Stefano Mannoni per Mf - Milano Finanza - Estratti
Provare a iniettare un po' di razionalità nel discorso pubblico sulla guerra in Ucraina non è operazione semplice allorquando si ascolta il presidente francese Emmanuel Macron ventilare l'invio di truppe della Nato sul territorio di quella repubblica. Eppure lo sforzo deve essere compiuto tanto sul piano delle valutazioni militari che di quelle, diciamo, più filosofiche.
Alle prime viene in soccorso Foreign Affairs, che in una serie di articoli afferma quello che più modestamente avevamo segnalato mesi fa senza ricevere molto ascolto. Ossia, innanzitutto, che la difesa in profondità di cui i russi sono maestri non è facilmente espugnabile con mezzi tecnologicamente superiori. In secondo luogo, che i russi commettono gravi errori, ma da questi imparano presto. Organizzando per esempio le unità di battaglione in modo olistico e integrato così da aumentare mobilità e potenza di fuoco.
La conclusione rassegnata cui è giocoforza approdare è che i russi allo stato attuale non solo possiedono l'iniziativa strategica, ma dispongono anche di una notevole versatilità tattica. Tranne prospettare un notevolissimo maggiore coinvolgimento della Nato nelle operazioni belliche in Ucraina, il futuro per la stessa non è roseo. E veniamo qui al secondo ordine di riflessioni, diciamo più di sistema.
A stimolarle è l'ultimo libro, appena apparso da Gallimard, di Emmanuel Todd, ben noto e controverso intellettuale francese che ha preso letteralmente il toro per le corna. Il titolo? La défaite de l'Occident, nientemeno!
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Ed è propria questa falsa sicurezza nichilista che ha indotto gli Stati Uniti e l'Europa a scegliersi un nemico per compattare la propria fragile identità, mettendo in condizione Vladimir Putin di compiere la scelta quasi obbligata di raccogliere la sfida. Era il 2007 quando Putin avvertì la Nato di non procedere con l'accorpamento dell'Ucraina nel suo seno. L'avvertimento fu ignorato da una leadership occidentale solo apparentemente coesa: i tedeschi seguirono in modo riluttante gli americani su questa strada.
E ora ci troviamo con la Russia che è sostenuta in modo diretto da buona parte dei paesi che non si riconoscono nei valori e nella egemonia arrogante dell'Occidente. E la Nato pericolosamente esposta su un conflitto che rischia di vederla da un momento all'altro cobelligerante. Non è giunto il momento allora di far parlare la diplomazia e non i cannoni?