Estratto dell’articolo di Francesco Bechis per "il Messaggero"
Prima furti, stupri, rapine. Poi, solo poi, i reati contro la Pubblica amministrazione. Corruzione, concussione, turbative d'asta. Cresce il pressing di Forza Italia per una riforma della giustizia delicatissima sul piano politico. Indicare ai pubblici ministeri una lista di "criteri prioritari" da seguire nella conduzione delle indagini. Ridurre la discrezionalità delle procure sui casi da affrontare. Dando la precedenza ai reati di "allarme sociale" e di violenza contro la comunità, rispetto ai cosiddetti reati dei "colletti bianchi".
SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI
È un nodo intricatissimo, la legge sulla priorità dell'azione penale. Ma non si può rimandare all'infinito e per questo, su input del Parlamento, a via Arenula si inizia a mettere testa a una bozza. Del resto, il refrain della compagine forzista che su questo provvedimento ha tutta l'intenzione di mettere la firma, la riforma è esplicitamente richiesta per attuare la legge Cartabia, [...]
La materia, politicamente parlando, è nitroglicerina pura. Perché senza i dovuti accorgimenti rischia di risultare in un'invasione di campo delle competenze dei giudici. Il Csm si è già espresso contro in passato e l'azione penale è un terreno scivolosissimo presidiato da vicino dal Quirinale, che ha chiesto e ottenuto dal governo Meloni di non toccare l'obbligatorietà dell'azione penale in Costituzione.
Fatto sta che la riforma si farà. Lo ha confermato lo stesso Nordio nell'intervista rilasciata al Messaggero questa domenica: l'azione penale «resterà obbligatoria, con criteri di priorità che sono stati in parte già definiti dalla Cartabia», ha spiegato il Guardasigilli, «è bene che siano omogenei, per evitare una confusione nei vari indirizzi investigativi delle singole procure».
Ma cosa dice la legge Cartabia sul punto? «Gli uffici del pm, per garantire l'efficace e uniforme esercizio dell'azione penale, nell'ambito dei criteri generali indicati dal Parlamento per legge, individuino criteri di priorità trasparenti e predeterminati da indicare nei progetti organizzativi delle Procure della Repubblica, al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre».
Ricapitolando, i passaggi chiave sono due: i criteri devono essere "trasparenti" e a indicarli dovrà essere il Parlamento con una legge. Ebbene, qualcosa si è mosso in questa legislatura, nel centrodestra. Al Senato in Commissione Giustizia è depositata da mesi una proposta di legge a prima firma del forzista Pierantonio Zanettin e co-firmata dalla leghista Erika Stefani.
La legge propone di inserire nel Codice di procedura penale un nuovo articolo, il 3-ter, per indicare tre criteri di priorità che i Pm dovranno seguire «nella trattazione delle notizie di reato». Quali? Il primo: «la gravità dei fatti, anche in relazione alla specifica realtà criminale del territorio e alle esigenze di protezione della popolazione». L'invito è dunque a dare precedenza a reati della criminalità organizzata così come alla criminalità comune: furti, rapine, stupri.
Il secondo criterio: concentrarsi sulle indagini a «tutela della persona offesa in situazioni di violenza domestica o di genere e di minorata difesa». Dunque il terzo: «L'offensività in concreto del reato, da valutare anche in relazione alla condotta della persona offesa e al danno patrimoniale e/o non patrimoniale ad essa arrecato».
L'impressione, accusano le opposizioni, è che la proposta del partito berlusconiano istituisca uno "scudo" penale per i reati dei colletti bianchi. [...]
sergio mattarella - intitolazione della sede del Csm a Vittorio Bachelet