JACOPO IACOBONI per la Stampa
giuseppe conte al compleanno di goffredo bettini 1
E alla fine, Bettini parlò. Rivolgendosi alla direzione nazionale del Pd, anche colui che era stato in pratica l’inventore del ruolo di Conte come «punto di riferimento fortissimo dei progressisti» (l’espressione però fu, come noto, di Zingaretti), prende sia pur garbatamente le distanze dall’avvocato del popolo.
«Ho molto apprezzato – dice Bettini – la condotta ferma ma ragionevole e unitaria di letta per evitare la crisi. Nelle mie possibilità gli ho dato una mano con lealtà e disciplina per supportare al meglio il suo sforzo. L'esito finale, purtroppo, è stato un danno grave per il paese. Frutto anche di una scelta sbagliata di un nostro alleato, Giuseppe Conte».
Bettini invita sì Enrico Letta a non appiattirsi esclusivamente sulla cosiddetta «agenda Draghi» – cosa che peraltro il segretario Dem ha già chiarito di non voler fare, tenendo invece insieme eredità di Draghi e questione sociale –, ma non difende più a tutti costi Conte, sebbene lo chiami «un nostro alleato». «Sappiamo – dice Bettini – che il governo Draghi si è svolto nel nome dell'emergenza, come fatto eccezionale e irripetibile, con una necessaria riduzione della sovranità dei partiti. Non dobbiamo affrontare, come da più parti ho sentito dire, la campagna elettorale come meccanico proseguimento di quella esperienza, agenda Draghi e basta, Draghi premier. Dobbiamo, invece, mettere in campo una nostra proposta al Paese per il suo futuro».
GOFFREDO BETTINI GIUSEPPE CONTE ARRIVANO ALLA CAMERA ARDENTE DI SASSOLI
Non si può chiedere al teorico del “campo largo” -che pare ormai definitivamente tramontato – di sposare entusiasticamente il dialogo con Calenda, anzi: «verificare bene il rapporto con il patto repubblicano di Calenda. Ci sono differenze molto grandi di impostazione programmatica tra il Pd e Calenda, di fondo. Il problema emerge maggiormente se si parla di spirito costruttivo e di veti, Calenda si è posto come giudice di ogni singola forza o personalità politica italiana». Ma adesso anziché evocare l’avvocato del popolo, Bettini parla della sinistra, e nomina altre figure: la presenza di Calenda, sostiene, «impedisce l'alleanza con la sinistra di Fratoianni, che nei sondaggi sta poco sotto Calenda».
GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI
I toni comunque sono sembrati più abbacchiati, riferiscono fonti democratiche. Lontani i tempi in cui un avvocato ancora premier correva a festeggiare Bettini alla sua festa di compleanno, in una Roma che lo coccolava trasversale. Il 19, collegandosi dalla Thailandia, Bettini aveva convintamente difeso Conte, chiamandolo per nome: «Cari compagni, ho preferito in questo periodo non rilasciare dichiarazioni pubbliche per non essere strumentalizzato. Posso dire a proposito di quanto sta accadendo ora in Italia che sarebbe un errore sottovalutare le istanze portate da Giuseppe: il governo non può cadere sull'agenda sociale». Poi qualcosa di tragico è successo: il governo è caduto proprio a causa di un asse tra chi sollevava l’agenda sociale (Conte) e quello che doveva essere l’avversario comune, Matteo Salvini.
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