Emanuele Lauria per “la Repubblica”
«Se l'idea di governo di unità nazionale è portare avanti quello che va bene al Pd, allora il governo se lo facesse il Pd e non ci siamo più». L'avvertimento, senza neppure scomporsi troppo, lo lancia Riccardo Molinari, capogruppo della Lega e longa manus di Matteo Salvini alla Camera. E la frase, pronunciata ai microfoni di Radio 24, sintetizza perfettamente lo stato d'animo del segretario dopo il blitz, fallito per un soffio, contro la riforma del catasto di Draghi.
Salvini, almeno formalmente, ribadisce che intende restare dentro l'esecutivo «per portare avanti le battaglie del Carroccio » ma non esclude una crisi prima della fine della legislatura. È lo stesso Molinari a dirlo, con un'altra sfilza di "se": «Se si va avanti in questo modo, c'è il rischio che la maggioranza si spacchi. Se continua a spaccarsi, prima o poi qualche cambiamento nel governo potrebbe esserci, perché o ne prende coscienza Draghi o qualche partito della maggioranza si stufa».
Il sentimento, dentro la Lega, è quello di un partito stanco di chinare la testa: «In agenda continuano a finire norme divisive e vengono respinte le nostre richieste migliorative - dice il senatore Stefano Candiani In più, dobbiamo assistere a provocazioni come quelle della sottosegretaria Guerra che blinda il provvedimento minacciando dimissioni nel governo. Fino a che punto saremo costretti a subire senza la possibilità di affrontare temi a noi cari come Flat Tax o quota 100?».
In questo senso, lo scenario è tutt' altro che luminoso: Salvini ha già chiesto a Draghi di non mettere la fiducia sulla norma oggetto del contendere, una riforma che punta a far riemergere in quattro anni gli immobili abusivi che secondo il centrodestra equivale a una patrimoniale sulla casa. Se Draghi insisterà, la Lega che già in cdm non aveva votato il provvedimento - è intenzionata a non votarla, quella fiducia. Anche perché la difesa della casa è un argomento centrale del suo programma, a differenza del Green Pass. Sarebbe l'incidente che secondo Molinari «di qui alla fine della legislatura, con questo metodo e con troppe rigidità a senso unico, può sempre capitare».
Ma non solo: altri possibili fronti sono all'orizzonte: la Lega, ad esempio, ha sostenuto con forza il decreto Bollette, pur reputando insufficiente lo stanziamento da parte del governo. Ma i 5S hanno in canna correttivi in senso favorevole alle ragioni degli ambientalisti, legati all'estrazione del gas. Già la nomina di un relatore grillino potrebbe accendere nuovamente gli animi.
E poi appalti, concorrenza, decreto Sostegni ter e Csm: altri bivi in cui la litigiosa maggioranza di Draghi potrebbe deragliare. Intanto, già martedì, il centrodestra farà cartello sulla proposta di legge di Fdi sul presidenzialismo, che verrà posta ai voti in Commissione Affari costituzionali della Camera. Pd, M5S e Leu sono contrari. La guerra in Ucraina ha spento i toni troppo accesi, dentro la Lega, ma il risentimento che emerge dalle parole di Molinari è comune a tanti.
Anche perché, dopo il sofferto voto sulla riforma del catasto, Salv ini non ha notato un invito immediato alla riappacificazione da parte del Pd. Anzi, Enrico Letta è sbottato: «Hanno tentato di far cadere il governo e non sono riusciti per un soffio. Una follia, in pieno conflitto: l'abbiamo sventato».
La realtà è che, nel centrosinistra e fra i moderati di Forza Italia, circola con forza l'idea che Salvini cerchi con forza il famoso "incidente" e che abbia scelto la via del logoramento di Draghi, con l'obiettivo di farlo mollare: «Non può essere lui a staccare la spina ma sa bene che ormai non gli conviene più di tanto stare dentro il governo - diceva ieri un ministro - I sondaggi sono in calo, e pesano sulla sua popolarità le ombre dei rapporti con Putin. Salvini sa bene che, in questa condizione, ogni giorno di più è un nuovo regalo agli alleati o a chi sta all'opposizione».