Anna Guaita per “il Messaggero”
Uno dei primi atti presidenziali di Donald Trump fu di uscire dall'accordo commerciale Tpp (Trans Pacific Partnership). Ideato dal suo predecessore allo scopo di unire le economie asiatiche e americana in funzione anti-cinese, la Tpp era comunque poco popolare e nessuno si lamentò molto. Ma quell'uscita non era che un assaggio.
I NEMICI
Da allora Trump è entrato in una vera guerra fredda. Non c'è quasi mese senza che non annunci l'abbandono di un trattato, o una protesta contro un'ente internazionale. Tre settimane fa ha deciso l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo internazionale Cieli Aperti, due settimane fa ha confermato l'abbandono dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, e ieri è entrato in uno scontro legale con la Cpi, la Corte Penale Internazionale, rigettandone l'operato.
La Cpi ha aperto un'indagine sui crimini di guerra compiuti in Afghanistan dopo l'invasione del 2001. Nel mirino possono esserci sia i talebani, sia i membri degli eserciti invasori. Ma invece di reagire collaborando, o magari cercando di negoziare un trattamento a parte per le forze Usa (come spesso succede in simili casi) Trump ha attaccato imponendo sanzioni economiche contro i funzionari che si riveleranno «direttamente coinvolti in qualsiasi sforzo per indagare o processare personale americano senza il consenso degli Usa». E' opinione del presidente che la Cpi «continui a inseguire indagini politicamente motivate» sia contro gli Usa che Israele. Allarmata e immediata la reazione dell'Alto Rappresentante della Ue, Josep Borrell, per il quale piuttosto la Cpi « gioca un ruolo chiave per garantire la giustizia e la pace».
Lunghissimo l'elenco degli accordi che Trump ha rinnegato o delle organizzazioni da cui è uscito, per non parlare poi di quelle con cui è semplicemente in disaccordo, come la Nato o le stesse Nazioni Unite.
L'ITER
Citiamo solo i passi indietro più importanti e definitivi: dopo la Tpp, è stata la volta dell'Accordo di Parigi sull'ambiente. L'anno seguente, il 2018, ha visto gli Usa uscire dall'accordo sul nucleare iraniano, oltre che da tre Agenzie dell'Onu, l'Unesco, lo Human Rights Council e l'United Nations Population Fund.
Nel settembre del 2019, Trump ha completato l'uscita dall'Inf, l'Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, l'accordo nucleare con Mosca, in vigore dal 1987. E ancora non è chiaro che posizione vorrà assumere in vista dello scadere del New Start, l'accordo Usa-Russia sulle testate nucleari. Il presidente vuole che l'accordo si allarghi a includere la Cina, la quale finora ha risposto negativamente. L'inviato per i negoziati, Marshall Billingslea, ha solo confermato che è stata fissata una data per l'incontro con i russi. L'inizio quindi non promette bene.
La Casa Bianca ha spiegato le sue azioni lanciando accuse di corruzione, o di pregiudizio anti-americano o anti Israele, o mancanza di trasparenza ed efficacia. Trump, e il suo ministro degli Esteri Mike Pompeo, continuano ad esempio ad accusare l'Oms di essere stata inetta e poco trasparente nel gestire la pandemia e di aver coperto la Cina, a sua volta colpevole di aver ingannato il mondo sulla gravità del coronavirus.
Nell'America di Trump, da settimane il paese più malato del mondo, i contagi però sono tornati ad aumentare in almeno 21 Stati, soprattutto in quelli che avevano seguito la politica di riapertura presidenziale. Spaventoso il numero delle vittime, 113mila, che secondo uno studio dell'Università di Washington potrebbero balzare a 170mila entro il primo ottobre. «Non è finita, siamo ancora all'inizio» ha invano ammonito Anthony Fauci.