono uno onesto».
Ha sentito il presidente del Senato La Russa?
«Guardi, non l’ho sentito e ci avrò parlato tre volte nella mia vita. Io ho contatti soprattutto con l’altro socio nella Gibson, il dottor Corsaro. Mi sono trovato in questa Gibson per scommessa: è una enoteca dove forse adesso con gli affitti e vendendo le quote riuscirò a recuperare qualche soldino, perché con La Russa e Corsaro abbiamo comprato l’immobile. Vorrei comunque mollare perché ho una età e sono stanco. In questa storia comunque i veri delinquenti sono quelli ancora in giro con i miei soldi».
Ma ha chiarito la sua posizione con La Russa? Il presidente del Senato, saputo quanto era accaduto, le ha mai chiesto lumi su questa storia?
«Ma cosa devo chiarire? Quando è successo tutto avevo detto subito a La Russa e Corsaro che ero pronto a uscire dalla società. Invece loro mi hanno detto “no, no, aspetta”. Alla fine sono arrivato in Cassazione e poi sono stato assolto del tutto. […]».
Si è pentito comunque di esseri rivolto a personaggi, come dice lei, dai “metodi più convincenti” ?
«All’inizio nella società con La Russa c’erano anche i ladri che mi hanno fregato i soldi, poi proprio il politico ha capito che non erano persone buone e abbiamo rilevato le quote. Per il resto mettiamola così: con la giustizia che c’è in Italia, con gli avvocati che ho pagato e con le buone maniere non ho ottenuto nulla di nulla. Questa è la verità. E sappia una cosa. Ho 79 anni e poco da perdere e sono una persona onesta: ma se mi dovessero dire che ho tre mesi di vita, comprerei una pistola e andrei a sparargli […]».
ignazio la russa ospite di bruno vespa a cinque minuti 3