Claudio Tito per repubblica.it - Estratti -
«Sarai tu a garantire l’implementazione efficace e coerente del nuovo Patto di Stabilità». Basta leggere questo passaggio della lettera con cui Ursula von der Leyen incarica il lettone Valdis Dombrovskis per capire quanto sarà difficile per l’Italia la strada del risanamento economico. E quanto sia stato controproducente lo scorso anno per il governo Meloni estraniarsi dalla trattativa sulle riforme della governance economica.
Nei festeggiamenti inconsapevoli della maggioranza meloniana per la vicepresidenza esecutiva a favore di Raffaele Fitto, sembra infatti scomparire questo dato di fatto: dopo almeno cinque anni di “colombe” nella valutazione dei nostri conti pubblici, adesso tornano i “falchi”. (..)
Per i prossimi sette anni, infatti, il nostro deficit e le misure per ritornare al di sotto del 3 per cento dovranno essere giudicate ogni anno da Bruxelles. A situazione invariata la compagine di centrodestra dovrà predisporre risparmi annui per oltre tredici miliardi di euro. Questo solo per di ridurre il disavanzo. Poi si dovrà mettere mano al debito pubblico. E l’“esaminatore” sarà proprio Dombrovskis, noto per la sua rigidità (...)
A questo va aggiunto un altro elemento: Wopke Hoekstra, il commissario olandese. Apparentemente il suo portafoglio, il Clima, non dovrebbe avere alcun impatto sul nostro Paese.
(...) A Hoekstra è stata affidata anche la competenza sulle tasse. L’esponente olandese non è uno qualsiasi. Durante la pandemia era il ministro delle Finanze di Amsterdam che con più tenacia si opponeva al Recovery Fund.
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Anche la nomina dell’austriaco Brunner agli Affari interni, nonostante la vicinanza politica del governo di Vienna a Palazzo Chigi, è una bomba piazzata sotto le speranze del centrodestra nostrano. (...) La sua linea intransigente sui migranti, significa certamente che verranno assecondate le asprezze di Fdi e Lega su questo argomento, ma anche che se e quando si determinerà una crisi non ci sarà alcuna disponibilità a redistribuire gli arrivi. Ossia a solidarizzare il peso degli sbarchi.
Insomma, la rosa impugnata da Giorgia Meloni è piena di spine. (...)
Non solo. Le deleghe affidate a Fitto, nella parte economica e non solo, sono minime. I fondi di coesione sono già assegnati fino al 2028, il Pnrr finisce nel 2026 e comunque è un impegno condiviso con lo stesso Dombrovskis e la sua “supervisione” vicepresidenziale riguarda: trasporti, agricoltura e pesca. Insomma per l’Italia, al di là della propaganda di queste ore, il prossimo quinquennio è pieno di incognite. E tutte riguardano proprio i punti più deboli del nostro Paese.
GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN Magnus Brunner WOPKE HOEKSTRA