“LA STORIA DI CORRUZIONE ALL’EUROPARLAMENTO E' UNA CONSEGUENZA PATOLOGICA DELL'AFFARISMO PRATICATO DA ANNI DA UNA PARTE DELLA SINISTRA ITALIANA” - GIANNI BARBACETTO: “PANZERI È CRESCIUTO NEL PCI COME FEDELISSIMO DI D'ALEMA ED È POLITICAMENTE FIGLIO DI QUEL FILIPPO PENATI CHE, DA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI MILANO, DECISE DI COMPRARE (CON SOLDI PUBBLICI, E A CARO PREZZO) DA GAVIO LA MAGGIORANZA DELLA MILANO-SERRAVALLE. BERSANI CHIAMA "LA DITTA" QUEL GRUPPO POLITICO PROVENIENTE DAL PCI. UN GRUPPO IN CUI LA LUNGA PRATICA DEL POTERE E LA CONSOLIDATA ABITUDINE A GOVERNARE HANNO AVUTO L'EFFETTO DI SALDARE LA POLITICA CON GLI AFFARI…”

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antonio panzeri antonio panzeri

Estratto dell’articolo di Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano”

 

[…] L'arresto di Antonio Panzeri ha scoperchiato uno scandalo che ha per protagonisti sindacalisti, politici e persone di sinistra che avrebbero dovuto difendere i diritti dei lavoratori e invece accettavano (tanti) soldi (dal Qatar e non solo) per convincere l'Europarlamento che i 6 mila operai morti nei cantieri dei Mondiali (fonte The Guardian) erano uno scherzo […]

 

dalema bersani dalema bersani

[…] temo che questa storia di corruzione sia una conseguenza patologica dell'affarismo praticato da anni da una parte della sinistra italiana.

 

Panzeri è cresciuto nel Pci come fedelissimo di Massimo D'Alema ed è politicamente figlio di quel Filippo Penati che era stato sindaco Pci di Sesto San Giovanni e poi, da presidente della Provincia di Milano, decise di comprare (con soldi pubblici, e a caro prezzo) dal costruttore e re delle autostrade Marcellino Gavio la maggioranza della Milano-Serravalle. Gavio incassò 238 milioni, vendendo a 8,93 euro azioni che solo diciotto mesi prima aveva pagato 2,9 euro e realizzò una plusvalenza di 176 milioni.

 

FILIPPO PENATI FILIPPO PENATI

Penati dissanguò le casse della Provincia per acquistare una autostrada che […] era già a maggioranza pubblica. […] Gavio utilizzò una parte di quelle plusvalenze (50 milioni) per appoggiare le scalate dei "furbetti del quartierino", sostenendo Giovanni Consorte, il presidente di Unipol (la compagnia d'assicurazioni delle coop rosse, legata al vecchio Pci), nella sua scalata alla Banca nazionale del lavoro.

Giovanni Consorte Giovanni Consorte

 

E Penati fu premiato da Pier Luigi Bersani che lo chiamò a diventare il capo della sua segreteria politica. In quella stessa, cruciale estate del 2005, Piero Fassino, allora segretario dei Ds, telefonò a Consorte (intercettato) e gli pose la domanda destinata a entrare nella storia politica italiana: "Allora, abbiamo una banca?". Era la Bnl, che Consorte credeva di aver conquistato.

 

PIERO FASSINO MASSIMO DALEMA PIERO FASSINO MASSIMO DALEMA

[…] Bersani chiama "la Ditta" quel gruppo politico proveniente dal Pci […] "La Ditta" […] connota un gruppo in cui la lunga pratica del potere e la consolidata abitudine a governare hanno avuto l'effetto di saldare la politica con gli affari. Con il rischio di far via via prevalere gli affari sulla politica. […]

 

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