Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
Nuovo colpo di scena su «loggia Ungheria», l’associazione segreta ventilata dall’avvocato Piero Amara ai pm milanesi nel dicembre 2019 con la falsa indicazione come affiliati di 66 uomini delle istituzioni, parti civili al processo appena iniziato a Milano.
Uno dei 66, invece, il magistrato Claudio Galoppi — oggi segretario generale di Magistratura indipendente, nel 2014-2018 (consiliatura di Luca Palamara) membro del Csm al pari della poi presidente del Senato Elisabetta Casellati di cui è poi stato consigliere giuridico — essendo rientrato giudice a Milano aveva visto la sua posizione trasmessa alla Procura di Brescia competente sulle toghe milanesi.
Qui i pm avevano però chiesto di archiviare Amara nel presupposto che aver indicato Galoppi tra gli «ungheresi», senza attribuirgli altro, di per sé non bastasse a integrare la calunnia […]. Ma ora il gip bresciano Cesare Bonamartini respinge l’archiviazione e ordina l’imputazione coatta di Amara.
La calunnia, osserva il gip accogliendo l’opposizione dell’avvocato di Galoppi, Giuseppe Lucibello, è reato di pericolo, non conta che all’esito delle indagini sia stata non riscontrata l’esistenza della «loggia Ungheria», ma conta lo sviamento dell’attività giudiziaria a opera di Amara nel 2019, «il cui riferimento a Galoppi, in un contesto in cui Amara rappresentava che la “loggia Ungheria” avesse “potere assoluto” sul Csm di cui Galoppi faceva parte, appare idoneo a determinare il pericolo tipico del delitto di calunnia».
Ma l’effetto indiretto è che adesso la sede del processo ad Amara per calunnia del magistrato milanese Galoppi (Tribunale Brescia) attrarrà per connessione il processo principale attivato a Milano da tutti gli altri 65 indicati «ungheresi». Da capo, dopo già 5 anni.