Marco Galluzzo per corriere.it
«Al momento la strada di trattare con ArcelorMittal sugli esuberi è quella prioritaria: lo Stato può farsi carico di una cassa integrazione più grande, ma a patto che gli indiani tornino al tavolo delle trattative, visto che siamo anche disposti a rivedere le condizioni con uno sconto sul prezzo di affitto dell’azienda».
Il premier Giuseppe Conte ha detto questo ai vertici commissariali dell’ex Ilva e potrebbe tornare a confrontarsi con i vertici di Mittal già domani, in base a quanto ha riferito lui stesso. Conte a Mittal proporrà uno schema negoziale che prevederebbe condizioni più favorevoli per la multinazionale, il ripristino dello scudo penale con buona pace dei mal di pancia di Luigi Di Maio e del Movimento, la possibilità di un intervento a tempo finanziario dello Stato — attraverso Cdp o in altre modalità — con una quota di minoranza.
Conte è ripartito da Taranto venerdì notte alle due, dopo aver visitato anche le periferie più colpite dall’inquinamento: «Ne sono uscito toccato, molto emozionato, ma ho fatto la scelta giusta», è stato il suo bilancio con lo staff, dopo un’improvvisata conferenza stampa notturna in mezzo alla strada. «Ho visitato tutti gli impianti, per rendermi conto del ciclo produttivo, ho visto anche familiari di persone decedute, tutti abbiamo delle colpe, la politica, le istituzioni, purtroppo questa è una comunità ferita in cui si è creata una frattura fra il diritto al lavoro e il diritto alla salute, è un ricatto che non può essere accettato, il problema è che qualsiasi investimento produttivo deve avere un costo sostenibile dal punto di vista sociale. Ho guardato la rabbia e la delusione in faccia, ho visitato il quartiere Tamburi, mi ha colpito un operaio che mi ha detto che in tanti anni qui non è stato piantato nemmeno un albero».
Dice ancora Conte: «Dobbiamo lavorare con tutto il sistema Italia, io non sono un venditore di fumo, non sono un superuomo, se avevo una soluzione in tasca l’avrei già portata. Qui c’è una tragedia ambientale e sociale e questa comunità, e da qui dobbiamo ripartire, dobbiamo offrire un’occasione di riscatto e dobbiamo risolvere la situazione con una cabina di regia 24 ore su 24 per garantire tutti i diritti che sono in gioco, con tutto il sistema Italia, non solo con il governo. Mi colpisce molto il ricatto sociale e drammatico di persone che vanno a lavorare e si sentono in colpa verso i propri familiari, verso i propri figli».
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