Marco Conti per il Messaggero
Entro domani. Amministratore delegato e presidente della Rai. L' unica certezza - almeno sino a ieri sera - è il giorno entro il quale il governo darà al cda i due nomi che dovranno guidare l' azienda. Il lungo vertice notturno di martedì sera non ha sbloccato la partita e ieri è stato tutto uno smentire contrasti da parte dei due vicepremier Di Maio e Salvini:
«Nessuno scontro», «nessun problema con il ministro Tria» a cui spetta proporre i nomi e «non abbiamo parlato dei tg». Eppure i due nomi ancora non escono e il motivo è che non c' è ancora accordo sull' ad perché non c' è intesa sul pacchetto di nomine interne alla Rai da affidare al nuovo ad e lo scontro investe anche altre nomine, Ferrovie comprese.
Un nuovo incontro a quattro, premier, vice, ministro dell' Economia, potrebbe tenersi oggi e non è escluso che il casting prosegua. A puntare con più convinzione i piedi è Matteo Salvini che non intende dare il via libera a Fabrizio Salini. Un nome tra quelli proposti dal ministro Tria e che piace a Di Maio. Già La7 e Fox, Salini è ora manager della Stand by me, la società di Simonetta Ercolani che da tempo si occupa della regia delle leopolde renziane.
Per la verità Salini non risulta essere solo un manager della società, ma ne possiede anche un 5% e questo aumenta i dubbi di Salvini che ritiene Salini renziano. Non a caso ieri ha pubblicamente sostenuto che «per la Rai stiamo cercando di scegliere le persone migliori, sganciate da logiche di partito».
Salini, per il leader della Lega, non lo sarebbe abbastanza oltre ad essere in possibile conflitto d' interessi. Probabile, quindi, che a palazzo Chigi si riprenda a valutare i profili di persone interne o meno a Saxa Rubra. Marcello Ciannamea, direttore dei palinsesti Rai, sembra in testa. A seguire Valerio Fiorespino ex Rai e ora Istat, sino a Eleonora Andreatta, direttrice della fiction Rai. La ricerca di nomi alternativi nasconde, e nemmeno molto bene, lo scontro in atto sulle nomine che dovrebbe poi fare l' ad. La tensione più forte resta sul Tg1 che il M5S pretende visto che è sempre stato più o meno appannaggio del partito più grande.
Per la Lega però se l' ad è del M5S, sul Tg1 occorre discutere. E così si discute di nomi. Per il Carroccio Mario Giordano (Mediaset) o Gennaro Sangiuliano (ora vice proprio al Tg1). Per il M5S - sempre per il Tg1 - Peter Gomez (Fatto) o Milena Gabanelli, alla quale in alternativa potrebbe essere affidato il digitale. Alla Lega interessa anche molto il Tg2 (Luciano Ghelfi) e le Tgr (Nicola Rao).
Mentre a Isoradio dovrebbe andare Paolo Corsini, al Tg3 potrebbe rimanere l' attuale direttore Luca Mazzà, nominato da solo due anni, ma si fanno anche i nomi di Alberto Matano e Federica Sciarelli. Alle Reti si parla invece di Valerio Fiorespino (Uno), Fabio Di Iorio (Due) e Roberto Giacobbo (Tre).
VIGILANZA IN AZIONE Il nodo dell' ad resta peò il primo da sciogliere e Salvini, pur non mettendo in discussione il lavoro del collega Tria, non è proprio convinto nè di Salini nè della divisione di poltrone che propone il M5S. Secondo i grillini però il Carroccio dovrebbe accontentarsi della presidenza della Rai, per la quale balla ancora il nome di Giovanna Bianchi Clerici anche se ieri è girato per un po' anche il nome di Giovanni Minoli.
Per rispettare le quote di genere nel cda, si va comunque a caccia di una donna. Resta il fatto che il M5S, pur di incassare Salini, sarebbe pronto anche a cedere alla Lega la direzione di ReteUno che decide i palinsesti e quindi anche dei programmi infotainment. Ovvero delle trasmissioni metà informative e metà di intrattenimento che di solito si affidano a conduttori che non hanno idea del mestiere di giornalista e propongono domande pre-cotte all' intervistato.
Nel frattempo le opposizioni salgono in trincea e ieri il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, ha annunciato che chiederà l' audizione dei ministri Di Maio e Tria. «Chiederemo il rispetto delle regole», avverte Barachini che ricorda che le nomine dei direttori spettano all' ad. Duro anche il Pd che con Michele Anzaldi definisce il vertice di martedì a palazzo chigi «un' ingerenza» sulla quale dovrebbe pronunciarsi i presidenti delle Camere Fico e Casellati.