Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
Esce Pechino, entra Riad. L'accordo sugli investimenti firmato dal Ministro Adolfo Urso e dalla controparte saudita, Ministro Khalid Al-Falih, è un colpo grosso per la politica economica del governo Meloni. Specie nel momento in cui il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è impegnato nella "missione impossibile" di non rinnovare l'accordo sulla Via della Seta senza antagonizzare troppo la Cina.
Pechino era un compagno di viaggio scomodo, oltre che poco redditizio. L'Arabia Saudita non è politicamente invadente e condizionante come la Cina. Le riforme interne di Mohammed bin Salman Al Saud (MbS) sono reali; stanno trasformando la società, specie nella condizione della donna. Sul piano dei diritti umani, pena di morte, libertà religiosa la partnership con Riad richiederà qualche acrobazia. Basta chiedere a americani, francesi, inglesi, israeliani….
khalid al falih adolfo urso forum italo saudita sugli investimenti milano
Si chiude la Via della Seta, si apriranno le Vie del Golfo. Sembra una sostituzione escogitata nei tempi supplementari da Roberto Mancini, ieri sulla panchina della Nazionale azzurra, oggi su quella saudita. Chissà che il brusco trasferimento del nostro allenatore non abbia dato un pizzico di incoraggiamento. Il calcio è una cosa seria. L'Italia non potrebbe aver miglior ambasciatore a Riad di Mancini […].
A Pechino, da buon diplomatico, Tajani parla di "rafforzare i rapporti"; da buon politico, sa che il raffreddamento è inevitabile e che la rappresaglia commerciale di Pechino sarà (forse) mitigata soltanto dall'attuale congiuntura economica cinese. Questo, e gli strumenti di protezione dell'Unione Europea, possono trattenere la Cina dal fare la voce grossa con l'Italia, come la fece con la piccola Lituania.
roberto mancini - presentazione da ct dell arabia saudita
Anche nel miglior scenario, relazioni economico-commerciali, catene di valore, trasferimenti di alta tecnologia vanno incontro a colpi di freno su cui convergono le strategie di riduzione del rischio del G7 e dell'Ue. Per l'economia italiana è indispensabile cercare altri sbocchi, sia di esportazioni che di investimenti. Ecco il Golfo […] – l'Arabia Saudita è il Paese leader della regione e un'intesa con Riad fa da volare con altri, come Emirati o Bahrein. […]
Non stupisce l'entusiastica partecipazione al Forum italo-saudita sugli investimenti, tenutosi ieri a Milano, presenti 500 imprese più 700 in remoto. Il memorandum of understanding (MoU) firmato dai due ministeri è un salto di qualità nei rapporti bilaterali. Ricco di promesse ma imprecisato nei contenuti.
Il Fondo Sovrano saudita fa gola a tutti. La prospettiva che investe in Italia è un'ottima notizia per la nostra economia; idem quella di investimenti italiani nel Regno, dove sono in cantiere enormi progetti infrastrutturali e di alta tecnologia, quali di transizione energetica, focalizzati nella "Vision 2030" di MbS.
Peccato che includa la candidatura di Riad per Expo 2030, in diretta concorrenza con Roma ma….si gareggia anche con gli amici.
Per il momento l'Mou è un oggetto misterioso. Gli investimenti sauditi dovranno affluire sul Fondo Strategico per le filiere del Made in Italy, in fieri. Nell'accordo si parla di sostenere il dialogo tra istituzioni e imprese per la promozione di investimenti tra i due Paesi. Belle parole da tradurre in iniziative concrete nei due sensi.
Al-Falih ha invitato a Riad Urso. Qualcosa dovrebbe delinearsi in quell'occasione, specie se la visita avverrà a breve giro. Tutto il Gotha industriale e finanziario italiano si sta già mobilitando. In politica estera l'Arabia Saudita è un interlocutore complesso. Sul piano regionale ha attenuato la rivalità con Teheran, riaprendo le relazioni diplomatiche, messo in naftalina la guerra in Yemen e collabora, di fatto, con Israele.
Su quello globale, svolge un ruolo sempre più assertivo e per molti versi eccentrico rispetto alla linea europea e occidentale. Paese G20, adesso invitato nei Brics, tende a ritagliarsi uno spazio neutro fra Washington, da una parte, Pechino e Mosca, dall'altra. Ha presieduto un vertice sull'Ucraina senza nominare la Russia nel comunicato finale.
Alquanto problematica l'aspettativa del Ministro Urso di "lavorare insieme" sulla questione ucraina. Riad, pur con qualche scheletro nell'armadio, è oggi un partner internazionale di assoluto rilievo. Il MoU è un passo giusto della politica estera italiana. Sta al governo gestirlo nel rispetto dei valori – nostri e sauditi.
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