viktor orban elezioni ungheria 2022
Estratto dell’articolo di Roberto Fabbri per “il Giornale”
Un colpo al cerchio e uno alla botte. Si apre il Consiglio atlantico e Viktor Orbán deve mettere dei paletti alla sua abituale ambiguità nei rapporti con la Russia.
Se dopo la larga vittoria elettorale di domenica scorsa il premier ungherese se l'era presa con Bruxelles e con il presidente ucraino, ieri ha dovuto rettificare la mira e ha sparato qualche colpo a salve in direzione Mosca.
«I russi sanno che noi facciamo parte della Nato e che siamo avversari ha detto Orbán in conferenza stampa a Budapest - Noi condanniamo l'aggressione all'Ucraina».
È la risposta a Vladimir Putin, che lunedì non aveva perso tempo, dopo avergli porto calorose congratulazioni, a proporgli una «partnership».
Orbán, che già rappresenta un problema in ambito europeo e atlantico per le sue posizioni filorusse, aveva già annunciato di non esser disposto a far passare dall'Ungheria carichi di armi diretti in Ucraina (oltre a dichiarare di accettare di pagare in rubli le forniture energetiche russe come preteso da Putin).
A quel punto, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg gli ha telefonato per chiarimenti.
Ne è seguita la citata dichiarazione del premier ungherese, mentre Stoltenberg ha potuto parlare di «unità degli alleati Nato nella condanna della brutale guerra della Russia contro una nazione sovrana», aggiungendo che «siamo pronti per un'azione di lungo periodo, sostenendo l'Ucraina, rafforzando le nostre sanzioni e aumentando la nostra deterrenza e difesa».
Il curriculum di Orbán non autorizza a credere in una sua sincera identificazione in questi impegni, ma quantomeno l'Ungheria rimane nel campo occidentale. Anche se da una parte respinge i pasticci divisivi proposti dal Cremlino ma dall'altra sembra contraddirsi perché si propone come mediatore per la crisi in Ucraina.
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