Da Corriere.it
Un chiaro avvertimento. Il vice ministro degli esteri siriano Faisal Maqdad ha detto che Londra e Parigi hanno aiutato «i terroristi» ad usare le armi chimiche in Siria e che gli stessi gruppi le useranno presto contro l'Europa.
UNA DONNA ISRAELIANA MOSTRA ALLA FIGLIA COME USARE LA MASCHERA ANTIGASISRAELE
Il monito del governo siriano arriva a poche ore dalle minacce rivolte al governo israeliano. La militante agenzia iraniana Fars, vicina al Corpo d'elite dei Pasdaran, cita una «alta fonte delle forze armate siriane» per lanciare un avvertimento agli Stati Uniti e ai suoi partner che stanno valutando un attacco «mirato» a Damasco: osare una vera guerra scatenerà un immediato contrattacco a Tel Aviv da parte della Siria e i suoi alleati.
«LICENZA PER COLPIRE TEL AVIV»
«Se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira e una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele», avrebbe detto la fonte anonima alla Fars. «Siamo sicuri che se la Siria è attaccata - ha affermato inoltre il militare siriano - anche Israele sarà messo a fuoco e un simile attacco» inoltre «impegnerà i vicini della Siria». La fonte ha messo poi in guardia che «indebolire il governo centrale di Damasco comincerà a far crescere gli attacchi contro Israele» anche da parte di «gruppi estremisti che troveranno un motivo per attuare le loro aspirazioni».
«DA ISRAELE PESANTE TRIBUTO»
Dal canto suo un deputato israeliano, Mansour Haqiqatpour, parlando all'agenzia ufficiale iraniana Irna ha sostenuto che gli Usa dovrebbero essere consapevoli che un attacco alla Siria comporterà per loro il pagamento di un «pesante tributo».
MINACCE ANCHE DA HEZBOLLAH
E se le potenze mondiali lanceranno un attacco contro la Siria destinato a cambiare l'equilibrio dei poteri del Paese, anche gli sciiti libanesi di Hezbollah entreranno in azione e prenderanno di mira il territorio israeliano, bersagliandolo di razzi. Lo scrive il Daily Star, citando fonti vicine al gruppo guidato da Hassan Nasrallah.
Una di queste fonti ha spiegato che Hezbollah non interverrà se gli Stati Uniti e i suoi alleati si limiteranno a un'azione «punitiva» contro Assad. Ma se l'obiettivo è eliminare il presidente siriano, una reazione degli sciiti libanesi sarà inevitabile: «Un attacco occidentale di vaste dimensioni trascinerà immediatamente il Libano in una guerra da inferno contro Israele».
NETANYAHU: «PRONTI A OGNI SCENARIO»
Intanto martedì era già arrivato il monito del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: nel caso di rappresaglie del regime di Damasco contro lo stato ebraico a seguito di un eventuale attacco missilistico a guida Usa, i militari risponderanno «con forza». Lo stato di Israele «è pronto per ogni scenario. Non siamo parte della guerra civile in Siria - ha concluso Netanyahu - ma se identifichiamo un qualunque tentativo di nuocerci, risponderemo con la forza».
I MISSILI SIRIANI
Imprecisati «esperti militari» citati sempre dall'agenzia Fars ritengono che i «missili supersonici e anti-nave della Siria, inclusi gli Yakhont, Iskandar e gli Scud che non possono essere né intercettati né deviati dalle gigantesche navi da guerra della marina Usa stanno fungendo da deterrente per un attacco navale statunitense alla Siria».
LA RUSSIA: SERVE RESPONSABILITA'
«Qualsiasi uso della forza militare contro la Siria non farà altro che destabilizzare ulteriormente il Paese e la regione». Lo ha detto il capo della diplomazia russo Serghiei Lavrov in una conversazione telefonica con l'inviato dell'Onu e della Lega Araba per la Siria Brahimi. I due interlocutori, secondo il sito del ministero degli esteri russo, «si sono detti d'accordo sul fatto che in questo momento critico tutte le parti, compresi anche i «giocatori» esterni, devono agire con la massima responsabilità, senza ripetere gli errori del passato».
ONU
Intanto il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon ha dichiarato che gli ispettori dell'Onu hanno bisogno di 4 quattro giorni per concludere le loro indagini e del tempo per analizzarne i risultati.
CONTO ALLA ROVESCIA
Ma già giovedì, l'amministrazione Obama potrebbe rendere noto il rapporto dell'intelligence americana che proverebbe la responsabilità del regime di Assad nell'uso di armi chimiche il 21 agosto (responsabiltà che invece Damasco attribuisce alle milizie ribelli). Lo riporta il Washington Post. Il report è uno degli ultimi passi prima di una decisione da parte del presidente Obama su un possibile attacco contro la Siria.
La tempistica di un eventuale attacco dipende dal rapporto ma anche dalle consultazioni in corso con gli alleati e il Congresso. Conversazioni intercettate dai servizi segreti americani lunedì scorso dimostrerebbero il ruolo del regime siriano nell'attaco con armi chimiche a est di Damasco. Lo riporta in esclusiva la rivista Foreign Policy. Le intercettazioni riguardano telefonate di un funzionario della difesa siriana con un leader dell'unità armi chimiche.
Nella conversazione si chiede conto e ragione dell'attacco al sarin in cui sarebbero morte oltre mille persone. Queste conversazioni avrebbero dato a Washington la certezza che gli attacchi sono opera del regime di Bashar al Assad.
In particolare sarebbe stato il fratello di Bashar al-Assad, Maher, ad ordinare l'attacco chimico alla periferia est di Damasco il 21 gosto. Lo rivela Bloomberg, citando una fonte del gruppo dell'Onu che monitora i conflitti nella regione. Maher al-Assad, fratello minore del presidente, è il capo della Guardia repubblicana del regime e controlla la quarta divisione corazzata dell'esercito, un'unità di elite.
RISULTATI DELL'ATTACCO
A questo punto ci sia o no un via libera dell'Onu quello che sembra da decidere non è se si attaccherà ma quando e volendo raggiungere quali risultati. Se la Nbc parlava di un'azione militare a partire da sabato, i tempi potrebbero anche dilatarsi in modo da permettere il consolidamento di una coalizione di volenterosi a cui dovrebbero partecipare sicuramente Usa, Gran Bretagna, Francia, Turchia, mentre Grecia, Cipro, Israele e Arabia Saudita dovrebbero dare un supporto tecnico-logistico.
Incerto resta l'obiettivo da raggiungere. Se scalzare cioè Assad dal governo della Siria o semplicemente diminuire in maniera drastica il suo arsenale militare in modo da reiquilibrare la situazione sul terreno. Israele infatti ha consigliato Washington di mantenere la situazione attuale di conflitto tra le componenti qaediste dell'opposizione a Damasco e Assad.
BONINO
Intanto mentre Usa, Regno Unito e Francia accelerano sull'intervento armato in Siria, l'Italia ribadisce la sua posizione legata alle decisioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e fa un passo in più. Anche con un eventuale e improbabile via libera delle Nazioni unite, che implicherebbe un accordo tra Washington e Mosca in Consiglio, l'appoggio dell'Italia a un'azione «non è automatico». A dirlo questa mattina, ai microfoni di Radio Anch'io, è stata la ministra degli Esteri Emma Bonino.
NATO
Sullo sfondo però resta possibile anche un intervento della Nato in Siria. L'uso delle armi chimiche è «inaccettabile» e «non può rimanere senza risposta» ha detto infatti il segretario generale della Nato Hans Fogh Rasmussen al termine della riunione del Consiglio Atlantico che ha fatto il punto sulla situazione in Siria.
EMERGENCY
C'è chi però come Emergency, l'organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada, rivolge un appello ai grandi della Terra affinché si fermi un eventuale intervento militare occidentale. «L'abbiamo visto con i nostri occhi in Iraq, in Afghanistan, in Libia: le guerre "per la pace" hanno solo alimentato altra violenza e in questi Paesi i civili continuano a morire, ogni giorno. Ai morti già causati dalla guerra in Siria se ne aggiungeranno altri, perché scegliere le armi oggi significa decidere sempre, consapevolmente, di colpire la popolazione civile: nei conflitti contemporanei il 90% delle vittime sono sempre bambini, donne e uomini inermi» scrive Emergency.