Sebastiano Messina per “la Repubblica”
Grazie alla prima legge di Bilancio firmata da una donna, tra qualche settimana una nuova figura umana farà la sua apparizione nelle nostre città: il cacciatore urbano. Da non confondersi, attenzione, con quello da campagna che si alza alle quattro per appostarsi tra le frasche del sottobosco, e neppure con quello di frodo, che riempie il carniere quando e dove la caccia è proibita. No, il cacciatore urbano sarà regolarmente autorizzato a catturare le sue prede non solo nei centri urbani - comprese la Ztl e le aree pedonali - ma anche nei parchi naturali.
Qui potrà abbattere liberamente «per motivi di sicurezza stradale» le specie di fauna selvatica che mettono in pericolo pedoni e automobilisti, cioè soprattutto il cinghiale che ormai nella capitale ha diritto alla cittadinanza - visto che è diventato romano come il gabbiano di fiume e il topo di città - ma anche, se abbiamo capito bene, il lupo appenninico, l'orso marsicano e lo stambecco delle Alpi, che ancora non si sono urbanizzati ma non si può mai dire.
zingaretti gualtieri cinghiali
Questo riguarda il cosa e il dove. Ma il bello viene con il quando: sempre. A differenza del cacciatore da campagna, il cacciatore urbano non dovrà aspettare il giorno fatidico dell'apertura della stagione venatoria, perché lui potrà sì armarsi di carabina automatica, di lupara o di doppietta, e potrà abbattere i suddetti animali, ma tutto ciò - precisa la legge che il Parlamento sta per approvare - «non costituisce attività venatoria». Semmai è un safari metropolitano.
Come la caccia al cinghiale nelle campagne toscane, anche quella nelle periferie romane potrà essere praticata con il metodo della "braccata". La squadra sarà composta da una ventina di condomini, o soci del dopolavoro Atac, che una volta individuato il branco lo spingeranno con rumori, grida e trombe da stadio verso le "poste", le mete preferite dalle prede: i cassonetti dell'umido. Qui entreranno in azione i cani: saranno privilegiati pitbull, dogo argentino e bull terrier, che daranno finalmente un perché alla loro presenza nelle città. I soliti animalisti naturalmente si rifiuteranno di partecipare a questa appassionante attività sportiva all'aria aperta.
Liberissimi di farlo. Però chi non aderirà, diciamo la popolazione civile, dovrà uscire di casa con circospezione, accertandosi che non ci sia nessuno con il fucile carico dietro il materasso abbandonato. E se proprio vorrà andare a gettare la spazzatura all'alba - il momento ideale per stanare i cinghiali metropolitani - sarà consigliabile che indossi un giubbotto antiproiettile con la scritta «No sparo».
Quanto alle prede abbattute, si potranno fare arrosto, in umido o alla brace, dopo il via libera delle autorità sanitarie. E magari si conquisteranno un posto nei menu dei ristoranti stellati: accanto al suino nero dei Nebrodi, forse un giorno troveremo il cinghiale grigio della Cassia. A chilometro zero, oltretutto.
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