LESBOTECH! - A SAN FRANCISCO SI E’ TENUTA LA CONFERENZA DELLE LESBICHE DELLA SILICON VALLEY: PROGRAMMATRICI, PR SUPERTATUATE, EROINE 2.0 NASCOSTE E SOTTOPAGATE - OGNUNA GUADAGNA LA META’ DI UN UOMO, SE FANNO COPPIA E’ UN DISASTRO ECONOMICO

In 1.200 si sono riunite al “Castro Theater”, storico epicentro della cultura gay maschile. L’evento è stato sponsorizzato da tutte le aziende che contano da “Amazon”a “Google”, da “eBay”a “Facebook”. Cominciano a capire che a contare è il valore della persona, non il genere...

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Taylor Hatmaker per “Daily Dot”

 

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Le lesbiche sono le eroine non riconosciute dell’industria tecnologica. Per ogni “brogrammer” (programmatore macho) c’è una programmatrice lesbica, nascosta e sottopagata. Sono emerse per il “Lesbians Who Tech Summit”, il primo evento del genere tenuto a San Francisco. Normalmente si incontrano nei bar, stavolta hanno scelto di rendersi visibili e di riunirsi al “Castro Theater”, storico epicentro della cultura gay maschile. Si sono presentate in 1.200, tra lesbiche, queer e nuovi tipi tecnologici come le esperte di start up e le PR tatuatissime. Alla fine del primo giorno, sul palco c’è stata anche una proposta di matrimonio. L’evento è stato sponsorizzato da grandi aziende, quasi tutte quelle che contano le settore tech: “Amazon”, “Google”, “Indiegogo”, “eBay”, “Snapchat”, “Intel”, “Facebook”, “Twitter”.

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E’ stata una conferenza a tutti gli effetti, si è parlato di leggi sulla privacy ma anche di come infrangere il “broCode”, il codice maschile, e dell’ostilità del settore verso le trans. La star (lesbica) del tech Kara Swisher ha intervistato Marc Benioff, il CEO di “Salesforce”, che ha avuto il suo momento d’oro. Quando gli è stato domandato il motivo per cui i tizi bianchi della cultura tecnologica scelgono sistematicamente di fregarsene del rispetto della diversità, Benioff ha risposto: «Non fa parte della loro coscienza. Con loro ho battuto per anni sulla questione, finché non mi hanno più invitato alle feste».

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Le grandi aziende erano entusiaste di partecipare. Gli sponsor sono “queer-friendly” perché molte loro impiegate sono “queer” e in alto cominciano a capire che a contare è il valore della persona, non il genere. Gli alleati sono i benvenuti per la causa, ma non sono immuni alle critiche. Ad esempio lo sponsor di “Walmart” ha fatto storcere la bocca. L’anno scorso ci fu lo scandalo “GitHub”, con accuse di sessismo e molestie, e, per farsi perdonare l’azienda ha letteralmente aperto le porte al “Lesbians Who Tech”, trasformando i suoi uffici in un club “queer”.

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Le cose vanno cambiate. Le donne della Silicon Valley guadagnano 49 centesimi per ogni dollaro guadagnato da un uomo, meno della metà. Se due donne formano una coppia, la situazione economica diventa drammatica.

 

 

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