DAGONOTA
La nomina di Luigi Di Maio a inviato speciale dell’Unione europea per il Golfo persico potrebbe essere un sonoro ceffone per il governo italiano, che Di Maio non l’ha proposto e non lo vuole. Nonostante la contrarietà di Roma, però, l’Europa, a partire dai paesi principali, lo voteranno in massa. Un modo per rendere plastica l’irrilevanza del nostro Paese e confermare, se ce ne fosse bisogno, che a Bruxelles se ne fregano altamente dell’opinione italiana.
LUIGI DI MAIO VS MATTEO SALVINI SUL RING
La nomina di Luigino nasce quando ancora a Palazzo Chigi c’era Draghi: fu “Mariopio” a proporre il suo ministro degli esteri per l’incarico. Dei vari candidati, tra cui il greco Avramopoulos, Di Maio è sicuramente quello che poteva vantare più esperienze di governo, essendo stato ministro del lavoro, dello sviluppo economico, vicepresidente del consiglio e vicepresidente della Camera. A giocare a suo favore, inoltre, c’è stato il determinante appoggio di Draghi, che in Europa ancora pesa, e molto.
La ratifica della nomina dell’ex leader dei 5 stelle dovrebbe arrivare il 15 giugno, con il voto del consiglio europeo: sarà necessario un voto a maggioranza qualificata, con il 55% dei 27 paesi in rappresentanza almeno del 75% degli abitanti dell’Unione.
Sul nome di Luigi Di Maio, proposto da Josep Borrell – ed è qui lo sganassone a Giorgia Meloni – dovrebbero convergere senza obiezioni Spagna, Francia e Germania. In pratica, non ci sarà bisogno del via libera italiano.
luigi di maio mario draghi meme
La nomina di Di Maio risulta profondamente indigesta per la Lega. Nonostante ci abbiano fato due governi insieme, ora gli uomini del Carroccio menano duro su Di Maio, e non nascondono la loro irritazione, come fa oggi Marco Zanni (“È una vergogna, faremo di tutto per evitarlo"), da Fratelli d’Italia, che pur non condivide la scelta di Luigino, non è arrivato neanche un sussulto.
L’ordine della Meloni è stato quello di non alimentare polemiche, anche perché i dissidi interni non farebbero altro che mostrare l’imbarazzo e la marginalità del governo italiano rispetto alle dinamiche europee e alla nomina.
DI MAIO IL RITORNO
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
Nonostante la netta opposizione del governo italiano, e nonostante i dubbi espressi dagli Stati del Golfo, Josep Borrell ha deciso che l'inviato speciale dell'Unione europea per quell'area sarà Luigi Di Maio. Che grazie allo scandalo del Qatargate è riuscito a scalzare il suo principale avversario in questa partita: l'ex commissario europeo Dimitris Avramopoulos, finito nel polverone per la sua collaborazione con l'ong "Fight Impunity" di Antonio Panzeri, al centro dell'inchiesta sulla presunta rete di corruzione internazionale che ha travolto il Parlamento Ue.
L'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione considera Di Maio "il candidato più adatto", ma la sua mossa ha provocato l'irritazione di Roma e dei partiti che sostengono il governo guidato da Giorgia Meloni. Per la Lega siamo di fronte a "una scelta vergognosa". Per Maurizio Gasparri (Forza Italia) si tratta "di un'ipotesi assurda che mette in ridicolo chi l'ha presa in considerazione".
La sua nomina deve essere confermata dal Consiglio: di norma i governi si limitano a "bollinare" l'indicazione dell'Alto Rappresentante, ma sulla carta l'esecutivo potrebbe tentare di bloccarla. Non è semplice perché per confermare la scelta di Borrell non serve l'unanimità, ma basta la maggioranza qualificata. Roma potrebbe però cercare di costruire una minoranza di blocco con almeno 4 Paesi rappresentanti il 35% della popolazione Ue: la sensazione è che non lo farà e che magari si limiterà a far presente la propria contrarietà, senza però alzare le barricate.
Luigi Di Maio e Ettore Sequi incontrano l'alto rappresentante Ue Josep Borrell
[…] Per capire come si è arrivati alla nomina di Di Maio […] bisogna fare un salto indietro fino al settembre dello scorso anno. Secondo quanto ricostruito da "La Stampa", la candidatura dell'ex ministro degli Esteri è stata trasmessa a Borrell dal governo Draghi a ridosso della scadenza indicata dall'Alto Rappresentante, fissata alle ore 17 del 27 settembre […].
Una data significativa, perché due giorni prima le elezioni politiche avevano certificato il disastro elettorale di "Impegno Civico" (fermatosi allo 0,6%) e il naufragio del progetto politico di Di Maio. La carta Ue rappresentava dunque un'ottima exit strategy per l'ex leader del Movimento Cinque Stelle, sparito dai radar della politica italiana.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI
[…] Sono sorti due ostacoli sul percorso di Di Maio verso la nomina. Il primo è stato l'insediamento del governo Meloni, che ha fatto trapelare la sua contrarietà a questa scelta. Il secondo invece è arrivato direttamente dai Paesi del Golfo Persico, in particolare dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi, secondo i quali Di Maio era il responsabile della crisi diplomatica con l'Italia, dovuta soprattutto all'embargo sulle armi introdotto dal governo Conte II. […]
LE METAMORFOSI DI UNO DOROTEO 2.0
Estratto dell’articolo di Massimiliano Panarari per “la Stampa”
luigi di maio mario draghi by osho
[…] Ancorché giovane (classe 1986), Luigi Di Maio rappresenta già un politico di lunghissimo corso, che ha consumato mille vite, e altrettante giravolte e piroette. Pur restando sempre – fino alla scissione consumatasi "sul far della sera" della XVIII legislatura – all'interno del Movimento 5 Stelle vi ha ricoperto tutti i ruoli in commedia e l'arco completo delle posizioni possibili e immaginabili – e, a dirla tutta, financo di quelle "inimmaginabili".
BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA
E dopo l'oblio a cui sembrava condannato a causa del naufragio di Insieme per il futuro, la formazione parlamentare con la quale aveva pensato, venendo tuttavia preso in contropiede e in controtempo da Giuseppe Conte, di scongiurare la caduta del governo Draghi innescata dal suo ex partito, questa è l'ora della rivincita. Costruita anche sulla scorta della fitta trama di contatti e relazioni internazionali che ha saputo stringere nel corso della sua esperienza alla Farnesina, e che viene da lontano.
[…] A conferma di come in lui scorra il sangue doc del «doroteo 2.0», dotato dell'autentico talento camaleontico (molto di più persino del suo antagonista «Camale-Conte») di indossare panni tra loro diversissimi (e in contraddizione). Ovvero, per rifarci nuovamente alla letteratura, di essere pirandellianamente «uno, nessuno e centomila».
GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO
Come documenta la sua proteiforme carriera, che ha preso il volo con le elezioni politiche del 2013, giustappunto, con un crescendo inarrestabile fino al compiersi della caduta del governo Draghi.
Nella dicotomia tra movimento di lotta e partito di governo tipica delle forze inizialmente extrasistemiche la sua naturale propensione, che si è palesata anche nell'outfit "giacca e cravatta" stridente rispetto al look descamisado e "rivoluzionario" del prototipico militante e dirigente grillino, è andato via via verso il secondo. A 360 gradi, giacché sarà ministro sia dell'esecutivo gialloverde che di quello giallorosso, nonché di quello tecnico e di larghe intese scaturito dall'autodissoluzione del Conte 2.
grillo fico di maio di battista
[…] Così, l'ex "bibitaro" dalle simpatie conservatrici si tramutava nel campione (minoritario, come si è visto) della transizione del Movimento in partito di sistema, europeista, responsabile – e perfino, come aveva affermato in alcune occasioni, "liberaldemocratico".
Un (troppo) "vasto programma", e nel finale di partito se n'è infatti dovuto fare uno tutto suo in formato mignon. Anche in questo caso troppo (minuscolo), tanto da essersi rapidamente dissolto dopo la deludentissima prestazione elettorale.
[…] E anche se il destracentro ripete a ogni piè sospinto che non era il candidato del governo, si tratta comunque di una buona novella per l'Italia e il sistema-Paese. E, altresì, di una cattiva notizia per l'esecutivo Meloni, perché evidenzia ancora una volta che a Bruxelles si decide a prescindere da certi suoi desiderata.
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