Simone Canettieri per “il Messaggero”
«Bene, d'ora in poi, nei due anni che mi dividono dalla fine della mia esperienza, avrò le mani libere». Virginia Raggi con i collaboratori più stretti ha analizzato con poche frasi, stando attenta a non alimentare polemiche inutili, la svolta del M5S annunciata da Luigi Di Maio. Quella cioè del «mandato zero» che consentirà ai consiglieri comunali un terzo giro, ma che allo stesso tempo la fa fuori da qualsiasi altra esperienza politica elettiva.
«Una norma ad personam contro Virginia», si sfoga un assessore di punta. «Una mossa - aggiungono gli esponenti M5S più vicini a Raggi - per non permetterle di ricandidarsi come sindaca, ma anche soprattutto come parlamentare. Perché? E' troppo ingombrante: ha una potenza mediatica e social pari se non superiore a quella di Grillo e Di Maio. Scusate: secondo voi a Berlino conoscono più Virginia o Luigi? E a New York?».
Consapevolezze, vittimismi, complottismi, ma anche una buona dose di ironia. Alla buvette del Campidoglio consiglieri e assessori scherzano al bancone così: «Allora, per noi tre caffè, ma il primo vale zero, quindi ne paghiamo due...». Il moto dunque è ondulatorio. Raggi ufficialmente dice poche parole, con il contagocce. E ai cronisti che le chiedono del «mandato zero» risponde così: «È una domanda che più o meno mi fate da tre anni. Siete coerenti e anche io nella risposta: non sono minimamente interessata al tema poltrone, pensiamo a lavorare».
LA SVOLTA
Per questo è più interessante il riferimento alle «mani libere» che d'ora poi avrà l'inquilina del Campidoglio, la prima donna sindaco della Capitale. Di sicuro, si affrettano a spiegare gli esegeti del pensiero raggiano, la svolta sarà nei confronti degli «uffici comunali che spesso non rispondo agli input». Ma chi la conosce conferma che d'ora in poi sarà più libera anche nei rapporti con il M5S e di riflesso con il governo.
Per Raggi dunque si prospetta un ruolo da battitrice libera. Meno grillina e più istituzionale. Diventerà una spina nel fianco di Di Maio? Questo è presto per dirlo, ma non è difficile immaginare che dopo «il tana libera tutti» certe liturgie sono destinate a cambiare con il mondo pentastellato.
Sono questi i riflessi di un divorzio politico che da qui al 2021 è destinato ad acuirsi. «Ora tutti a lavorare per il rush finale: sarà la storia a giudicarmi», dice ancora Raggi nelle riunioni ristrette citando, forse senza volerlo, Fidel Castro. Rimane da capire come impiegherà il suo tesoretto, quello che secondo molti in Campidoglio preoccupa più di tutti i vertici del M5S: un seguito da 1 milione di amici su Facebook, numeri che l'hanno eletta la sindaca più social del mondo.
Se la Roma grillina tutto sommato è rassegnata a un triste, solitario y final, a Torino dove lo stop vale anche per Chiara Appendino l'hanno presa diversamente. Per via anche del caso Tav che rischia di terremotare la giunta. La prima cittadina, prediletta di Di Maio, commenta: «Credo che le regole debbano essere valutate non ad personam, ma in base a quello che è lo spirito del Movimento». Che sta cambiando sempre di più i rapporti e le traiettorie personali di tanti protagonisti.