1 - TIMORI DI UN TESTA A TESTA. BERSANI: SBAGLIATO ATTACCARLO...
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
Il gruppo dirigente del Pd è spaventato. La forza d'urto di Matteo Renzi ha colto tutti alla sprovvista. «Potrebbe vincere lui», mormora ormai qualcuno. E a largo del Nazareno ci si interroga da qualche tempo su questa eventualità. «Ma non è possibile: il segretario del partito non può perdere», spiegava l'altro giorno il bersaniano Maurizio Migliavacca. «Anche perché così chiudiamo», chiosava più amaramente che ironicamente il franceschiniano Antonello Giacomelli.
DA LIBERO RENZI SI CUCINA BERSANIIl Pd trasuda dubbi e timori. Eppure Pier Luigi Bersani non sembra preoccupato: «Se perdo mi riposo», scherza con i collaboratori. Ma non ha intenzione alcuna di uscire sconfitto dalle primarie: «Sono agitati tutti - quelli dell'agenda Monti, i giovani turchi, gli antigiovani turchi - perché non sanno bene quello che ho in testa. Io sto solo aspettando che vengano scritte le regole per le primarie, che devono essere aperte, perché non possiamo dare l'impressione di chiuderci a riccio, e poi finalmente mi riterrò con le mani slegate».
RENZI-BERSANIRagiona così il segretario, con i fedelissimi (Vasco Errani in testa), e solo con loro, non perché non si fidi degli altri, ma perché vede che in tanti, troppi, temono di perdere terreno e ruolo. Tant'è vero che al Pd circola addirittura un'indiscrezione che vorrebbe Rosy Bindi tentata dalla candidatura alle primarie, nonostante prima dell'estate tutti i maggiorenti abbiano siglato un patto di non aggressione promettendo di non scendere in campo. Sarebbe un modo per non perdere peso nel Pd.
Rosy BindiIl leader non si nasconde dietro un dito, sente il nervosismo dei compagni di partito, però critica certi atteggiamenti: «È sbagliato attaccare Renzi». Lui, la "sua" campagna elettorale per le primarie non la immagina nel recinto del dibattito pro o contro il sindaco di Firenze: «Parlerò all'Italia, non mi farò incastrare sul rinnovamento. Le primarie sono una cosa seria e non basteranno gli effetti speciali o le trovate comunicative per vincerle».
Ma nonostante la tranquillità ostentata dal segretario, l'ultimo sondaggio che dà Bersani e Renzi testa a testa non fa dormire sonni tranquilli ai dirigenti del Pd. Del resto anche un'eventuale vittoria di misura del segretario - un 40 per cento a 35, per intendersi - preoccupa molti. E non c'è doppio turno che regga.
ROSY BINDI PIERLUIGI BERSANI EDARIO FRANCESCHINII segretari regionali hanno incontrato ieri il leader e hanno manifestato tutti i loro dubbi e timori. Renzi sta aggregando amministratori locali su amministratori locali. Quelli hanno i voti, i dirigenti periferici del partito ne hanno assai meno. Ma Bersani non si è mosso di un millimetro dalle sue posizioni: le primarie ci saranno perché rappresentano «un'occasione e non un rischio».
«Dobbiamo avere tutti coraggio: il Pd deve mettersi in gioco, io mi voglio mettere in gioco», ha spiegato ai suoi interlocutori. E poi ha aggiunto: «Per le sfide occorre avere le spalle larghe e noi dobbiamo dimostrare di avercele. Le primarie saranno un'ottima occasione per guardare gli italiani negli occhi, per far capire loro che cosa proponiamo.
C'è chi dice che la crisi è passata: non è così. La situazione è grave. Chiudono le imprese, le aziende e i negozi. Il Pd deve chiarire come intende agire su questo fronte. È questo che gli elettori ci chiedono: le nostre beghe non interessano nessuno. Il nostro compito - e le primarie possono aiutarci in questo senso - è un altro: quello di ridare credibilità e ruolo alla politica».
ENRICO LETTAIl timore del segretario in questi giorni non è quello di una possibile sconfitta nel duello con Renzi. È un altro il rovello che lo assilla. Riguarda le "secondarie", ossia le elezioni politiche della prossima primavera. Con i fedelissimi ne parla spesso: «C'è una parte importante dei poteri forti che non vuole che il Partito democratico governi. Non sottovalutiamo questi rischi. Non pensiamo di avere già la vittoria a portata di mano».
E Bersani non riesce a togliersi dalla testa il dubbio che i tentativi di sbarrare il passo al Pd passino anche per la legge elettorale. «C'è chi vorrebbe mandarci avanti per le lunghe - ragiona il segretario con i collaboratori - perché punta a farci esaminare la riforma sotto il ricatto di un colpo di mano. Però sia chiaro: non è che noi siamo disponibili a tutti i costi per qualsiasi sistema elettorale. Se mi presentano una riforma che non consente la governabilità, che non permette di sapere chi andrà al governo, io non ci sto».
2 - ZANICCHI: «TUTTE LE DONNE DEL PDL AMANO RENZI»...
Dal "Corriere della Sera"
Certo, Berlusconi resta l'unico uomo senza tempo: «Non lo tradirei mai». Ma a Iva Zanicchi, cantante ed europarlamentare pdl, Matteo Renzi «piace molto». E non solo a lei: «Anni fa tutte le donne di Forza Italia erano innamorate di Bertinotti, ora tutte le donne del Pdl amano Renzi», ha rivelato, ammettendo: «questo è un grandissimo guaio».
Già, perché se il primo cittadino di Firenze decidesse di «fare un nuovo partito, rischia di diventare il primo partito in Italia. Speriamo di no». Il principale sfidante di Pier Luigi Bersani alle primarie del centrosinistra, secondo Zanicchi, «ha una grande personalità, è un bravo sindaco, sa parlare alla gente ed anche un bell'ometto». E insomma: «Se alle primarie se votano gli iscritti del Pd vince Bersani, ma se sono aperte vince Renzi: piace alla gente». E alle donne pdl.