Michelangelo Borrillo per Il "Corriere della Sera"
Parla come se si sentisse già premier e lo fa per un'ora e 20 minuti.
Nella piazza pugliese che fu dei bagni di folla di Giuseppe Conte, la prima serata dell'appuntamento politico di fine estate di Ceglie Messapica - «La Piazza», appunto - è toccata a Giorgia Meloni. Che rispondendo alle domande del direttore di Affari Italiani Angelo Maria Perrino traccia il programma del governo che spera di guidare. Mettendo da parte ogni scaramanzia - bandita del resto anche dal titolo della prima serata, «Speriamo che sia femmina?» - Meloni elenca le priorità di quello che spera possa essere il primo esecutivo guidato da una donna ma «senza quote rosa, perché lo spazio non è mai dovuto: se vuoi qualcosa devi lavorare per ottenerla».
giorgia meloni giovane elogia mussolini
E lo fa non prima di sottolineare, in premessa, un punto fermo: «Se vincesse il centrodestra con l'affermazione di Fratelli d'Italia non ho ragione di credere che Mattarella possa assumere una scelta diversa rispetto alla mia indicazione» a premier. «L'anomalia è stata il governo Monti che non arrivava dalla scelta dei cittadini», insiste rilanciando anche il presidenzialismo, la «riforma delle riforme» sulla quale promette di essere disponibile a «discutere con tutti».
La premessa di Meloni è anche una risposta a Luigi Di Maio: «Io non sono verde, non ho le branchie, non mi sento un mostro. Ma mi rendo conto che attacchi come quello del ministro degli Esteri Di Maio secondo cui nel caso di vittoria del centrodestra in Italia si scatenerebbe «una guerra economica», sono attacchi di disperazione, di uno che «è pagato per screditare l'Italia. Io non ho mai parlato male all'estero della mia nazione». E giù applausi - in totale una quarantina in 80 minuti, uno ogni due giri di lancetta - da parte di una platea numericamente presidiata da esponenti del centrodestra, da Francesco Paolo Sisto, sottosegretario alla Giustizia del governo uscente a Raffaele Fitto, aspirante ministro del prossimo esecutivo.
MEME BY LE BIMBE DI SERGIO MATTARELLA
Meloni si interrompe solo per salutare con un «Ciao Antonio» l'arrivo in piazza di Tajani, seguito poco dopo da Flavio Briatore. «Ormai faccio pure da padrona de casa». E il coordinatore nazionale di Forza Italia ricambierà il saluto a modo suo: «Abbiamo preso un impegno e lo manterremo: sosterremo Meloni con grande lealtà». Lei non ha dubbi: «Sono pronta a prendere eventualmente questo incarico, ma non lo farò a cuor leggero, nessuno può farlo senza che tremino i polsi.
Io per le bollette non dormo la notte». E poi sforna soluzioni e proposte: sulle bollette, il «governo in carica può già ridurle del 30% tagliando gli oneri dello Stato». Il governo futuro, se sarà targato Meloni, abolirà il reddito di cittadinanza «perché non si possono dare 700 euro a un ragazzo abile al lavoro e 500 euro a un pensionato» e quei soldi «vanno investiti per tagliare il cuneo fiscale perché così si aumentano gli stipendi, non con il salario minimo».
Quanto alla flat tax, Meloni ha la forza anche di differenziarsi dagli alleati: «Siamo d'accordo, il punto è capire cosa puoi fare con gli strumenti a disposizione: va fatta per passi, visto il bilancio dello Stato», limitandosi a «una tassa piatta sui redditi incrementali». Il ciclone Meloni si ferma solo dopo 80 minuti: «Mi è andata via la voce, è stato un Telethon, quanto abbiamo raccolto?». La risposta il 25 settembre.
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