Paolo Mastrolilli per “la Repubblica” - Estratti
ABBRACCIO TRA KAMALA HARRIS E JOE BIDEN ALLA CONVENTION NAZIONALE DEL PARTITO DEMOCRATICO A CHICAGO
Aiutare Israele a difendersi, evitare un’escalation che magari coinvolga anche l’Iran, e tenere in vita i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza. Sono i tre obiettivi su cui si lavorano gli Stati Uniti dopo lo scontro di ieri con Hezbollah, nella speranza che in realtà il botta e risposta con lo Stato ebraico segni la conclusione delle rappresaglie.
Il presidente Joe Biden è stato informato delle operazioni e sta seguendo gli sviluppi, con la vice Kamala Harris. Washington ha fornito assistenza di intelligence allo Stato ebraico, per individuare i missili lanciati dalla milizia sciita basata in Libano, ma a differenza di quanto era accaduto ad aprile con l’attacco lanciato da Teheran, non ha partecipato direttamente alle operazioni.
ali khamenei vota alle elezioni
Il capo degli Stati Maggiori Riuniti Brown è in visita nella regione e ieri è arrivato in Israele.
La sua missione ha il doppio scopo di garantire la deterrenza contro la Repubblica islamica, e facilitare le trattative per Gaza.
Il Pentagono ha inviato nel Golfo dell’Oman le portaerei Roosevelt e Lincoln, come avvertimento soprattutto all’Iran e i suoi alleati, tipo gli Houti dello Yemen. Nello stesso tempo ha ordinato il trasferimento nella regione del sottomarino Georgia, che può lanciare missili cruise e trasportare squadre di commando dei Navy Seal. Ieri lo stesso segretario Austin ha parlato col collega israeliano Gallant, per discutere le operazioni in corso, garantire protezione e «discutere l’importanza di evitare un’escalation regionale ».
discorso di hassan nasrallah 5
Il messaggio è abbastanza chiaro. Da una parte Washington sta avvertendo Teheran, e i suoi alleati come Hezbollah, che non è disposta a tollerare altri attacchi contro lo Stato ebraico. La milizia libanese ha circa 100.000 razzi di vario tipo, con cui potrebbe soffocare le difese aeree israeliane, ma gli Usa si sono aggiunti alla protezione e hanno anche schierato capacità in grado di colpire duramente gli aggressori. A giudicare dalle parole del leader del gruppo sciita Nasrallah, la speranza è che consideri un successo la sua rappresaglia e chiuda qui questa fase.
Evitare l’escalation consentirebbe di rilanciare i colloqui per Gaza, che ieri hanno avuto un altro appuntamento al Cairo
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