1. MACRON, ASSALTO A SINISTRA «DESTITUIRE IL PRESIDENTE»
Francesco De Remigis per “il Giornale” - Estratti
Nel caos francese c'è anzitutto da capire se Emmanuel Macron stia davvero dando la caccia a un premier, a cui dare l'incarico di formare un governo, o se piuttosto non stia cercando di evitare a tutti i costi che il suo centro perda influenza sotto la sua presidenza, costringendo un esecutivo dimissionario ormai da 42 giorni ad assistere a un inedito spettacolo Oltralpe: e chi invece ha preso più voti alle elezioni da lui stesso convocate a restare alla finestra.
Il giallo si è arricchito ieri di un nuovo, duplice, giro di roulette. Seconda tornata di consultazioni. Con esclusioni illustri indicate dal presidente stesso. Niente estrema sinistra della France Insoumise all'Eliseo, né la destra Rn. Escluso perfino Eric Ciotti, l'alleato dei lepenisti allontanato dai Républicains, pur restandone presidente, che ieri ha proposto di piazzare nella Costituzione un tempo massimo di 15 giorni per un governo dimissionario: per uscire dalla «paralisi».
emmanuel macron voto per le elezioni legislative
(...) la France Insoumise ha azionato un'altra mina: per non perdere il pallino della primazia conquistato alle urne con gli alleati, ha chiesto la destituzione del presidente per colpe gravi, annunciando una mozione parlamentare alla riapertura dell'Assemblée il 1° ottobre. Per il 44 per cento dei francesi è una buona idea. Ma non ci sono i numeri: come non ci sono per un governo Castets. E allora? Piazza. Perché, spiega il patron dei comunisti Fabien Roussel, «abbiamo un presidente che contesta il risultato delle urne un po' come fece Trump negli Stati Uniti».
In strada il 7 settembre. Sì dei verdi, che parlano di «deriva illiberale» di Macron. I socialisti in parte si smarcano, tenendo un canale aperto col centro ma senza rompere l'alleanza. Associazioni, ong e sindacati che sostengono ancora il Nuovo fronte popolare preparano invece le bandiere e restano uniti: Castets a Matignon. O piazza. Pallottoliere alla mano, lunedì Macron aveva escluso per la prima volta un governo della gauche, anche senza mélenchoniani. «I lavori continuano», ha detto ieri. Ma il nome del premier non è più l'enigma. Piuttosto il comportamento del presidente. E il tic tac per la legge di bilancio.
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2. “MACRON ANTIDEMOCRATICO: LO STALLO È SOLO COLPA SUA”
Luana De Micco per “il Fatto quotidiano” - Estratti
I francesi sono chiamati a mobilitarsi e a scendere nelle strade il prossimo 7 settembre per difendere la democrazia in Francia, dopo che Emmanuel Macron ha respinto l’ipotesi di costituire un governo di sinistra guidato da Lucie Castets, la candidata premier del Nuovo fronte popolare, arrivato in testa alle legislative anticipate di luglio.
L’appello è stato lanciato da tutte le formazioni dell’alleanza di sinistra, escluso il partito socialista, che per il momento si è tenuto fuori. Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, ha denunciato il “colpo di mano” di Macron: “Il presidente sta mettendo in serio pericolo la democrazia rifiutandosi di accettare i risultati delle urne”, ha scritto Lfi in un comunicato, chiedendo a “forze politiche, sindacali e associative impegnate nella difesa della democrazia” di unirsi alla mobilitazione. Delle organizzazioni giovanili hanno già risposto che il 7 ci saranno.
Il comunista Stéphane Roussel non ha esitato a paragonare Macron a Donald Trump, candidato alla Casa Bianca per la seconda volta, che, come lui, “contesta i risultati delle elezioni”. L’ecologista Marine Tondelier ha denunciato la “deriva illiberale” di Macron: “Se fosse stato un presidente di estrema destra a comportarsi in questo modo per sei settimane, si sarebbe gridato allo scandalo”, ha detto.
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Luc Melenchon festeggia in piazza manuel bompard jean luc melenchon rima hassan