1. MIGRANTI, RENZI APRE SU FONDO TURCHIA MA È POLEMICA CON UE SU DEFICIT
(Reuters) - L'Italia scioglie la riserva e annuncia che parteciperà al fondo da 3 miliardi che l'Unione europea stanzierà a favore della Turchia per la gestione dei migranti.
il cadavere di aylan kurdi sulle coste turche
Il via libera del premier arriva dall'Africa dopo che oggi la Commissione Ue ha fatto sapere che i contributi che i Paesi membri stanzieranno al fondo saranno scomputati dal calcolo del deficit.
"A questo punto noi daremo il nostro contributo alla Turchia per salvare esseri umani. E faremo ogni sforzo per salvare vite umane nel Mediterraneo: abbiamo salvato migliaia di vite mentre l'Europa si girava dall'altra parte. Continueremo a farlo, perché prima del patto di stabilità c'è un patto di umanità. Che noi non rinnegheremo mai", ha detto Renzi.
migranti nel canale di sicilia 5
Il premier non ha però risparmiato una nuova polemica a Bruxelles in merito alla flessibilità chiesta dall'Italia per un 0,2% di deficit per spese sostenute dal governo sempre per far fronte all'emergenza migranti: "Se poi vogliono aprire una procedura contro l'Italia, facciano pure: noi andiamo avanti. Per noi Europa significa valori e ideali, non polemiche da professionisti dello zero virgola".
Finora Roma si era messa di traverso al fondo nella speranza di ottenere questo ulteriore margine di flessibilità sull'indebitamento che per il 2016 sarà di 2,4%.
"Noi italiani pensiamo che i migranti siano tutti uguali. Non è possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno. Il fatto che le spese per salvare i bambini che navigano dalla Turchia alla Grecia siano fuori dal patto di stabilità è finalmente un fatto positivo. Pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico. Solo una perversione burocratica può fare distinzioni tra le vite da salvare".
bimba immigrata affogata nel canale di sicilia
"Noi continueremo a essere uomini, nonostante i professionisti della polemica provino a rilanciare ancora da Bruxelles con una distinzione che nessuna persona può cogliere tra vite da salvare, come se ci fossero vite di serie A e di serie B. Non cadiamo nelle provocazioni", conclude Renzi in una dichiarazione rilasciata dall'Africa a margine della missione che si concluderà il 3 febbraio.
Durante il bilaterale con Angela Merkel venerdì scorso a Berlino, Renzi aveva detto di attendere a breve risposte da Bruxelles sui dubbi dell'Italia in merito al fondo per la Turchia.
In particolare l'Italia sosteneva che i 3 miliardi si potessero trovare tra le pieghe del bilancio dell'Unione e aveva chiesto chiarezza sui criteri di utilizzo.
2. TURCHIA, INFERNO DEI BAMBINI: SPUNTA ANCHE IL COLOSSO H&M
Gian Micalessin per “il Giornale”
É il nuovo inferno dei bimbi in catene. E la Turchia del lavoro minorile e dell' infanzia negata. La Turchia pronta ad arricchirsi e a svilupparsi grazie allo sfruttamento sistematico di quasi 300mila ragazzini tra i 7 e i 14 anni. L' aspetto più vergognoso di questa nuova scandalosa vicenda è però l' origine di molti dei 300mila lavoratori minorili individuati in Turchia dall' Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Una buona parte di quei bimbi-schiavi arriva dai campi profughi dove vivono segregati oltre due milioni di rifugiati siriani. Il paese del presidente Recep Tayyp Erdogan, a cui l' Europa è pronta, su iniziativa di Angela Merkel, a devolvere tre miliardi di euro per bloccare l' esodo dei migranti è , insomma, il grande orco pronto a sfruttare i figli di quei disgraziati in fuga dalla guerra.
A lanciare l' allarme ci pensa il Bhrrc («Business and Uman Right Resource Centre» ovvero «Centro risorse per gli affari e i diritti umani») un' organizzazione «no profit» inglese impegnata nella lotta al lavoro minorile. Negli ultimi mesi l' organizzazione ha chiesto alle maggiori catene di abbigliamento inglesi d' indagare sulla presenza di minori all' interno delle linee di produzione sub appaltate ad aziende turche per contenere i costi di produzione.
Ebbene «Next» ed «H&M», ovvero le uniche due fra le 28 compagnie interpellate pronte ad esibire i risultati di ricerche apparentemente non addomesticate, devono ammettere con vergogna di aver trovato prove evidenti dell' impiego di minori all' interno degli stabilimenti tessili in cui è stata delocalizzata la loro produzione. Ma la scandalosa ammissione di «Next» ed «H&M», a cui s' accompagnano il silenzio o le risposte ambigue di molti altri grossi marchi presenti sul mercato inglese, sono soltanto la punta dell' iceberg.
Come spiega uno studio dell' Università Hacettepe di Ankara le leggi e i controlli delle autorità turche impediscono alla maggior parte dei migranti siriani in età adulta di trovare un posto di lavoro. E proprio questo divieto, deciso per evitare la naturalizzazione dei rifugiati, fa si che la maggior parte dei lavoratori di origine siriana siano minorenni.
«Soprattutto nel settore dei lavori stagionali o in quelli a sfruttamento intensivo, come nel campo della produzione tessile o delle costruzioni, il lavoro minorile sta diventando la norma - spiega Murat Erdogan, autore dello studio e direttore del centro universitario - questo succede perché i bambini dei profughi siriani sono semplici da manipolare, non creano problemi, imparano subito e sono molto più a buon mercato di qualsiasi altra forza lavoro».
Stando ad un inchiesta svolta in Turchia da Al Jazeera America un bambino siriano viene pagato la metà, o addirittura meno di un terzo, rispetto ai 400 euro che in Turchia dovrebbero, in teoria, rappresentare il salario minimo da versare per legge ai lavoratori adulti. Senza contare che - come spiega l' inchiesta di Al Jazeera America - i bambini vengono costretti a rimanere al loro posto per almeno 10 ore al giorno e non usufruiscono né del fine settimana, né delle ferie. Sono insomma gli schiavi perfetti per far marciare un settore tessile costretto, fin qui, a subire la dura concorrenza della Cina e di altri paesi del Sud Est asiatico.
Un settore tornato a pompare alla grande da quando i campi profughi hanno accolto più di due milioni di disgraziati in fuga dal conflitto siriano. «Mi piace la scuola e vorrei tornarci, ma mia madre non mi ci fa più andare perché ha bisogno dei soldi che guadagno per mangiare» raccontava Hamza un bambino di sette anni trovato a lavorare all' interno di un panificio dai giornalisti del Guardian che già nel settembre 2014 avevano denunciato lo sfruttamento dei piccoli profughi siriani in Turchia. Già allora i rapporti dell' Unicef stimavano che nei campi profughi almeno un bambino siriano su dieci fosse costretto a lavorare in ristoranti negozi e fattorie. O venisse mandato a chieder la carità per strada.