Claudio Bozza per il Corriere della Sera - Estratti
Lo spritz del campo largo, almeno per adesso, se lo bevono soltanto Pd e M5S. «Io lo spritz non lo bevo, preferisco il gin tonic», dice con un sorriso Carlo Calenda entrando alla Festa nazionale dell’Unità.
(...) Ma lui, il vulcanico Calenda tornato rigenerato e ulteriormente dimagrito dopo il tour in Cappadocia con la famiglia, è arrivato solo all’ultimo momento. Niente di trascendentale, ma questa dello spritz è una metafora perfetta per raccontare come il numero uno di Azione vede la costruzione di questa larga (e complicata) alleanza.
Se Matteo Renzi ha già fatto una delle sue mosse del cavallo — rituffandosi nel centrosinistra e innescando più di un mal di pancia nel suo ex partito — Calenda è molto più cauto: «Non faccio campi larghi a priori senza condividere un programma di governo a priori — spiega al Corriere —.
Però Pd e Cinque Stelle si stanno tenendo alla larga proprio dai programmi. È la foto di una coalizione che non ha deciso cosa fare. Ciò non vuol dire che il nostro è un no a priori. A settembre presenteremo un’agenda alternativa: vedremo chi è interessato a discuterne». E poi: «La tentazione di dire: “Siamo contro Giorgia Meloni” e niente di più è uno schema che non funziona».
E se gli si chiede se sarà più difficile accorciare le distanza con Elly Schlein e Giuseppe Conte o tentare una pace d’interesse con Renzi, Calenda è durissimo: «Matteo? Pensa di cavarsela dicendo: “Il passato è passato”, dopo aver bastonato il Pd mesi e mesi — aggiunge l’ex ministro —. Sono molto contento che Renzi non sia più un problema mio. Mentre per lui, l’unica cosa che conta è trovare qualcuno che lo riporti in Parlamento anche la prossima volta».
Girando tra i volontari nelle cucine, l’umore può essere riassunto più o meno così: «Calenda? Contro di lui non abbiamo niente in contrario a priori. Ma bisogna che si chiarisca bene in testa cosa vuole fare e con chi vuole stare».
Sul palco, dove sale anche il segretario della Cisl Luigi Sbarra per discutere di politiche industriali e dello sviluppo del Paese, l’accoglienza per Calenda non sembra affatto ostile. Eppure l’ex ministro lancia anche qualche stilettata verso i potenziali alleati. «Il Superbonus lo rifaremmo?
Approvarlo è stata una follia, la misura economica più regressiva della storia d’Italia.
Vero Patuanelli?».
Primo applauso.
Ma una freccia, condita da autocritica, Calenda la scocca anche verso il dem Misiani: «Vogliamo parlare di sanità? La verità è che è stata tagliata da quasi tutti i governi degli ultimi 20 anni, compreso quello di cui ho fatto parte io» con il Pd dei consensi record.
Altri applausi. E poi: «La verità è che ce siamo fregati, perché pensavamo che medici e infermieri tanto ci avrebbero messo una pezza, pur con stipendi da fame, specie per i secondi — incalza l’ex ministro —. Anche il racconto sull’Emilia-Romagna “locomotiva formidabile” è una narrazione falsata. La verità è che anche qui c’è un deficit importante».
Ma l’apertura più marcata da parte del leader centrista arriva proprio sulle Regionali per eleggere il successore di Stefano Bonaccini: «Noi sosterremo con convinzione Michele de Pascale, un riformista davvero in gamba». E alla fine, mancato lo spritz, c’è tempo per un bel piatto di cappelletti.
i figli di carlo calenda stremati dal viaggio in turchia