1. DALLE ACCUSE ALL’AIUTO CHIESTO A GENTILONI
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa"
giorgia meloni ursula von der leyen
Nella giornata dedicata prevalentemente all’immigrazione (per i problemi economici occorrerà aspettare oggi) Meloni ha dato poche e rassicuranti dichiarazioni di intesa in materia tra Italia e Ue. Ha però acquisito informazioni e dati che rendono ancora più drammatico il quadro economico che spingerà quasi sicuramente la Bce a decidere, non solo il nuovo aumento dei tassi di interesse da domani, ma anche altri di qui alla fine dell’anno[…].
L’Italia paga questa nuova ondata di rigore con un ritardo ormai insopportabile sul pagamento della terza rata del Pnrr, i 19 miliardi che avrebbero dovuto essere versati nelle casse dello Stato entro fine marzo e ancora non arrivano, oltre che con un’assoluta incertezza sulla quarta rata […].
PAOLO GENTILONI PASCAL DONOHOE CHRISTINE LAGARDE PIERRE GRAMEGNA
Siccome la Commissione paga solo al raggiungimento degli obiettivi, e poiché alcuni di questi […] non sono raggiungibili nei tempi richiesti, il ministro Fitto […] ha chiesto una mano al commissario per gli Affari Economici Gentiloni - lo stesso, sia detto per inciso, che la premier ha attaccato in Parlamento mercoledì - per verificare ancora una volta quali possano essere i margini di flessibilità in un meccanismo che finora non ha ammesso deroghe.
È la logica del “pacchetto” illustrata da Meloni, e che sottintende l’eventualità che alla fine anche il Mes, il meccanismo salva Stati, […] possa essere ratificato. Ma naturalmente un negoziato del genere potrebbe essere impostato con più facilità se Meloni nello stesso giorno non se la fosse presa con Lagarde e Gentiloni, pronunciando la sua arringa sugli interessi nazionali. Né ha giovato il nuovo Aventino della maggioranza in commissione ieri, in attesa che ne discuta l’aula della Camera. Dove quasi certamente la maggioranza chiederà un nuovo rinvio all’autunno.
2. MELONI A BRUXELLES ABBASSA I TONI MA IL DIKTAT DI ORBÁN BLOCCA IL VERTICE
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
giorgia meloni con paolo gentiloni
I leader sovranisti bloccano il consiglio europeo fino a tarda ora. Dicono no al patto sui migranti, vogliono cambiare le regole […]. Orban e Morawieski, presidenti di Ungheria e Polonia, alzano le barricate. Trattativa delicatissima, dai toni drammatici […], che spezza l’asse dei Conservatori. Perché Giorgia Meloni sta da un’altra parte. […]
Momenti di tensione all’interno di un summit nel corso del quale Meloni ha dato prova di un’improvvisa metamorfosi. Disponibile e sorridente, nel suo rassicurante tailleur color cipria, ha scelto il low profile. Sono già in archivio, a Bruxelles, i toni da comizio del giorno prima. Roma è lontana quando la premier si sottopone alle domande che precedono la riunione dei leader.
Lo fa addirittura due volte: va via e poi torna indietro per rispondere in inglese alla stampa straniera. Gli attacchi alla Bce sull’aumento dei tassi? Subito accantonati: «Ho già detto cosa ne penso. Sui mutui siamo già intervenuti, è un tema sensibile». Lo sguardo non è più rivolto alle responsabilità della Banca centrale ma alle scelte che può compiere il governo: «Bisogna fare di più. Ne sto discutendo con il ministro dell’Economia». Nessun accenno al Mes, la cui mancata ratifica sta innervosendo diversi partner europei. La materia, ufficialmente, non fa parte del programma.
Nessun riferimento, da parte della premier, al Patto di stabilità. Nel frattempo, le critiche a Paolo Gentiloni («Sul Pnrr perché non ha vigilato?») sono materia affidata alle capacità diplomatiche del ministro Fitto, cui tocca l’ingrato compito di incontrare il commissario e cercare di sbloccare - nel bel mezzo della polemica la terza rata.
La voce grossa contro le istituzioni europee diventa un sussurro che è una lusinga alle conclusioni del Consiglio: «La bozza è soddisfacente ». E la cacofonia serve a spiegare che lì dentro «ci sono le posizioni italiane su migrazione, Tunisia, flessibilità nell’utilizzo dei fondi per quello che riguarda le materie economiche, sui primi passi per un fondo sovrano europeo».
mateusz morawiecki giorgia meloni viktor orban
Il tema dei migranti si rivela così un felice approdo per ripararsi dalla querelle su Bce, Mes, perfino dal caso Santanchè. D’altronde per la premier è un successo che nelle conclusioni del Consiglio europeo ci sia un paragrafo dedicato alla Tunisia, «non nel capitolo migrazione ma in quello delle relazioni esterne. Racconta di quell’idea di partenariato strategico con i Paesi del Nord Africa che per noi è un passo molto importante. In otto mesi siamo davvero riusciti - dice la presidente del Consiglio - a cambiare il punto di vista, anche col contributo di altre nazioni: dall’annosa divisione tra Paesi di primo approdo e Paesi di movimenti secondari a un approccio unico ». […]
giorgia meloni e ursula von der leyen sorvolano l emilia romagna alluvionata URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN giorgia meloni e ursula von der leyen sorvolano l emilia romagna alluvionata 2