NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Le manovre sono visibili a occhio nudo. Gli scontenti manifesti. Le liti all' ordine del giorno. Pd, M5S e Italia Viva sembrano ormai d' accordo su un unico punto: la necessità di un rimpasto che rafforzi il governo. Parte della maggioranza vorrebbe farlo perfino aprendo le porte dell' esecutivo a Forza Italia. Nessuno, però, ha ancora il coraggio di fare la prima mossa. Il Conte bis si trova nel mezzo della seconda ondata del Covid senza più una rotta, una carta geografica, un capitano riconosciuto da tutti.
giuseppe conte gennaro vecchione
Ci sono tre livelli di tensioni: il primo è interno, fatto di ministri in competizione tra loro, ma anche di malumori per l' ansia accentratrice del premier: che ha confermato il generale Gennaro Vecchione a capo del Dis in totale autonomia. Che continua a affidare incarichi delicatissimi all' ad di Invitalia Domenico Arcuri. E che pare aver trovato un asse molto forte anche con il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri, indispettendo così parte dello stesso Pd.
giuseppe conte roberto gualtieri
Il secondo livello di tensione è nei gruppi parlamentari, che scontano lo scarso coinvolgimento in tempi di emergenza Covid e la lotta interna tra le varie anime, sia dem che grilline. Il terzo, è nei partiti. Italia Viva ha ripreso a porre ostacoli su ogni dossier e fa capire che, una volta approvata la legge di bilancio, alzerà la voce finché non avrà ottenuto qualcosa: il minimo sindacale è un ingresso di peso nel governo. E pare che sia lo stesso Renzi ad aver puntato il ministero della Difesa, per una sorta di dispetto nei confronti dell' ex fedelissimo Lorenzo Guerini, molto amato però, e difeso, dai generali.
Il M5S è talmente nel pantano da non potersi permettere neanche di eleggere una nuova leadership su una piattaforma che non controlla, ma che è in mano a Casaleggio e Di Battista: così, a condurre ogni mossa, resta Luigi Di Maio. Nel Pd c'è un pezzo di segreteria - a partire dal vice di Nicola Zingaretti Andrea Orlando - convinto che non si possa fare a meno di nuovi innesti a sostegno dell' esecutivo.
Dario Franceschini Lorenzo Guerini
Mentre molti cominciano a pensare si possa invece fare a meno di Conte, soprattutto se il premier non sarà in grado di ritrovare la capacità di guida esercitata in primavera. Una delle cose che i dem non hanno affatto apprezzato, neanche chi è al governo e teme che toccare gli equilibri adesso possa far crollare tutto, è il desiderio di Conte di accentrare tutte le decisioni sul Recovery Fund in una cabina di regia a Palazzo Chigi.
«La gestione deve comunque essere collegiale», ha chiesto il ministro del Sud Peppe Provenzano, chiedendo un maggior coinvolgimento delle parti sociali e raccogliendo le lamentele dei sindacati ai dem. La questione dei fondi europei è cruciale. Così come potrebbe essere dirimente la necessaria approvazione della riforma del Mes, bloccata in Europa da un veto italiano che a questo punto deve cadere.
Nelle trattative a Bruxelles il ministro dell' Economia Gualtieri ha ottenuto il backstop, il sostegno del meccanismo di stabilità alle banche dei Paesi membri in caso di crisi. Era una delle condizioni considerate ineludibili da Di Maio e dovrebbe essere usata per convincere i grillini in Parlamento a dare il via libera.
Ma lo scetticismo ideologico dei 5 stelle verso il fondo salva-Stati, e soprattutto la frattura interna che li divide, mette a rischio il voto previsto prima della partecipazione di Conte al Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. In quel caso, il Sì potrebbe arrivare solo grazie ai voti di Forza Italia, che si prepara già a dare una mano approvando il nuovo scostamento di bilancio.
Giuseppe Conte Lorenzo Guerini Dario Franceschini
Fino a qualche giorno fa, un pezzo di Pd era convinto che questo potesse portare a un ingresso stabile dei forzisti in maggioranza, costringendo Conte a quel rimpasto che finora non ha voluto concedere. Ma la scarsa tenuta dei gruppi M5S davanti a possibili patti con Berlusconi, e lo scontento di parte del mondo dem, ha messo in secondo piano questa possibilità.
Tenendo sul proscenio la più probabile: un incidente parlamentare che costringa il governo a fare un patto che lo rafforzi politicamente, sostituendo ministri considerati deboli con dirigenti pd di peso come Orlando o Delrio. Nessuno però in questo momento vuole prendersi la responsabilità di dar vita a quello che potrebbe essere visto come un gioco di potere. Per questo molto dipende da quel che riuscirà a fare Conte sul fronte anti-Covid, a partire dalla distribuzione del vaccino. E dalle mosse di Renzi, che potrebbe vedere gennaio come l' ultimo momento utile per far pesare i suoi voti, infliggendo al premier un colpo che - se anche lo lasciasse al suo posto - finirebbe per indebolirlo.