Antonio Riello per Dagospia
Se William Shakespeare vivesse/scrivesse nell'Inghilterra di oggi, ai nobili dubbi di Amleto avrebbe probabilmente aggiunto anche che atteggiamento avere verso 'sta nefasta Brexit.
Il Primo Ministro, Rishi Sunak, sfidando lo zoccolo duro dei conservatori più biliosi verso l'Unione Europea (Boris Johnson, Michael Grove, Jacob Ress-Mogg, David David, Liam Fox ed altri personaggi minori) ha proposto una soluzione alla questione più intricata (e fino a qualche giorno fa apparentemente insolubile): lo status dell'Irlanda del Nord.
L'accordo, frutto di un laborioso negoziato, ha sbloccato una accesa conflittualità che durava dal giorno dopo l'infausto referendum (24 Giugno 2016). I territori dell'Irlanda appartenente al Regno Unito (con capitale Belfast) sono stati in uno stato di "irregolarità giuridico-amministrativa di carattere doganale" fin dall'applicazione dei protocolli del 31 Gennaio 2020. Il fatto è che quella che un tempo era una enclave a forte maggioranza protestante (i famosi "Orangisti") è diventata, in maniera progressiva e irreversibile, una terra di Cattolici che vedono il ricongiungimento con la Repubblica Irlandese un bersaglio, prima o poi, inevitabile.
ursula von der leyen e rishi sunak a londra
Di sicuro sono politicamente determinati a mantenere un legame privilegiato con i fratelli di Dublino. E' una semplice questione demografica (i Cattolici fanno più figli e sono quindi più numerosi, il che (in un sistema democratico) comporta ovvie conseguenza elettorali. La posizione dei precedenti governi (May, Johnson, Truss) non aveva trovato un compromesso per timore di perdere consenso tra gli (ormai pochi) elettori protestanti. Il governo di Theresa May era caduto proprio su questo scoglio.
In pratica il testo adesso approvato garantisce agli abitanti dell'Irlanda del Nord un regime doganale di tipo UE (fatte salve alcune piccole eccezioni). Esattamente quello che Bruxelles aveva sempre fermamente richiesto, senza far perdere però completamente la faccia a Downing Street (si parla enfaticamente di "linee rosse" e di "linee verdi"). In realtà la cosa è arrivata a buon fine anche perchè le alte sfere della UE hanno recentemente maturato un atteggiamento più morbido e flessibile nella trattativa (le emergenze geopolitiche hanno dimostrato ancora una volta la centralità militare e strategica in Europa degli "stramaledetti Inglesi").
Subito dopo la storica intesa, il disgelo è stato suggellato in pompa magna dall'incontro, al Castello di Windsor, tra Ursula von der Leyen e il nuovo monarca, Charles III. Forse è un caso (o forse no), ma hanno girato a lungo indiscrezioni che sostenevano che nel 2016 l'allora Principe di Galles non avesse una personale simpatia per il credo Brexista. Psicologicamente e diplomaticamente potrebbero aprirsi finalmente spazi per negoziare nuove forme di collaborazioni tra Regno Unito e Unione Europea. La lista è bella lunga: Università, Cooperazione Scientifica, Difesa, Migranti, ecc. ecc.
In verità tutti i Britannici (anche e soprattutto quelli che l'anno votata) sono delusi e scontenti dai problemi causati, direttamente e indirettamente, dalla Brexit. Molte persone anziane che l'avevano votata pensando di "limitare il numero di arabi che si aggirano nelle nostre strade" hanno capito (decisamente in ritardo) che non riguardava gli arrivi dai paesi Asiatici o Africani.
nigel farage all'europarlamento festeggia la brexit
Sì, il referendum è passato curiosamente anche per questa diffusa e assurda credenza. I danni più gravi sono stati per le Università e tutto il sistema di accoglienza direttamente correlato, per la Finanza (Londra ha visto erodersi il suo primato mondiale) e per molte attività commerciali e di ristorazione che hanno perduto la preziosa manodopera europea (efficiente, gentile e a basso costo) che le rendeva molto competitive. Problemi burocratico/doganali hanno reso in generale le merci più rare e costose. Le aziende Britanniche sono di fatto penalizzate nell'esportazione. Un disastro: le promesse dei vari Farage non sono state per niente mantenute e la qualità della vita si è (inutilmente) abbassata.
festeggiamenti per la brexit 11
Ascoltando per strada e nelle file le chiacchiere della gente si coglie un profondo scetticismo su questo sfigato "esperimento sovranista". Un sondaggio fatto recentemente dal quotidiano The Indipendent riporta che circa 2/3 dei Britannici vorrebbe ri-andare a votare per ri-entrare in Europa. Il Times quasi quotidianamente riporta opinioni critiche o di pentimento vario suIla questione.
I politici sono intimamente altrettanto critici ma pochi hanno il coraggio di rimettere in discussione apertamente "la solenne volontà del Popolo Britannico" (che comunque, poverino, ad un certo punto potrà pur cambiare idea...). Che questo accada soprattutto tra i Conservatori non c'è da meravigliarsi, anche se quello che ha fatto Sunak in questi giorni sfrutta evidentemente proprio una certa perplessità che si fa sempre più strada anche tra la compagine di governo. La cosa forse più strana/misteriosa è il quasi-silenzio del Partito Laburista sul tema: fin dall'inizio i quadri dirigenti hanno avuto un atteggiamento sostanzialmente ambiguo.
Se si voterà presto un contro-referendum è, per il momento, solo materiale per speculazioni di Fanta-Storia. Ma almeno un'inversione di tendenza ufficiale sembra apparire: meno ostilità, meno capricci imperiali, più collaborazione con il Continente.
file alle stazioni di servizio in gran bretagna 1
Nel frattempo, intanto, i cittadini Europei che vivono nel Regno Unito viaggiano con le valige piene zeppe di frutta e verdura.
C'è gente che con il pretesto di passare a salutare l'anziana mamma nel Continente fa il viaggio di andata/ritorno con bagaglio quasi tutti i fine settimana (vale anche per gli orfani). I carciofi Italiani, quelli belli e buoni, sono diventati oggetti super-ambiti, degni ormai di attenzione per i celebri battitori d'asta londinesi. E una nuova tipologia si sta affacciando sul prestigioso orizzonte delle nuove professioni anglosassoni: il contrabbandiere di verdura.
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