‘STO REFERENDUM NON S’HA DA FARE – È SEMPRE PIÙ PROBABILE CHE LA CONSULTAZIONE SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI PREVISTA PER IL 29 MARZO SARÀ RINVIATA – IL GOVERNO VORREBBE CONVINCERE I GOVERNATORI A FARE UN UNICO ELECTION DAY A MAGGIO, CHE ACCORPI ANCHE REGIONALI E COMUNALI. SI RISPARMIEREBBERO ANCHE 300 MILIONI (BUTTA VIA…)

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Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

luigi di maio strappa le poltrone in piazza montecitorio flash mob m5s per il taglio dei parlamentari luigi di maio strappa le poltrone in piazza montecitorio flash mob m5s per il taglio dei parlamentari

La decisione non è ancora ufficiale. E dovrà essere condivisa con le opposizioni. Ma a meno di ripensamenti dell'ultimo momento, domani o la prossima settimana il Consiglio dei ministri deciderà, causa epidemia da coronavirus, il rinvio del referendum confermativo del taglio dei parlamentari previsto per il 29 marzo. «Aspetteremo fino all'ultimo giorno per decidere il rinvio e lo faremo sulla base della situazione sanitaria», ha detto il premier Giuseppe Conte durante il vertice con i capigruppo di maggioranza e opposizione.

 

votazione per ddl costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari 1 votazione per ddl costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari 1

Una volta deciso il rinvio, il governo proverà a convincere i governatori di Toscana, Campania, Liguria, Marche, Puglia e Veneto a svolgere le elezioni regionali lo stesso giorno di maggio. Domenica 17 o 31. Per così celebrare, in un solo election day, anche le comunali in programma a Venezia, Trento, Bolzano, Macerata, Agrigento, Matera, Chieti, Arezzo, Reggio Calabria, Mantova, etc. L'accorpamento garantirebbe un risparmio di oltre 300 milioni di euro.

GIUSEPPE CONTE AL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE GIUSEPPE CONTE AL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

 

Lo slittamento del voto referendario fa gola ai grillini, in quanto porterebbe al voto più elettori a favore del sì, e piace a Conte e alla maggioranza rosso-gialla perché - in considerazione del fatto che poi dovranno essere ridisegnati i collegi elettorali (i parlamentari scenderanno da 945 a 600: 400 deputati e 200 senatori) - chiuderebbe la finestra elettorale di autunno. Dunque, le eventuali elezioni anticipate, finirebbero alla primavera del prossimo anno. «E molto probabilmente», sostiene un esponente di alto rango della coalizione, «si andrebbe anche più in là, visto che nel 2022 ci sarà da eleggere il nuovo capo dello Stato».

 

taglio parlamentari taglio parlamentari

In sintesi: «Sarà quasi inevitabile arrivare al 2023, termine naturale della legislatura». Dietro il rinvio c'è però una ragione più nobile: permettere ai cittadini del Nord, sotto assedio dal coronavirus, di poter essere informati sulle ragioni del voto referendario. «A questo punto è quasi impossibile svolgere la consultazione», afferma il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro, «in metà del Paese infatti non si può fare la campagna elettorale a causa dell'epidemia».

 

IL DUBBIO

GIUSEPPE CONTE NELLA VIGNETTA DI FRANK GIUSEPPE CONTE NELLA VIGNETTA DI FRANK

La pensa allo stesso modo il costituzionalista dem Stefano Ceccanti che tifa per l'election day: «Qualora si decidesse di rinviare, mi sembra difficile non accorpare con le regionali perché altrimenti in molte località a poche settimane di distanza le urne si aprirebbero tre volte: primo turno amministrative con regionali, secondo turno amministrative e referendum».

 

Stefano Ceccanti Stefano Ceccanti

«Peraltro», aggiunge Ceccanti, «non esiste nessun divieto di accorpamento per i referendum confermativi. Ce n'è solo uno per gli abrogativi, ma riguarda solo le elezioni politiche». Resta un'alea di dubbio solo su quando verrà presa la decisione. C'è chi, nel governo, vorrebbe attendere la settimana prossima per valutare l'evoluzione dell'epidemia (sabato scadono i 14 giorni dall'istituzione della zona rossa al Nord). Ma come affermano nell'entourage di Federico D'Incà, ministro per i rapporti con il Parlamento, «arrivare alla prossima settimana vorrebbe dire giungere troppo a ridosso del voto del 29 marzo». Non a caso D'Incà ieri mattina ha messo a verbale: «Per ora il referendum è confermato, ma questa è la settimana per decidere se confermarlo o spostarlo a maggio insieme alle elezioni regionali. Decidiamo entro giovedì. Certo si deve dare la possibilità che ci sia campagna informativa dovunque, anche nelle zone rosse».

 

DONNA CON LA MASCHERINA A MILANO DONNA CON LA MASCHERINA A MILANO

Immediata la reazione della fondazione Einaudi: «Apprendiamo con viva preoccupazione la notizia su una decisione del governo entro giovedì. Vi è l'obbligo politico, morale e istituzionale di consultare i promotori. Se il governo non lo facesse sarebbe un grave sgarbo». Ancora: «Qualora il rinvio dovesse comportare l'accorpamento del referendum alle elezioni regionali, i nostri costituzionalisti e gli avvocati sono già al lavoro per valutare tutti i possibili ricorsi. Infatti al danno della mancata assicurazione di adeguata informazione attraverso i media, si aggiungerebbe la beffa di un referendum che sarebbe inevitabilmente travolto nell'agone della battaglia tra i partiti». Di parere opposto il comitato promotore guidato dai senatori Cangini, Nannicini, Pagano che, appunto, sollecita il rinvio. Ma solo di un mese, per evitare l'election day.

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