Io Zaki lo avrei lasciato marcire in Egitto. Così avrebbe imparato cosa è la gratitudine.
— Vittorio Feltri (@vfeltri) July 21, 2023
Estratto dell’articolo di Adriana Logroscino per corriere.it
Uno sgarbo. Inatteso e che ha provocato «sconcerto»: viene vissuta così a Palazzo Chigi la scelta di Patrick Zaki di non accogliere nessuna delle soluzioni per il suo rientro in Italia che gli erano state offerte dal governo, attraverso l’ambasciatore al Cairo, Michele Quaroni. Tanto più perché le ipotesi messe a disposizione del ricercatore egiziano, subito dopo la grazia del presidente Abdel Fattah Al-Sisi, sono state tante e diverse. Tutte respinte al mittente.
«Alla Farnesina siamo abituati a tutto», trapela dal ministero degli Esteri. Poi lo stesso ministro Antonio Tajani, sollecitato sul punto, dice: «A noi interessava liberare Zaki e abbiamo lavorato in questo senso. Poi come vorrà tornare in Italia, tornerà. Gli erano state offerte delle possibilità, non un obbligo. La scelta è sua». Tutt’altro tono rispetto a quello adoperato nelle ore immediatamente successive alla notizia della grazia, quando il ministro degli Esteri, aveva festeggiato l’operazione definendola «un grande lavoro di squadra». E in serata il ministro della Difesa Guido Crosetto dice: «È una scelta personale, ci ha anche fatto risparmiare dei soldi, quindi va bene così».
I passaggi della trattativa sulle modalità di rientro di Zaki sono stati addirittura quattro. Prima la disponibilità di un volo di Stato, rifiutata. Quindi la prospettiva di un accompagnamento diplomatico dedicato, respinto. Gli sarebbe stata offerta la possibilità di viaggiare comunque insieme ai parenti. Ma sarebbe stata la photo opportunity — l’eventualità pressoché certa, cioè, che all’arrivo gli venisse scattata una foto con i massimi rappresentanti del governo, Meloni e Tajani, che pure Zaki aveva pubblicamente ringraziato due giorni fa — a far scegliere al ricercatore di optare per il rientro con volo di linea, diretto a Milano per poi proseguire verso Bologna.
guido crosetto giorgia meloni parata del 2 giugno 2023
Tanti dinieghi pur garbati, lasciano pochi dubbi sull’imbarazzo di Zaki nel comparire accanto a esponenti del centrodestra italiano. Tesi che prova a correggere il portavoce di Amnesty international, Riccardo Noury, che, pur accreditando una valutazione politica, rileva: «La reputazione di un difensore dei diritti umani si basa sull’indipendenza da qualunque tipo di governo».
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