Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
gotti tedeschi jpegLe gestione dei conti dello Ior doveva «seguire le regole fissate dalla società di revisione Deloitte che era nella lista dei consulenti», ma a luglio del 2011 «la collaborazione fu interrotta perché all'interno del board furono avanzate critiche sui costi richiesti dalla società». Ettore Gotti Tedeschi torna a rispondere alle domande dei magistrati e conferma quanto scritto nel memoriale che «se dovesse succedermi qualcosa» doveva essere consegnato a tre amici, ma soprattutto al Papa.
TARCISIO BERTONEDura quattro ore il nuovo interrogatorio di fronte ai pubblici ministeri romani che indagano su presunte operazioni di riciclaggio effettuate attraverso conti dello Ior.
E si concentra su quelle duecento pagine di e-mail, lettere e appunti che ricostruiscono i suoi due anni e mezzo trascorsi al vertice dell'Istituto opere religiose. Ma anche sulla selezione dei quarantasette faldoni posti sotto sequestro per ordine della procura di Napoli che la scorsa settimana aveva fatto eseguire una perquisizione nell'ufficio e nell'abitazione dell'ex presidente dell'Istituto opere religiose e li ha trasmessi poi a Roma per competenza.
Nel memoriale Gotti Tedeschi ricostruisce lo scontro sulla legge antiriciclaggio e di fronte ai magistrati illustra i documenti, che ha allegato al memoriale, spediti al cardinale Tarcisio Bertone, al cardinale presidente dell'autorità di vigilanza Attilio Nicora e al direttore generale Paolo Cipriani con il quale, come dimostra una lettera mandata proprio a Bertone, era in forte contrasto. Poi ricorda che JPMorgan decise di chiudere i rapporti con lo Ior «non avendo ricevuto dall'Istituto le informazioni richieste».
GIUSEPPE-PIGNATONELa sua versione non cambia: «Fu Benedetto XVI a volere la legge antiriciclaggio per adeguare la Santa Sede e lo stesso Ior agli standard europei di trasparenza, ma ci sono state resistenze quando si è trattato di passare agli aspetti interpretativi della normativa, soprattutto sulla retroattività della legge e sulla possibilità quindi di applicarla ai casi precedenti al primo aprile 2011, data di entrata in vigore».
La collaborazione di Gotti Tedeschi viene ritenuta preziosa, soprattutto alla luce delle nuove verifiche avviate dopo l'invio di oltre dieci segnalazioni da parte dell'Uif, l'Ufficio di analisi finanziaria della Banca d'Italia. Relazioni che riguardano il passaggio di denaro di provenienza illecita su depositi aperti da preti e suore.
Il sospetto è che sia servito a «ripulire» le somme e su questo il banchiere che ha guidato lo Ior per oltre due anni può fornire indicazioni utili anche perché lui stesso è indagato insieme al direttore Paolo Cipriani per riciclaggio per la movimentazione di 23 milioni che furono messi sotto sequestro proprio dai magistrati romani e restituiti soltanto al termine dei controlli.
papa benedetto a milanoQuanto delicata sia questa fase dell'istruttoria lo dimostra la scelta del procuratore Giuseppe Pignatone di partecipare all'interrogatorio condotto dall'aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Rocco Fava.
Del resto la scelta del banchiere di collaborare con gli inquirenti ha provocato agitazione all'interno del Vaticano, tanto che venerdì scorso è stato diramato un comunicato per sottolineare «la massima fiducia nell'autorità giudiziaria italiana affinché le prerogative sovrane riconosciute alla Santa Sede dall'ordinamento internazionale siano adeguatamente vagliate e rispettate». Ma anche per evidenziare di aver «appreso con sorpresa e preoccupazione le recenti vicende in cui è stato coinvolto il professor Gotti Tedeschi».