1 – SI TRATTA SUL PATTO DI STABILITÀ. SOSPENSIONE PROLUNGATA FINO A LUGLIO
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Una nuova mediazione. Da affidare alla prossima presidenza di turno della Ue, che dal primo gennaio spetterà al Belgio. E nel frattempo sospendere il Patto di Stabilità: in maniera formale fino al prossimo luglio, in alternativa in modo anche sostanziale. La riforma delle regole sulla governance economica dell’Ue, quindi, può attendere.
Anche domani, la riunione dell’Ecofin, cui partecipano i 27 ministri finanziari, è destinata a un nulla di fatto. Le distanze tra “falchi” e “colombe” sono ancora ampie. In particolare, la Germania non intende rinunciare alla sua linea rigorista. La revisione dei parametri su debito e deficit, e soprattutto le procedure per i Paesi che non li rispettano, è rinviata almeno di un mese. […]
viktor orban giorgia meloni ursula von der leyen
L’incontro di domani, che si terrà in videoconferenza, al momento è stato convocato solo come una sorta di momento di passaggio. In attesa, appunto, che il dossier sia gestito dalla nuova presidenza belga. Non condizionata dalla candidatura della ministra spagnola Calvino alla Bei e che ha destato non poche proteste tra i 27.
Francia e Italia insistono sulla possibilità di una nuova sospensione del Patto come è accaduto negli ultimi tre anni. Magari solo per un semestre e con l’obiettivo di arrivare alle nuove regole senza che rientrino in vigore quelle vecchie nel pieno della campagna elettorale. Va infatti tenuto presente che nei confronti di Italia e Francia – e non solo loro – a giugno, con le raccomandazioni della Commissione, verrà aperta la procedura per deficit eccessivo. A meno che, appunto, non si arrivi a un congelamento dei parametri per il primo semestre del 2024.
Il nucleo dello scontro e della possibile ultima trattativa da chiudere a partire da gennaio, comunque, si concentra ancora sullo “scomputo” dal deficit di una parte della spesa per interessi sul debito per i Paesi che investono in progetti infrastrutturali. Nell’ultima proposta la mano tesa verso Italia e Francia prevedeva questo vantaggio per tre anni.
Parigi e Roma puntano ad estendere questo periodo transitorio. Anche perché Berlino non recede sulla clausola di salvaguardia che stabilisce la riduzione del deficit all’1,5 per cento per i partner indebitati.
Raggiungere questo obiettivo per Paesi come l’Italia che alla fine di quest’anno registreranno un deficit al 5,3 per cento sarà davvero pesante. Si tratta di sacrifici e tagli almeno fino al 2027. E a quel punto partirà la sfida alla riduzione del debito. Anche in questo caso la Germania ha imposto un dato numerico: il debito dovrà calare dell’1 per cento ogni anno. Davvero una ricaduta nella palude dell’ austerity già provocata dal “vecchio” Patto. […]
2 - LA SPINTA DI MATTARELLA «RESILIENZA E PAZIENZA PER CHIUDERE I NEGOZIATI SUL PATTO DI STABILITÀ»
Estratto dell’articolo di Marzio Breda per il “Corriere della Sera”
SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI
Mattarella lancia l’elogio del buon compromesso. Lo fa in controtendenza rispetto a un clima generale dominato da diktat e prove di forza. Prende un caso che ci tocca da vicino, in quanto membri della Ue, e lo eleva a paradigma di altre trattative difficili. Dice: «Come ogni costruzione umana, l’Unione europea non è perfetta: è un cantiere permanente, da puntellare quotidianamente con il lavoro di tutti, unendo, insieme, resilienza, ferma chiarezza e pazienza, come necessario per la conclusione dei negoziati in atto per il patto di Stabilità e crescita».
[…] Una volta, a Bruxelles si fermavano gli orologi quando si voleva portare a termine una mediazione. Adesso per lui è lo stesso. Infatti, aggiunge, «non bisogna tirare avanti per inerzia».
È questo uno degli snodi del discorso che il presidente ha rivolto ieri al nostro corpo diplomatico. Riflessione più severa di quella consegnata venerdì scorso agli ambasciatori stranieri, per quanto tocchi analoghi allarmi. Dalla crisi climatica alle guerre, che «pongono a rischio la sopravvivenza del pianeta».
sergio mattarella giorgia meloni
[…] Dominante, come da quasi due anni a questa parte, il tema dell’invasione della Russia in Ucraina. Un conflitto che per il presidente «sarebbe un errore capitale derubricare a mera dimensione regionale», riproponendo l’interrogativo dilagato in Europa nel 1939 «Morire per Danzica?» senza aver memoria di come andarono a finire le cose. E soprattutto senza comprendere che «le prove di guerra contengono, in loro stesse, un terribile cupio dissolvi e sono un esempio contagioso».
Il che spiega l’urgenza di rimettere mano alla «costruzione delle regole della comunità internazionale», dato che il quadro multilaterale nato dopo il 1945 ha ormai «mostrato limiti strutturali» e che «la pretesa del riemergere della logica ‘’imperiale’’ è inaccettabile». E l’espressione «inaccettabile» Mattarella la usa pure per le «spirali di violenza di immani proporzioni innescata da Hamas» in Medio Oriente. Ciò che ha «congelato ogni tentativo di dialogo». […]
2 - PERCHÉ L’INTESA PUÒ SLITTARE A GENNAIO
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni al consiglio europeo di bruxelles
Appare difficile che la riunione dei ministri finanziari dell’Ue di domani possa produrre un accordo definitivo, almeno fra loro, sul nuovo patto di Stabilità. Già il fatto che l’Ecofin sia stato convocato in teleconferenza è indicativo che questo è previsto al più come uno scambio di punti di vista prima della pausa di fine anno. Ma implicitamente tutti i Paesi sembrano aver accettato che l’eventuale accordo slitterà almeno a gennaio.
Nel caso che alla fine si trovi un compromesso, il ritardo non potrebbe non cambiare molto: le nuove regole di bilancio dovrebbero comunque entrare in vigore dal 2025, dopo un eventuale accordo dei governi fra loro e fra questi e l’Europarlamento. Intanto, per tutto il 2024, si applicherebbero le vecchie regole e, in teoria, delle «linee guida» della Commissione che somigliano a una circolare sui principi ai quali i Paesi dovrebbero attenersi.
PATTO DI STABILITA - VIGNETTA DI GIANNELLI
L’avvio di procedure per deficit eccessivo a carico di Italia, Francia, Spagna e vari altri Paesi dall’estate prossima implicherà comunque interventi sulle leggi di Bilancio per il 2025, per le quali varrebbero le nuove regole in discussione.
In tutta questa incertezza, iniziano a essere chiare almeno le ragioni del probabile rinvio: la Germania non è pronta e potrebbe aver segnalato alla presidenza spagnola che preferirebbe far slittare la stretta finale. Non sono chiare neanche a molti dei negoziatori le ragioni di questa improvvisa doccia fredda, dopo che le riunioni della scorsa settimana avevano avvicinato le posizioni.
Ma la coalizione del governo tedesco ha raggiunto cinque giorni fa un tormentato compromesso sul bilancio 2024, con molte misure dolorose volte a rispettare i vincoli del «freno al debito» interno dopo la bocciatura dei conti da parte della Corte Costituzionale. In una Germania probabilmente già in recessione, la plastica e le emissioni di CO2 saranno tassate di più, i sussidi all’energia saranno ridotti e ci saranno tagli di spesa anche agli uffici pubblici del lavoro. Sullo sfondo di questa austerità auto inflitta per rispettare il totem di un «tetto al debito» del tutto irrealistico, ai governanti tedeschi concedere proprio adesso una qualunque flessibilità all’Italia o alla Francia deve sembrare politicamente tossico.
EVITA DE' NOALTRI - VIGNETTA BY MACONDO PAOLO GENTILONI PRESENTAZIONE RIFORMA PATTO STABILITA