MOLLICONE È FIGLIO D’ARTE – NAZZARENO MOLLICONE, IL PADRE DEL FRATELLO D’ITALIA CHE DEFINISCE LE SENTENZE SULLA STRAGE DI BOLOGNA “UN TEOREMA”, ERA UN RAUTIANO DI FERRO, EX MEMBRO DI ORDINE NUOVO E AUTORE DEL VOLUME “L’AQUILA E LA FIAMMA” – LE SPARATE SUI NEOFASCISTI SONO LA MANIFESTAZIONE DELLO SCONTRO INTERNO A FRATELLI D’ITALIA: DA UNA PARTE GLI “ISTITUZIONALI” (PER MODO DI DIRE) MELONI E LA RUSSA, DALL’ALTRA I “GABBIANI” CHE CONTESTANO LA VERITÀ GIUDIZIARIA…

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Mollicone loda il Msi: l’ombra del padre, ex di Ordine nuovo

Estratto dell’articolo di Daniela Preziosi per www.editorialedomani.it

 

federico mollicone foto di bacco (2) federico mollicone foto di bacco (2)

Giura di aver detto quello che ha detto perché è un «garantista», giura di essere «quanto più lontano da ogni forma di nostalgismo, neofascismo ed estremismo ideologico», e lo prendiamo come un buon proposito per il futuro. Federico Mollicone, il deputato FdI, (ancora) presidente della commissione Cultura della Camera, secondo cui le sentenze sulla strage di Bologna e tutta la «spietata strategia eversiva neofascista» – le parole sono di Sergio Mattarella – sono un «teorema», ha scritto su X un post che voleva essere rassicurante.

 

Forse soprattutto per Giorgia Meloni, infastidita dall’amico che si muove come un elefante in una cristalleria su un terreno «scivoloso» (copy Fabio Rampelli). Perché nella vicenda della strage di Bologna (85 morti, 200 feriti, per non dimenticare) si legge in controluce anche una guerra fredda dentro FdI, che ogni tanto diventa calda, non a caso in concomitanza dell’anniversario della bomba: da una parte Meloni e Ignazio La Russa, gli istituzionali, che usano l’escamotage «che le sentenze hanno attribuito a una matrice neofascista», dall’altra Mollicone e l’area dei Gabbiani che contesta apertamente le sentenze.

 

meloni la russa meloni la russa

Lo stesso movimento era stato segnalato dai sismografi interni l’anno scorso, quando a un La Russa che, alla prima prova del 2 agosto, aveva ammesso che «va doverosamente ricordata la definitiva verità giudiziaria che ha attribuito alla matrice neofascista la responsabilità della strage», aveva risposto Marcello De Angelis, allora portavoce della regione Lazio, per il quale «con assoluta certezza» la verità giudiziaria è falsa. Era scoppiato il caso pubblico, il caso interno era stato insabbiato.

 

Ora Mollicone di nuovo non resiste, di nuovo disobbedisce alla richiesta di silenzio calata da palazzo Chigi, dove si capisce che più avanti va questa storia, peggio è per tutti; cioè per tutte le sfumature di nero presenti in FdI, dalle reticenti opportuniste alle ardite spericolate. Mollicone su X scrive anche che «se esiste una destra di governo è perché negli anni 70 Msi e Fronte della Gioventù salvarono i ragazzi di destra dall’estremismo e dallo spontaneismo armato».

 

NAZZARENO MOLLICONE NAZZARENO MOLLICONE

L’intenzione si capisce: spacciare il Msi per un partito che si riconosce nella Costituzione. Quel Msi non c’è mai stato, con buona pace di Palazzo Chigi che si sforza di inserire il fondatore Giorgio Almirante, «fascista in democrazia» (autodefinizione), fra i padri della patria. […]

 

Ma facciamo come se il doppiopetto di Almirante, quello della finale svolta legalitaria per fallimento dell’ipotesi eversiva, sia stato una costante del Msi. E che la tentazione eversiva sia stata solo dell’ala rautiana e ordinovista. Che è poi, tagliata grossa, la tesi che apre la faglia nascosta fra i fondatori di FdI.

 

pino rauti pino rauti

Il fatto è che il deputato Mollicone è figlio di un rautiano di ferro, Nazzareno, classe 1939, un signore che «ha collaborato attivamente a tutte le attività del movimento politico e culturale guidata da Pino Rauti nel partito e nel Centro Studi Ordine Nuovo», come recita la quarta del suo L’aquila e la fiamma (2017), un testo che sostiene che «le tesi espresse da Rauti (...) sono ancora oggi un riferimento per comprendere e affrontare concretamente le gravi problematiche nazionali e internazionali attuali».

 

[…] Il fatto è che le tesi del padre al figlio devono piacere, e molto, se nel suo recente libro L’Italia in scena, prefazione di Giorgia Meloni, il figlio ha inserito un saggio del padre «che traccia la continuità tra i posizionamenti storici della Destra e i nuovi “territori di caccia” di FdI».

 

GIORGIO ALMIRANTE CON DONNA ASSUNTA E PINO RAUTI GIORGIO ALMIRANTE CON DONNA ASSUNTA E PINO RAUTI

Il problema, che non è un teorema, è che le scommesse sulle intentone sono il contrario del salvataggio dei camerati «dall’estremismo e dallo spontaneismo armato», visto il curriculum rautiano, per non dire del casellario giudiziario. E il problema è che L’Italia in scena è anche il titolo di un disegno di legge: uno scrigno, chissà che perle riserva.

 

Se non si può avere il Mollicone pudico e taciturno che preferisce Meloni, era meglio almeno quello che si scaglia contro Peppa Pig, o che scappa come una lepre dai commessi della Camera con un cartello No-vax in mano, meglio persino quello che dice che «le coppie gay sono illegali». Quello almeno faceva solo sorridere.

ORDINE NUOVO ORDINE NUOVO NAZZARENO MOLLICONE - L AQUILA E LA FIAMMA NAZZARENO MOLLICONE - L AQUILA E LA FIAMMA NAZZARENO MOLLICONE NAZZARENO MOLLICONE pino rauti pino rauti ISABELLA RAUTI CON IL PADRE PINO - FOTO ANSA ISABELLA RAUTI CON IL PADRE PINO - FOTO ANSA pino rauti pino rauti MOLLICONE SANGIULIANO MOLLICONE SANGIULIANO federico mollicone foto di bacco (3) federico mollicone foto di bacco (3)

 

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