Giovanna Casadio per “la Repubblica”
Sarà a causa dell' hapax legomenon che ha stranito l' aula della Camera, o forse del riferimento al cubo di Rubik per dire che assicurarsi una sedia in Parlamento è un rompicapo non prevedibile altro che giochetti e calcoli, ma il video del discorso di Pierluigi Bersani contro il Rosatellum nella mattinata di ieri ha avuto in poche ore venticinquemila visualizzazioni. Che sia il più popolare a sinistra lo sanno tutti e i compagni demoprogressisti più di tutti.
«Figuriamoci se non riconosco la sua leadership, per me c' è addirittura un conflitto d' affetto» premette Roberto Speranza, il delfino bersaniano, consapevole che trovare un leader della sinistra è ugualmente un cubo di Rubik.
Ormai le strade con Giuliano Pisapia e il suo movimento, Campo progressista, si sono divaricate. E nell' intreccio tra posizioni sulla legge elettorale e strategie politiche, in Mdp è circolato il sospetto che alcuni demoprogressisti di tendenza-Pisapia abbiano votato in segreto sì alla nuova legge elettorale.
Del resto il gruppetto di centristi di Campo progressista guidati da Bruno Tabacci (5 tra i 12 di Democrazia solidale) si sono schierati per il sì al Rosatellum. Oggi o domani Tabacci a Milano parlerà della scelta fatta con Pisapia, che al Rosatellum è nettamente contrario, benché favorisca la coalizione. «Almeno questa legge è un passo in avanti verso il centrosinistra», ritiene Tabacci.
Bersani in aula prende la parola e attacca: «Dove sono i liberali, quelli che dicono che le regole sono sostanza, questo è un marchingegno sconosciuto, un hapax legomenon...». Tradotto dal greco: una parola che ricorre una volta sola in un testo. Invita i parlamentari a riflettere e a fermarsi. Così come Speranza, a cui tocca la dichiarazione di voto finale, denuncia: «È una pagina nera e la fiducia è una violenza al Parlamento... è tornato il governo Renzi per interposta persona e il centrosinistra con questa legge si rompe definitivamente».
Avanti quindi con il progetto del quarto polo e della lista rossa con Sinistra Italiana, "Possibile" di Pippo Civati, Anna Falcone e Tomaso Montanari. Bersani ironizza a proposito della sua leadership: no - scuote la testa adesso avanti gli altri. Sa di essere «l' usato sicuro», facile bersaglio del rottamatore Renzi. Pensa piuttosto a Piero Grasso: è il nome più gettonato. Il presidente del Senato ha già mostrato «amicizia» e simpatia per la sinistra bersaniana, ricambiato con applausi alle feste di Mdp e con apprezzamenti sui social.
Però da questo ad assumersi il fardello della guida di una sinistra tutta da ricostruire, ne corre. Una riunione di Campo progressista (senza Mdp) è in programma a inizio della prossima settimana. Abbracci a Montecitorio dei bersaniani a Claudio Fava, il candidato demoprogresista alle regionali siciliane (arrivato all' ultimo per il voto finale), esempio della sinistra che corre da sola.