Alessandro Barbera e Ilario Lombardo per “la Stampa”
MAURIZIO LANDINI GIUSEPPE CONTE
La tregua è nei silenzi. Di Maurizio Landini, leader della Cgil, come di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria: uno controparte dell' altro, avversari per statuto, oggi irritualmente uniti dallo stesso sentimento di prudenza verso il governo, cauti anche loro di fronte alle piazze incarognite che manifestano contro il lockdown. Nulla però in queste ore è casuale. Le proteste sono il sintomo di una situazione al limite che ha fatto scattare l' allarme anche del Quirinale.
L' azione del Capo dello Stato non si è però limitata solo a una mediazione politica e istituzionale, portata avanti coinvolgendo le opposizioni e cercando una rapida soluzione con le Regioni ancora riluttanti ad assumersi la responsabilità della chiusura.
giuseppe conte sergio mattarella
L' intervento del Colle è stato più ampio, fatto con l' intenzione di prevenire che il conflitto sociale sfugga di mano e si trasformi in guerriglia. La tregua del governo con sindacati e Confindustria va inquadrata in questo contesto che, come ha ribadito la ministra dell' Interno Luciana Lamorgese al premier Giuseppe Conte, rischia di scivolare nel caos. Il sindacalista Landini e il capo degli imprenditori Bonomi non sono certo uomini che evitano le polemiche o due interlocutori facili o clementi nei confronti di Conte,
eppure nella catastrofe annunciata dalle nuove misure di confinamento la loro voce non si è aggiunta al frastuono politico di chi asseconda il legittimo terrore di commercianti, ristoratori, tassisti, operatori del turismo e via elencando tutte le altre categorie che sono tagliate fuori dai ristori automatici, dalla cassa integrazione Covid. In una parola: i non garantiti. Coloro che nell' imminenza delle chiusure previste nelle zone arancioni e rosse vedono assottigliarsi ogni speranza di sopravvivenza per la propria attività.
Ecco, in questa cesura tra chi, lavorando nel pubblico impiego o nelle grandi aziende private, è tutelato, e chi invece no, va cercata la spiegazione delle scelte che stanno dietro l' ultimo Decreto del presidente del Consiglio e della maggiore disponibilità che si percepisce dalle parti sociali.
Forse parlare di asse tra Conte, Landini e Bonomi è troppo, ma sicuramente c' è un patto tacito, nato dall' emergenza sanitaria, dalla necessità di non compromettere la pace sociale già profondamente messa a dura prova dal virus, e favorito dall' accordo che ha accontentato tutti sulla proroga del blocco dei licenziamenti fino a marzo 2021 e sulla Cig Covid gratuita per i datori di lavoro.
Per salvare gli autonomi le Regioni pretendono l' automatismo degli indennizzi, il governatore piemontese Alberto Cirio e il collega del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga vanno oltre e si spingono fino a chiedere la sospensione delle tasse per tutto il 2021.
Il decreto ristoro bis, che alla fine dovrebbe contenere su per giù due miliardi di euro aggiuntivi, prova a rispondere a queste richieste, ma soprattutto riflette le profonde paure che hanno fatto tentennare il capo del governo in queste ultime due settimane.
CARLO SANGALLI - CARLO BONOMI - GIUSEPPE CONTE
Anche di fronte all' insistenza degli scienziati o di ministri come Roberto Speranza e Dario Franceschini che chiedevano il blocco immediato e più esteso possibile, Conte ha indugiato. Le sue perplessità, il gioco di sponda con i renziani e i grillini, per chiudere di volta in volta il meno possibile lo hanno fatto apparire indeciso, ma dal suo punto di vista erano giustificati dai dati in ripresa dell' economia. Alla fine ha spuntato quanto ha potuto.
carlo bonomi foto di bacco (2)
Minimizzare i lockdown, concentrarli solo dove il contagio è fuori controllo, garantire l' apertura dei negozi fuori dalle zone rosse, tenere il coprifuoco ovunque alle 22 vuol dire permettere ai ristoranti di lavorare sull' asporto per salvare le cene agli italiani, e vuol dire non fermare i tassametri. Il resto verrà con una nuova e forte iniezione di liquidità, un nuovo scostamento di bilancio e una manovra finanziaria da ridisegnare.
GIUSEPPE CONTE MAURIZIO LANDINI