Giacomo Galeazzi per "la Stampa"
ANDREA RICCARDI«Esenti dal pagamento le scuole non commerciali», chiarisce il premier. Partita chiusa, dunque, sull'Imu alla Chiesa? Sembrebbe di sì a sentire Mario Monti. Ma il ministro Andrea Riccardi ammette che resta un nodo da sciogliere: «Monti ha indicato la linea: ciò che è commerciale deve pagare l'Imu. E non si tratta solo della Chiesa ma anche di altre organizzazioni no profit. Ci sono alcuni nodi da sciogliere come il discorso sulle scuole». Le dichiarazioni del premier «vanno nella direzione giusta, quella portata avanti anche in Europa», commenta il vescovo
MARIO MONTIGianni Ambrosio, presidente della commissione Cei per l'educazione: «Scuole e oratori sono attività no profit e non ha senso tassare attività che hanno chiara rilevanza pubblica e sociale». Gli istituti paritari «vivono in condizioni non facili, in contrasto con le tendenze europee sulla sussidiarietà, quindi le preoccupazioni delle congregazioni religiose sono molto serie e legittime».
Mario Monti subodora i malumori trasversali presenti in Parlamento sull'emendamento e, inaspettatamente, si presenta in commissione Industria del Senato per tranquillizzare tutti: le scuole e le attività autenticamente no profit continueranno ad essere esentate. Parole che convincono i senatori che immediatamente approvano l'emendamento e che rassicurano anche la Cei. A preoccupare Monti è stata la notizia della presentazione di alcuni sub-emendamenti da parte di senatori di tutti i gruppi al testo del governo.
Questo, come ha rivelato lo stesso presidente del Consiglio, era stato informalmente concordato con la Commissione Ue, e quindi era importante che venisse approvato senza limature o modifiche. E così nel primo pomeriggio Monti si è presentato in commissione Industria: è la prima volta che un premier partecipa ad una semplice seduta in sede referente, cioè ordinaria, come ha sottolineato il presidente del Senato, Renato Schifani che lo ha accolto.
I Cardinali Bertone e BagnascoMonti ha toccato il punto su cui c'erano più preoccupazioni, cioè quello delle scuole paritarie: di queste ben 9.371 sono cattoliche, con 740.000 alunni. Ebbene, ha garantito, continueranno a non pagare l'Imu quelle che sono «concretamente non commerciali», in base ad alcuni «parametri»: che esse seguano i programmi scolastici ministeriali, che applichino ai professori il contratto nazionale, che abbiano rilevanza sociale (per esempio accogliendo bambini disabili); che non discriminino nessuno che voglia iscriversi; che il bilancio sia «effettivamente» non lucrativo e che gli «eventuali avanzi non rappresentino profitto, ma sostegno all'attività didattica».
MONTI PAPAQuesti criteri vanno estesi a tutte le altre attività sociali e non solo alla scuola. Ciò metterebbe al sicuro la gran parte delle attività assistenziali e sociali gestiti dalla Chiesa, compreso il turismo sociale (ostelli della gioventù) che è fuori dal regime della concorrenza secondo le regole Ue, ma che era quello che aveva provocato l'esposto dei Radicali a Bruxelles.
Monti è stato evidentemente persuasivo visto che tutti i subemendamenti sono stati ritirati e la commissione Industria ha subito approvato all'unanimità il testo del governo. Tutte le forze politiche, compresa la Lega Nord, hanno espresso «apprezzamento» per il chiarimento di Monti. E un giudizio positivo lo ha espresso anche Graziano Del Rio, presidente dell'Associazione dei comuni. Cauto don Francesco Macri, presidente delle scuole cattoliche: «Monti ha espresso principi ancora generali. C'è bisogno di estrema esattezza sugli aspetti tecnici perché le interpretazioni possono ledere l'intenzione dell'esecutivo». La prudenza non è mai troppa.