(ANSA) "Nel 'Caso Marrazzo sono sempre stato solo parte offesa. Sono testimone del fatto che ci si può rialzare e che la società dovrebbe spingere per questo". Lo dice Piero Marrazzo, ospite a Rai Radio2, a '5 in condotta' condotto da Serena Bortone e Francesco Cundari.
In questi giorni in libreria con Storia senza eroi, il giornalista e conduttore, già presidente della Regione Lazio, ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a raccontare nel libro la sua vicenda personale: "Questo libro l'ha voluto Chiara Valerio e le mie figlie che mi hanno detto 'prima, e dopo ciò che è accaduto nel 2009, tu, e noi, siamo delle persone'.
E l'ha voluto anche una psicanalista che mi ha seguito, perché diceva 'lei è caduto e si è rialzato, ma pensi ad esempio alle ragazze vittime di revenge porn', persone che questa società mette davanti a una porta chiusa e la vita finisce lì. Io sono testimone del fatto che ci si può rialzare e che la società dovrebbe spingere per questo", ha detto Marrazzo.
"Io ero stato colto in una stanza in compagnia di una sexy worker donna transessuale da tre carabinieri infedeli che avevano fatto un filmato e tentavano un ricatto", ha ricordato, "e che sono stati condannati nei 3 gradi di giudizio, però restava il 'Caso Marrazzo'. Si sono generate una serie di fake news: che ero stato arrestato mentre non sono mai stato indagato e processato, che ero distrutto da sostanze di ogni tipo, che ero persino legato a morti sospette. Io ho voluto dire 'ora vi parlo di quello che penso sia giusto e dove ho sbagliato e per cosa mi rammarico'.
piero marrazzo con il padre joe
Mettere per iscritto l'errore, il tradimento e il fatto di averlo nascosto è stato liberatorio". "Nella mia famiglia c'era un metodo del silenzio per quanto riguarda i sentimenti e l'intimità", ha proseguito, "e solo dopo la mia caduta ho capito perché era così radicato in noi. Però quello è il mio errore: non ho preparato la mia famiglia a quello tsunami mediatico. Da un lato c'era la dicotomia che nel pubblico andavo dritto come un fuso, ma non basta. Perché quello che mi era accaduto avevo il dovere di andarlo subito a riferire alle autorità. Io mi sono dimesso perché le dimissioni sono quell'atto che devi compiere. Più che per l'uomo delle istituzioni, ho taciuto per la mia vita privata.
Un collega mi ha detto 'Sai che potevi chiamare il capo scorta?' Sono convinto che i carabinieri siano andati al di là, commettendo un reato filmandomi. A quel punto è entrato in un circuito e a qualcuno può aver fatto venire l'acquolina in bocca. Noi abbiamo sicuramente pagato un prezzo: l'isolamento".
"Se mi sono perdonato? Per mia moglie e le mie figlie e quello che hanno dovuto sopportare no. Loro invece mi hanno perdonato", ha concluso Marrazzo. "Per me è importante parlarne qui in Rai, in quella che è la mia famiglia anche se ne sono uscito. Quindici anni fa non l'avrei mai pensato. È un passaggio che mi rasserena. La caduta mi ha dato la possibilità, che credo sia un dono, di uscire da quel maledetto brutto errore, radicato nella famiglia di mia madre, di non parlare".
piero marrazzo piero marrazzo foto di bacco (1) piero marrazzo - storia senza eroi