Estratto dell'articolo di Francesco Merlo per “la Repubblica”
VLADIMIR PUTIN E GIUSEPPE CONTE
Nel laboratorio dove Putin, in vista delle elezioni ormai vicine, rimescola la politica italiana, sta prendendo forma la "Federazione dei negazionisti e degli equidistanti" che è un po' una sòla, come a Roma si chiama la patacca, e un po' è l'Ulivo dei Né Né. E visto che non sarà facile trovargli un nome, ispirandoci al tormento onomastico di Occhetto, potremmo battezzarla "la Cosa Putiniana", o meglio ancora, la "Gioiosa Macchina Antiguerra".
MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE
Il leader predestinato, di nuovo "quasi" leader, è Giuseppe Conte, che da sempre vede se stesso come il federatore, il Prodi del populismo italiano, domatore di estremisti come già fu nel suo primo governo quando ad Angela Merkel, preoccupata per le intemperanze di Salvini e Di Maio, diceva: «A quelli ci penso io».
L'equidistanza tra Putin e la Nato, Conte l'ha esibita, nel suo ormai famoso linguaggio dell'"inderloguzione pretermessa", a Francesco Bei che lo intervistava, con un altro saggio di non sense: «La nostra scelta atlantista è fuori discussione» ha premesso. Ma poi: «Dobbiamo liberarci del vetero atlantismo», che non significa niente, ma certifica un antiamericanismo, questo sì vetero, travestito di equilibrio.
Con Conte (…) il populismo dunque si riorganizza nel negazionismo e tenta un nuovo assalto alla democrazia, in sintonia con la guerra di aggressione che Putin ha sferrato proprio alla democrazia. (…) Orsini fa "il guerriero culturale" come Dibba faceva il tupamaros e Freccero ipotizza che Mairupol sia "una fiction" come a quel tempo Sibilia giurava che lo sbarco sulla Luna era stata una simulazione, una balla. Presto organizzeranno il No Bucha Day come allora ci fu il Vaffa Day.
MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE
(…) Nel corto circuito destra-sinistra sono (…) uno spettacolo il Conte che sbatte i pugni e imita Salvini che, a sua volta, imita Conte parlando come lui per metafore, allusioni e "interlocuzioni pretermesse".
Ad unirli c'è la doppia goffaggine di non nominare mai Putin: sempre più spesso la guerra diventa per entrambi una cattiva azione senza autore, proprio come scrive su uno dei giornali di riferimento della "Gioiosa macchina antiguerra" Marco Travaglio che probabilmente aspira a diventarne l'autista: «sapremo tutto, forse, da un'inchiesta internazionale alla fine della guerra (e molto dipenderà da chi l'avrà vinta). Ma francamente importa poco chi li abbia uccisi, e dove, e quando».
E va bene ridere della prosa di Travaglio, ma un po' di sdegno verso l'Anpi bisognerà tirarlo fuori, non più limitandosi a segnalare che l'associazione, in mano a un ceto di impiegati, si è allontanata dai partigiani.
A Gianfranco Pagliarulo che fu assistente di Cossutta, va ricordato che l'Armando mai e poi mai si sarebbe schierato con i Né Né, con quelli che si sentono neutrali tra la Russia e l'Ucraina.
Cossutta, che abbiamo conosciuto bene, disprezzava i Né Né : lui stava e anche oggi sarebbe stato con la Russia. (…)
Quale sarà il programma politico di questo Rassemblement? Per adesso è il No che, soprattutto quando è declamato, decora le coscienze mentre il sì rimanda alla sottomissione di Gertrude. Dunque: No Nato, No Vax, No War, No Riarmo, No Green Pass , No Global (...)
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