1. L’AMBASCIATORE CHE INGUAIA DONALD ACCUSATO DI MOLESTIE DA TRE DONNE
Da “il Giornale”
Gordon Sondland, ambasciatore Usa presso l’Unione europea e testimone chiave dell’inchiesta sul possibile impeachment di Donald Trump in relazione alle presunte pressioni sull’Ucraina, è stato accusato di molestie sessuali da tre donne. Lo riporta «ProPublica».
Lui smentisce. «Queste accuse false di palpeggi e baci non voluti sono inventate e io ritengo che siano state coordinate per scopi politici. Non hanno alcun fondamento e le smentisco categoricamente», dichiara Sondland in una nota. L’avvocato dell’ambasciatore, Jim McDermott, rincara la dose sottolineando la tempistica della pubblicazione dell’articolo che potrebbe essere considerato «una velata subornazione di
testimone».
2. TRUMP ATTRAVERSA IL CONFINE «NARCOS MESSICANI TERRORISTI»
Valeria Robecco per “il Giornale”
Donald Trump dichiara guerra ai cartelli della droga messicani. Per il presidente americano contro i narcos non è sufficiente il muro al confine meridionale, ma serve una misura più drastica.
Quindi, intende designare i cartelli come gruppi terroristici al pari Al Qaida, Isis o i Pasdaran iraniani, inserendoli nella lista nera per poi colpirli con le sanzioni. Una mossa che potrebbe compromettere la cooperazione in materia di sicurezza e di commercio con il Paese vicino, che ha già definito l' ingerenza inaccettabile.
Per il tycoon il livello di organizzazione, di criminalità e di violenza raggiunto dai cartelli messicani oramai non può che essere classificato come terrorismo. In un' intervista all' ex conduttore di Fox News, Bill O' Reilly, ha spiegato che i cartelli della droga «saranno designati» come organizzazioni terroristiche straniere, spiegando di aver già detto al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador che le forze armate statunitensi potrebbero essere inviate nel Paese per aiutarlo ad affrontare il crimine organizzato. «In realtà gli ho offerto di lasciarci entrare e ripulirlo, e finora ha rifiutato - ha spiegato il Commander in Chief - Ma a un certo punto, qualcosa deve essere fatto. Ci stiamo lavorando da 90 giorni e ora dobbiamo passare ai fatti», ha spiegato Trump, citando pure i danni causati dalla droga ai tossicodipendenti americani e alle loro famiglie.
Il Messico, da parte sua, ha messo subito in chiaro attraverso il ministro degli Esteri Marcelo Ebrard che «non accetterà mai alcuna azione che violi la nostra sovranità nazionale. Agiremo con fermezza - ha proseguito - ho fatto sapere agli Usa la nostra posizione e la nostra risoluzione sulla lotta alla criminalità organizzata internazionale». Inoltre, Ebrard ha sottolineato che contatterà il segretario di Stato Mike Pompeo per organizzare un incontro urgente e discutere «questo tema di grande rilevanza per l' agenda bilaterale».
López Obrador, invece, ha minimizzato i commenti di Trump, dicendo che vuole «inviare un abbraccio al popolo americano» per la festa del Ringraziamento ed evitare un conflitto politico: «Dirò solo questo: Cooperazione, sì, interventismo no». Le autorità messicane intanto, come riportano i media Usa, hanno già avviato contatti con l' amministrazione americana per capire la portata e l' esatto contenuto delle affermazioni di Trump, e il ministero degli Esteri messicano è al lavoro per organizzare un incontro con il dipartimento di Stato.
L' ex ambasciatore messicano a Washington, Arturo Sarukhan, ha spiegato che gli ex presidenti George W. Bush e Barack Obama hanno preso in considerazione la designazione di signori della droga o dei cartelli come terroristi. Tuttavia, «quando hanno realizzato le implicazioni economiche e commerciali che avrebbe avuto sui legami tra Stati Uniti e Messico, hanno fatto marcia indietro». Inoltre, per Sarukhan, la designazione potrebbe anche interrompere la cooperazione bilaterale nella lotta alla criminalità organizzata costruita nel corso degli anni.
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