I NEMICI DI NAPOLITANO? ERANO TUTTI A SINISTRA – NEL PCI EBBE DURISSIMI SCONTRI CON PIETRO INGRAO E CON I COMPAGNI CHE LO ACCUSAVANO DI ESSERE “AMICO DI CRAXI” - IL GRANDE FREDDO CON BERSANI NEL 2011 QUANDO, CON LA CADUTA DEL GOVERNO BERLUSCONI, INVECE DI MANDARE L’ITALIA A ELEZIONI ANTICIPATE (CON I SONDAGGI CHE DAVANO IL PD LARGO VINCITORE) INSEDIÒ MARIO MONTI A PALAZZO CHIGI – LE RUGGINI CON RENZI SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE…

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Estratto dell’articolo di Federico Geremicca per “la Stampa”

 

giorgio napolitano giorgio napolitano

[…] Giorgio Napolitano […] non è stato mai davvero amato dal "popolo del Pci". "Migliorista" è forse la definizione più accettabile (coniata dal filosofo Salvatore Veca) che accompagnò lui e altri dirigenti come Amendola, Chiaromonte e Macaluso, per almeno due decenni. "Miglioristi", sì, perché teorizzavano – appunto – il possibile miglioramento dall'interno delle società capitaliste, attraverso riforme socialdemocratiche e non per mezzo di impossibili rivoluzioni.

 

Durissimi furono gli scontri con dirigenti del peso di Pietro Ingrao. E spesso al termine "miglioristi" si aggiungeva un'accusa che, ai tempi, doveva risultare per un comunista sommamente offensiva: amici di Craxi...

 

silvio berlusconi e giorgio napolitano silvio berlusconi e giorgio napolitano

[…] Giorgio Napolitano è stato il primo e fin'ora unico Presidente della Repubblica proveniente da un partito comunista. Ed è stato anche il primo ad esser addirittura rieletto dopo un primo mandato. Ma è stato anche il primo ex comunista a occupare (1996, governo Prodi) la delicatissima poltrona di ministro dell'Interno ed il primo a ottenere (col Pci ancora in vita e grazie all'aiuto di Giulio Andreotti) il visto d'ingresso per gli Stati Uniti: vi andò per svolgere conferenze ad Aspen ed Harvard, e fu più o meno in quel tempo – nella seconda metà degli anni'70 – che per Henry Kissinger Giorgio Napolitano divenne «My favorite communist».

 

barack obama e giorgio napolitano barack obama e giorgio napolitano

[…] per Napolitano è stata da sempre non discutibile: prima il Paese e le sue istituzioni e poi il Partito, Pci o Pd che si chiamasse. Origina da qui, per esempio, il grande freddo che calò con Pier Luigi Bersani nel terribile autunno-inverno del 2011 quando, piuttosto che far precipitare il Paese verso elezioni anticipate (con i sondaggi che davano il Pd largo vincitore...) insediò Mario Monti a Palazzo Chigi per tentare di arginare la tempesta economica che stava travolgendo il Paese e il governo di Silvio Berlusconi. E non diverse sono le ragioni che lo hanno poi portato in rotta di collisione – ed è storia più recente – con Matteo Renzi.

 

giorgio napolitano e barack obama giorgio napolitano e barack obama

In verità, pochi immaginavano che i due potessero intendersi, troppo diversi per generazioni, riferimenti e perfino modo d'interpretare l'azione politica. E invece, tra il più anziano dei Presidenti e il più giovane premier della storia repubblicana, scattò una scintilla. O meglio: Napolitano decise di sostenere il tentativo innovatore dell'ex sindaco di Firenze […]

 

Ma per il Presidente […] l'avvio della campagna per il referendum costituzionale segnò un progressivo ed evidente distacco da Renzi, potente premier-segretario. A quel comunista atipico e pignolo, le riforme costituzionali proposte sembravano contraddittorie e confuse. E non apprezzò – sopra ogni altra cosa – l'estrema personalizzazione che caratterizzò quella battaglia politico-istituzionale. Suggerì prudenza, ascolto delle ragioni degli altri, tentò possibili mediazioni. Ma Renzi tirò dritto: e per il referendum (e tra i due presidenti) finì come finì[…]

giorgio napolitano giorgio napolitano giorgio napolitano e enrico berlinguer giorgio napolitano e enrico berlinguer enrico berlinguer e giorgio napolitano enrico berlinguer e giorgio napolitano BERSANI E NAPOLITANO BERSANI E NAPOLITANO giorgio napolitano e mario monti giorgio napolitano e mario monti

 

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