1.NUOVE PROTESTE DAVANTI CASA BIANCA E TRUMP TOWER NY
romney alla protesta black lives matter
(ANSA) - Non si fermano in America le proteste contro il razzismo e la polizia. Dopo le marce pacifiche di ieri, in serata migliaia di manifestanti sono di nuovo scesi in strada a New York e Washington. A Manhattan circa duemila persone si sono radunate a Columbus Circle davanti al Trump International Hotel al grido 'Throw him out', cacciatelo via, riferito al presidente Donald Trump. Nella capitale federale una grande folla si e' nuovamente ritrovata davanti alla Casa Bianca, ancora protetta da un muro di recinzioni e barriere.
Proteste anche ad Atlanta, mentre a Los Angeles un corteo di manifestanti si sta dirigendo verso il quartier generale della polizia. Gente in strada anche a Minneapolis.
2.FLOYD:ROMNEY TRA MANIFESTANTI CHE MARCIANO VERSO CASA BIANCA
(ANSA) - Il senatore repubblicano Mitt Romney, ex candidato alla Casa Bianca, è tra le circa mille persone che stanno marciando a Washington verso la Casa Bianca. "Bisogna trovare un modo per porre fine all'ingiustizia e alla brutalità e per rassicurare una volta per tutte la gente che la vita dei neri conta, come la vita di tutti", ha dichiarato Romney. Il senatore, notoriamente un forte critico di Trump, avrebbe fatto sapere - secondo quanto riportato dal New York Times - che a novembre non voterà per il tycoon.
romney alla protesta black lives matter
3.TRUMP RITIRA GUARDIA NAZIONALE MA VOLEVA 10.000 SOLDATI
Ugo Caltagirone per l'ANSA
'Law and Order': e' lo slogan che Donald Trump vuole trasformare nel mantra della sua campagna elettorale in questi cinque mesi che lo separano dal voto. Un richiamo all'ordine e alla legalità che il tycoon ripete ossessivamente in queste ore, all'indomani dell'ondata di manifestazioni in ogni angolo d'America contro il razzismo e la polizia violenta. Proteste pacifiche nel nome di George Floyd, come l'imponente marcia di Washington a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone e che il presidente su Twitter ha liquidato con poche parole: "Erano molti meno del previsto".
Trump ha quindi ordinato il ritiro degli uomini della Guardia Nazionale, chiamati per sostenere le forze dell'ordine nei giorni dei disordini: per il momento non servono piu' anche se, ha ammonito, "potrebbero tornare se necessario". Ma l'immagine di una Casa Bianca assediata e blindata e quella di un Paese in fiamme hanno per giorni fomentato la rabbia del presidente, fino a sfiorare uno scontro senza precedenti con il Pentagono e con i vertici militari.
scontro a lafayette park, washington
Trump infatti - secondo fonti bene informate - lunedi' scorso durante una drammatica riunione alla Casa Bianca si era spinto a chiedere con forza la mobilitazione di almeno 10 mila soldati per spegnere le proteste. Non solo a Washington ma anche nelle altre citta', a partire da York dove le manifestazioni sono degenerate in una vera e propria rivolta con vandalismi e saccheggi. A stoppare le bellicose intenzioni del presidente sono stati il segretario alla difesa Mark Esper e il capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Mark Milley.
Esper, dopo un duro confronto, alla fine ha messo a disposizione circa 1.600 militari nella regione di Washington, pronti a supportare in caso di necessita' i 5.000 uomini della Guarda nazionale gia' mobilitati. Ma il confronto piu' teso sarebbe stato quello col generale Milley, fortemente contrario all'intervento dell'esercito e a un'eventuale ricorso all'Insurrection Act, legge del 1807 che permette al presidente di schierare i militari all'interno del Paese a fini di ordine pubblico.
Un'ipotesi che il generale avrebbe bollato come "illegale", spingendolo ad allertare via telefono alcuni dei massimi responsabili del Congresso, come la speaker della Camera Nancy Pelosi, terza carica dello stato, e il leader dei senatori democratici Chuck Schumer. Ora in molti si interrogano sul futuro di Esper e Milley nell'amministrazione: potrebbero essere loro le prossime vittime delle ormai famigerate purghe del tycoon.
4.MINNEAPOLIS SCIOGLIE LA SUA POLIZIA, NEW YORK LE TAGLIA I FONDI
Federico Rampini per www.repubblica.it
mark esper parla con un militare
Minneapolis smantella la polizia. Altre città si preparano a tagliarle i fondi seguendo l'esempio di New York. Al decimo giorno di proteste per l'uccisione dell'afroamericano George Floyd da parte di un agente bianco, il primo risultato concreto di questo movimento è un'offensiva senza precedenti per ridimensionare e disciplinare i poteri considerati eccessivi delle forze dell'ordine. Accusati di razzismo sistematico, molti corpi di polizia ora subiscono conseguenze immediate e pesanti. Oltre agli agenti di Minneapolis già arrestati e incriminati per l'omicidio di Floyd, anche due agenti di Buffalo (New York) sono agli arresti per brutalità contro un dimostrante.
Sanzioni disciplinari, sospensioni, indagini si allargano in varie città d'America per abusi commessi proprio durante la repressione dei cortei di protesta. Il gesto più clamoroso viene dalla città dov'è stato ucciso Floyd. Il consiglio comunale di Minneapolis, con una maggioranza qualificata a prova di veto, annuncia lo scioglimento puro e semplice del suo Dipartimento di polizia.
Il provvedimento significa che gli agenti verranno ricollocati in una nuova forza di ordine pubblico, le cui regole, procedure e gerarchie vanno ridisegnate in toto. Non è solo un gesto simbolico, perché l'obiettivo è quello di arrivare ad una maggiore accountability, un sistema di regole in cui gli agenti debbano rispondere del loro operato ai cittadini. L'azione drastica di Minneapolis risponde con i fatti ad uno degli slogan più gridati nei cortei di protesta: "De-fund the police", togliete i fondi alla polizia. Il più celebre e il più potente dei corpi di polizia americani, il New York Police Department, subirà proprio questo: il sindaco Bill de Blasio ha annunciato tagli al bilancio delle forze dell'ordine, per dirottare una parte del loro budget (un totale di 6 miliardi di dollari annui) verso servizi sociali e aiuti ai giovani. Molte altre città americane stanno annunciando in queste ore che vogliono muoversi nella stessa direzione.
rep
"De-fund the police" sembrava uno slogan radicale, un'utopia fatta su misura per i tanti giovani che invadono le piazze. A gran velocità è diventato un programma di governo, a livello locale. Le forze di polizia infatti sono ovunque sotto la giurisdizione delle autorità locali, generalmente i sindaci; in alcuni casi gli stessi sceriffi sono cariche elettive (fanno eccezione le agenzie federali come Fbi, la polizia di frontiera o l'anti-terrorismo della Homeland Security, che tuttavia non hanno compiti di ordine pubblico né entrano in contatto quotidiano con le comunità dei cittadini).
Il movimento per 'depotenziare' le polizie tagliando i fondi dovrà vedersela con le Union: gli agenti sono uno dei pochi settori ad altissima sindacalizzazione. Il ruolo dei loro sindacati è finito sotto i riflettori anche in questi giorni. Le Union difendono strenuamente i loro iscritti, anche quando incriminati per reati gravi. I sindacati di polizia - e in generale del pubblico impiego - sono lobby elettorali potenti, con cui i sindaci dovranno fare i conti.
bill de blasio con la moglie e i figli 3